Giovedì 15 febbraio, Giorno del Ricordo “IL CONFINE ORIENTALE, LE FOIBE, L’ESODO”
A Crema e Cremona, nell’ambito del progetto “Essere cittadini europei – Percorsi per una memoria europea attiva”, si terrà l’incontro degli studenti e dei docenti sulla complessa storia del confine orientale, per ricordare le vittime delle foibe e dell’esodo con il prof. FEDERICO TENCA MONTINI, ricercatore storico Università di Trieste, Teramo e Zagabria – Istituto Regionale per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea nel Friuli Venezia Giulia.
Il 10 febbraio 1947 con la firma a Parigi del trattato di pace imposto ai Paesi alleati della Germania, si conclude il lungo periodo di trattative che erano iniziate a Londra l’11 settembre 1945. L’Italia, uscita sconfitta dalla guerra voluta da Mussolini, alleato di Hitler, fu costretta ad accettare le condizioni di pace imposte dalle potenze vincitrici. L'Italia perdeva tutte le colonie, l'Istria e le province sulla costa croata annesse nel 1919-1920: Fiume, Zara e Ragusa (Dubrovnik). A Trieste, contesa dalla Iugoslavia, si istituì un Territorio libero sotto controllo alleato. E Trieste verrà definitivamente annessa all’Italia solo nel 1954. Il doloroso esodo degli italiani, iniziato nel 1944 a Zara, proseguì ancora a lungo nel dopoguerra e molti di loro approdarono anche nella nostra città, dove vennero istituiti dei campi profughi per accoglierli.
Come scrive il massimo studioso italiano del confine orientale, il professore Raul Pupo dell’Università di Trieste, “…Dopo l’8 settembre 1943, l’Istria fu per alcune settimane occupata quasi interamente dai partigiani jugoslavi che proclamarono l’annessione del territorio alla Jugoslavia e procedettero all’eliminazione “dei nemici del popolo”. In una situazione di generale confusione, in cui i contadini croati si sollevarono contro i possidenti italiani, le motivazioni nazionali e politiche delle violenze di massa e la “resa dei conti con il fascismo” si confusero con elementi di lotta sociale, contrasti d’interesse e rancori personali”. I corpi, in alcuni casi assieme a prigionieri ancora vivi, vennero gettati nelle foibe – la più celebre delle quali si trova a Vines, presso Albona - in pozzi minerari o dispersi in mare.
Una seconda ondata di violenze di massa si scatena ai primi di maggio del 1945, quando la Venezia Giulia fu occupata dall’esercito jugoslavo di Tito che, dopo il crollo del nazismo, stava prendendo il potere in tutta la ex Jugoslavia. Molte furono le decimazioni sommarie di militari italiani e tedeschi che si erano arresi alle truppe di Tito.
Facciamo nostre le parole del Presidente della Repubblica pronunciate al Quirinale in occasione della celebrazione del Giorno del Ricordo il 9 febbraio 2024: “ […] Il nostro Paese, per responsabilità del fascismo, aveva contribuito a scatenare una guerra mondiale devastante e fratricida; e fu grazie anche al contributo dei civili e dei militari alla lotta di Liberazione e all’autorevolezza della nuova dirigenza democratica, che all’Italia fu risparmiata la sorte dell’alleato tedesco, il cui territorio e la cui popolazione vennero drammaticamente divisi in due. Questo, tuttavia, non evitò che le istanze legittime di tutela della popolazione italiana residente nelle zone del confine orientale fossero osteggiate, frustrate e negate.
Il nostro “muro di Berlino” - certamente ben minore per dimensioni ma con grande intensità delle sofferenze provocate - passava per il confine orientale, per la cortina di ferro che separava in due Gorizia, allontanando e smembrando territori, famiglie, affetti, consuetudini, appartenenze […]”.
Ilde Bottoli, responsabile del progetto
Federico Tenca Montini
BIOGRAFIA
Federico Tenca Montini è dottore di ricerca in storia contemporanea presso le università di Teramo e Zagabria.
È autore di vari contributi scientifici su riviste italiane ed estere, di una monografia sulla rappresentazione pubblica delle foibe e di vari articoli di disseminazione in italiano e croato. Attualmente è assegnista di ricerca presso l’Università degli studi di Trieste e collabora con varie realtà appartenenti alla Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.
È membro del Consiglio direttivo dell’Irsrec Fvg – Istituto Regionale per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea nel Friuli Venezia Giulia (Trieste) e del comitato di redazione della rivista scientifica «Qualestoria».
Nel 2020 ha pubblicato con l’editrice “il Mulino” il libro La Jugoslavia e la questione di Trieste, 1945-1954.
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