16 gennaio 2022

E sul Derry Journal del 1884 un giornalista descrive la vecchia casa di Stradivari in piazza Roma. All'ultimo piano "el secadur"

Il Derry Journal, o giornale della città di Derry, può vantare oggi circa 250 anni di storia. La redazione si trova nella parte più antica di quella città che, a causa dei violenti fatti di sangue accaduti domenica 30 gennaio 1972, ha reso famosi gli U2 che dedicarono a quella giornata il famosissimo brano Sunday Bloody Sunday. E' una città difficile Derry, o Londonderry a seconda della persona che incontri passeggiando per le strade ventose di quell'angolo dell'Irlanda del Nord, una città dove bandiere dell'Ulster si fronteggiano con la Union Jack a distanza talmente ravvicinata da finire a volte nello stesso condominio, con tutte le conseguenze del caso.

Nel 1884 il Derry Journal pubblicava un piccolo estratto di un libro, finito di stampare pochi mesi prima, dove l'avvocato e storico Edward John Payne descriveva, nel suo viaggio alla scoperta del mondo della musica, la casa di Antonio Stradivari, quella che oggi troverebbe spazio in Galleria XXV aprile con vista Piazza Roma.

L'articolo sembrava mettere tutti d'accordo, non si parlava di bandiere ma della casa, con annessa bottega al primo piano, del maestro cremonese per eccellenza, perché nella cultura irlandese la musica è una forma di comunicazione fondamentale e il violino è lo strumento principe di questa cultura. Payne fornisce nella sua opera, e il Journal agli abitanti di Derry, una descrizione molto semplice e asciutta della struttura, struttura che ricorda alcune case che oggi si affacciano nel centro di Cremona. La bottega a piano terra, un piccolo cortile interno con le scale che portano ai piani superiori destinati alla vita quotidiana della famiglia Stradivari, una semplice ed essenziale come descrizione ma, soprattutto, economica per i lettori del periodico i quali, invece di spendere alcuni scellini per il libro, potevano farsi trasportare a Cremona con pochi centesimi.

Siamo nella seconda metà del 1800 e i “pellegrinaggi” verso la città del Torrazzo andavano avanti da decenni; appassionati di musica, storici, studiosi, si presentavano in città per vedere la casa del maestro dei maestri, comprare violini o opere d'arte o domandarsi il perché in una realtà così piccola potessero esistere talmente tante perle di storia da scoprire. Non farà una bella fine l'avvocato Payne, nel 1904 verrà trovato annegato in un canale durante il periodo natalizio, lasciando ai lettori un'opera che, almeno per Stradivari, riusciva a raccontare parte della vita quotidiana del liutaio cremonese per eccellenza. Ma l'avvocato Payne non fu l'unico a mettere nero su bianco la storia di quell'angolo della storia della musica, quasi come una sorta di “corsa alla liuteria cremonese del XIX secolo” nel 1884 Hugh Reginald Haweis diede alla stampa un'opera corposa, My Musical Life, nella quale, oltre alla sua passione per la musica, racconta la sua esperienza cremonese alla ricerca della casa di Stradivari. Non era nuovo all'Italia lo scrittore inglese, nel 1860 si unì a Garibaldi risalendo la penisola insieme ai volontari partiti da Quarto ma, soprattutto, non era un esordiente nel mondo della scrittura dato che sua moglie, Mary Eliza, era allora una delle scrittrici più importanti del periodo vittoriano. Haweis visita Cremona con l'occhio critico di chi si aspetta poco da una città che avrebbe dovuto essere famosa solo per Stradivari, tornerà in Inghilterra con un'idea diversa sulla storia della cittadina posta al centro della Pianura Padana. L'ex garibaldino offre una descrizione stupita della maestosità di piazza del Duomo, dell'interno della Cattedrale e di quel centro storico incastonato tra le viuzze che convergono sulla piazza, così come risulterà ancor più stupito quando, alla ricerca di quell'edificio sito in piazza Roma n°1, si domanderà il perché il nome di Antonio Stradivari fosse quasi sconosciuto ai cremonesi. Haweis definirà come inopportune molte cose in città; come chiamare Piazza Roma il luogo dove sorgeva la casa di Stradivari quasi a chiedersi come mai si titola una piazza alla capitale italiana e non al liutaio, l'abbattimento della chiesa di San Domenico che conteneva le reliquie delle famiglia, o il fatto che i cittadini non conoscessero, se non per sentito dire, il nome e il lavoro di Antonio Stradivari. In compenso, da un simpatico vetturino, lo storico verrà portato in Corso Porta Roma n°3 residenza di Mario Stradivari, avvocato, allora ben più famoso in città del suo avo liutaio. Haweis racconta la sua visita estiva a Cremona come una piacevole scoperta e, nonostante la casa del liutaio sembrasse una fornace a causa del caldo torrido del periodo, aggiunge alla semplice struttura il particolare del seccadour, ovvero una piccola zona che, secondo i calcoli dell'inglese, era rivolta all'asciugatura degli strumenti coperti da quella miracolosa vernice che fa discutere ancora oggi. I lettori del Derry Journal di 150 anni fa potevano spesso solo immaginare l'abitazione del liutaio cremonese ma decenni dopo, nel 1957, approderà in città uno dei “figli” nato in quella casa dal lavoro di Antonio, il violino chiamato Molitor. Il pezzo di storia irlandese del prezioso strumento parte dall'acquisto che venne fatto dai fratelli William e Muriel Anderson, musicisti dilettanti ma votati alla passione per la musica, una passione talmente sentita da nascondere lo Stradivari in un posto segretissimo: sotto il letto di casa. Il violino, quasi miracolosamente, non verrà danneggiato dalle bombe e dagli attentati del conflitto nord-irlandese che segnerà Derry per quasi tutto il XX secolo, dando ai cittadini la possibilità di ascoltare parte di quella storia, ancora da scoprire, della città di Cremona.

