Dalla soffitta spuntano i vecchi sacchi di tela di farina per il pane dal Minnesota e gli ibridi di mais dallo Iowa. Raccontano il Piano Marshall nelle nostre campagne distrutte dalla guerra
Vecchi sacchi di tela flaccidi dimenticati in soffitta, perfettamente piegati perché potessero essere riutilizzati, ma di fatto scartati perché ormai inutili. Raccontano una storia. La meticolosità con cui uno di essi è stato rammendato per rimediare all’attacco di un topo, denota quanto fossero importanti. Poveri sacchi che raccoglievano un tesoro venuto di là dal mare, che rappresentavano la salvezza per chi lottava ogni giorno contro la fame in quelle campagne battute da eserciti stranieri, devastate dalle bombe, ridotte a terra di nessuno. Su uno dei sacchi è scritto che contiene “farina da forno di grano duro arricchita” destinata alla panificazione, 100 libbre, l’equivalente di poco più di 45 chili e proviene da Minneapolis nel Minnesota. L’altro conteneva 25 chili di “hybrid corn”, semi di mais ibrido dallo Iowa. Molti dei destinatari, probabilmente, non sapevano neppure dove fosse lo Iowa e l’unica America che avevano conosciuto prima della guerra era quella raccontata dai parenti emigrati e dalle gesta di Tom Mix. Ma a chiarire la provenienza di quel sacco ci pensava la dicitura stampigliata all’interno di uno scudo “Stars and stripes” che simulava la bandiera americana: “Per la ricostruzione europea. Rifornimenti inviati dagli Stati Uniti d’America”. Un terzo sacco di carta, decisamente più ricercato, reca anche l’immagine del produttore “Earl May Maygold”, Shenandoah, Iowa con la sagoma trasversale dell’innegabile pannocchia di mais. A chiudere un libretto che è la gestione americana durante l’occupazione della Lombardia dopo il maggio 1945, dove vi sono un miriade di notizie di governo interessanti per quel momenti di passaggio e che annunciano la necessità di far risorgere un paese distrutto. E, a testimoniare una solidarietà durata anche dopo l’emergenza dell’immediato dopoguerra, un sacco, sempre dono degli americani, incollato allo schienale di un armadio come rinforzo, che testimonia la solidarietà ai contadini cremonesi dopo l’alluvione del ’51.
Ad un cacciatore di ricordi come è Luciano Sassi, l’esperto restauratore di pergamene e libri antichi di Isola Dovarese, non è sfuggito il significato di quei poveri sacchi di tela: “La tragedia di leggere sempre e di avere una mente storicizzata collega parole a fatti a contesti, quelli del 1947-48 quando iniziò il piano Marshall.
Il primo ritrovamento in differita fu un sacchetto di carta, rinvenuto sopra un armadio, quelli piccoli a due ante con pochi vestiti, dove oltre la carta per riparare dalla polvere il mobile c’era un sacchetto che conteneva sacchetti, che una mia zia paterna, povera ma estremamente riciclante, teneva "perché non si sa mai”. Si era sposata nel 1948 ed un regalo per la sussistenza di quei momenti difficili è il sacchetto di carta per la farina bianca arricchita dono del popolo americano. Per fortuna la parsimonia ed un occhio lungo hanno salvato dai rifiuti queste preziose testimonianze di quel piano che anche nel cremonese ebbe ricaduta, i semi lo testimoniano”.
Il piano Marshall, ripetutamente citato in questi anni come fosse un antesignano del PNRR, fu un progetto di vasta ricostruzione dei Paesi europei devastati dalla Seconda guerra mondiale, messo in atto dagli Stati Uniti. Il 5 giugno 1947, all’Università di Harvard, il segretario di Stato statunitense George Marshall tenne un celebre discorso in cui annunciò la decisione del Paese di intraprendere il piano che da lui prese il nome. Il piano rappresentò una svolta nella politica americana per la ricostruzione e la definizione di una strategia effettiva per promuovere la ripresa economica del continente europeo. Inizialmente rivolto all’URSS e ai Paesi dell’Europa orientale, il piano di aiuti venne limitato, in seguito al rifiuto sovietico, ai Paesi dell’Europa occidentale e alla Germania Ovest. Nell’aprile del 1948 il presidente statunitense Truman istituì l’Economic Cooperation Administration (ECA), ente incaricato di definire le politiche di aiuto, e l’European Recovery Program (ERP), che aveva il compito specifico di gestire gli stanziamenti all’interno di ciascun Paese. Il piano venne avviato nella primavera del 1948 e si concluse formalmente nel giugno 1952, anche se, di fatto, terminò la propria attività nella primavera del 1951.
Il piano Marshall fu avviato in Italia nel giugno 1948, quando venne accettato dal governo dopo la vittoria della Democrazia Cristiana nelle elezioni politiche dell'aprile dello stesso anno. Il programma prevedeva l’investimento di 2273 miliardi di lire nel quadriennio 1948 – 1952, in particolare: 665 all’agricoltura, 920 all’industria, 630 a trasporti e telecomunicazione, 8 a corsi per riqualificazione professionale per favorire l’occupazione. I settori sui quali il programma intendeva concentrare, in modo particolare, gli investimenti delle imprese pubbliche, gli aiuti e i finanziamenti erano: le industrie energetiche (generazione e trasporto di energia elettrica, raffinerie di petrolio greggio, valorizzazione delle scarse risorse interne di combustibili fossili potenzialmente disponibili); l'industria siderurgica e quella meccanica; il tessile; la chimica e la gomma. L'Italia ricevette dagli USA complessivamente 1,35 miliardi di dollari in prestiti, di cui lo 0,79% consistente in donazioni.
In virtù del Piano, la maggior parte delle merci importate furono: cotone (27,67%), cereali (17,54%), prodotti petroliferi (15,75%), carbone (13%) e macchinari (15,55%). L'andamento degli arrivi dei grants fu però estremamente diversificato: se, per esempio, le importazioni di cotone e petrolio furono soggette ad una crescita vertiginosa nel corso del quadriennio, quelle dei cereali, invece, calarono sensibilmente già dopo il primo anno, in seguito alla normalizzazione della produzione agricola nazionale, mentre quelle di carbone vennero sostituite dal ripristino del canale nord-europeo.
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commenti
Ernesto cabrini
7 gennaio 2024 14:33
Quanto ci è costato alla fine il piano.Comunque ringrazio.
Roberto Tundo
6 luglio 2024 08:34
Anch'io in soffitta, a Lecce, ho trovato un vecchio sacco di tela che conteneva 100 libre di farina di grano duro arricchita proveniente dal Minnesota