L'illustrazione di una ipotetica ricostruzione del quartiere dei liutai sulla piazza di San Domenico

Marco Bragazzi


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commenti


Cremonese

16 gennaio 2022 07:58

L illustrazione iniziale è completamente sbagliata. Quell edificio chiamato casa di Stradivari è stato aggiunto nel demolito caffè Soresini. La casa di Stradivari è quella denominata casa di Bergonzi ne è prova l altana sui tetti confinante con la sala del biliardo del sullodato caffè

harry

16 gennaio 2022 08:20

Per costruire il palazzo del caffè Soresini si è abbattuta casa Stradivari senza toccare le adiacenti. A fianco del caffè Soresini la casa a tre piani oltre il piano terra è casa Bergonzi (Guarneri ?) e a seguire quelle di altri liutai cremonesi.

Cremonese

16 gennaio 2022 09:26

Bergonzi subentrò nel laboratorio-casa di Stradivari dopo la morte di Francesco e Omobono. Per l esatta ubicazione fanno fede i mappali esistenti

harry

16 gennaio 2022 11:47

Il mio commento è riferito all'ipotetica ricostruzione nella foto/disegno dell'articolo, che non sembra corrispondere all'esatta posizione delle diverse case dei liutai. Nel mensile Cremona di gennaio 1929 una piccola mappa pubblicata pone a fianco della casa di Antonio Stradivari (1) la casa di Carlo Bergonzi (2). Una fotografia seppiata vista al museo del violino pone a fianco della casa di Antonio Stradivari, casa Guarneri (tre piani oltre al piano terra), ancora esistente dopo la costruzione del palazzo "Soresini".

Cremonese

17 gennaio 2022 12:16

La ricerca acquista valore se fatta personalmente su documenti esistenti. No media, no interposte persone, no pubblici rappresentanti, no opinioni mediatiche e estemporanee manifestazioni

giorgio maggi

30 agosto 2023 15:53

sono completamente d'accordo con "il cremonese" ... il disegno collage l'ho fatto io , non ho messo le indicazioni evidentemente sbagliate ...