Gli anni di Cremona beach. Era sul Po la nostra Rimini. Sessant'anni fa alle spiagge in bici o in Vespa
Quando il Po era la nostra Rimini. E' stato il pensiero di tanti cremonesi di fronte al gran caldo di questi giorni. Ecco il ricordo di Giorgio Bonali.
Grazie all’archivio fotografico dei fratelli Faliva, vogliamo rinfrescarci con il ricordo delle nostre spiagge padane, particolarmente frequentate quando il fiume Po era ancora balneabile e potevamo raggiungerlo, nei caldi pomeriggi estivi, inforcando la nostra bicicletta.
Forse le fotografie che meglio esprimono quale fosse l’attrattiva che esercitava allora il grande fiume, sono quelle che presentano l’ammasso “olandese” delle biciclette e il nutrito gruppo di motorini e Vespe parcheggiati sotto gli alberi prospicienti lo spiaggione: sembrerebbe che tutta Cremona fosse andata per stendersi al sole, senza dover percorrere chilometri di autostrada.
Queste immagini, relative agli anni 1959-60, parlano un linguaggio che solo chi ha vissuto più o meno intensamente quel periodo può capire e può arricchire con i propri ricordi, ricordi che durano nel tempo perché sicuramente meno anonimi di quelli che possono fissarsi nella nostra mente dopo un periodo passato nei pochi metri quadrati di spiaggia concessi a caro prezzo dall’affitto di un ombrellone a Rimini e dintorni.
Le nostre spiagge di allora hanno sicuramente lasciato il ricordo dei primi innamoramenti, magari per le ragazze più ammirate che ci affascinavano collettivamente e che ritenevamo di amare perdutamente, e che poi ritrovavamo per le strade della città o addirittura nelle aule della nostra stessa scuola: così perdevano il fascino della spiaggia dove le guardavamo stese al sole in un bikini che oggi giudicheremmo da “educanda”, ma che lasciava ancora spazio alla fantasia mentre oggi, per la fantasia, rimane praticamente pochissimo da scoprire.
Si giocava con la palla in spazi che permettevano di non disturbare le signore sedute sotto l’ombrellone, attente al comportamento dei figli e soprattutto delle figlie che tendevano ad avvicinarsi ai gruppi di maschi, fingendo di seguire lo svolgersi della partitella di calcio.
Sul lato piacentino, dove normalmente la spiaggia era più ampia, a una certa ora si sentiva l’attrazione della merenda ed allora si andava al Ponticello, da “Bùurtul”, per un bel piatto di salumi con pane di tipo parmigiano e una spumeggiante bottiglia di fresco Gutturnio; questo per le giornate nelle quali il portafoglio cantava abbondanza; altrimenti ci si accontentava di un panino, magari con dentro una fetta di mortadella, e di un “gazòsa” al gusto di limone.
A volte, quando si era alla ricerca di una maggiore intimità, magari con qualche ragazzina, sia in bicicletta che in barca si raggiungeva “il Secondo”, un baracchino meno strutturato, ma più isolato e difficile da raggiungere.
Dalla parte cremonese, nella zona colonie e campeggio e in fregio alle lanche, era particolarmente frequentata la cosiddetta “riva dei bruti”, quella striscia di sabbia tra il fiume e le acque stagnanti che emergeva in tempi di secca o in alternativa il “pennello”, l’argine in cemento costruito per indirizzare il corso del Po; in questi spazi sembrava svilupparsi una immobile sfilata di uomini in pantaloncini da bagno, che prendevano il sole rigorosamente in piedi guardando l’acqua scorrere o preferibilmente qualche donna che aveva il “coraggio” di frequentare questi spazi.
Una cosa che si può notare dalle splendide fotografie dei Faliva, è che era molto diffusa una semplicissima tenda per la protezione dal sole, che poteva facilmente essere ruotata per proteggere sempre, qualsiasi fosse la provenienza dei raggi solari; oggi, come tutte le cose troppo semplici, questo sistema sembra sparito, lasciando spazio a pesanti ombrelloni estremamente difficili da orientare negli orari più belli della giornata, la prima metà della mattinata e la seconda metà del pomeriggio.
C’era anche il momento tanto atteso per buttarsi nella fresca acqua del fiume, allora era sicuramente balneabile e forniva anche pesce fresco che, una volta fritto, rappresentava l’alternativa ai salumi nelle merende al “Primo”, da Bùurtul.
A questo “baracchino” a volte si tornava anche la sera per sviluppare la conoscenza con qualche ragazza che si era conosciuta in spiaggia, seduti ascoltando il jukebox sul quale venivano selezionati i lenti adatti al ballo della mattonella; così, stimolati da un Fidenco di “Legata a un granello di sabbia”, si trovava il coraggio di invitarla a ballare.
Il seguito di quel ballo è lasciato ai ricordi di ogni lettore, alle immagini che ognuno ha nella sua testa e che sono destinate a finire con noi, se non saremo capaci di lasciarne traccia.
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commenti
Giuseppe Balordi
10 luglio 2023 18:40
Bellissimo servizio,mi affiorano ricordi dell'altra sponda, sono nato a Piacenza nel 44.
Anche per noi il Po era la nostra Rimini.
Ora sono mezzo cremonese e ho apprezzato molto questi ricordi.
Gio
11 luglio 2023 22:07
Bell'articolo. Anche se non li ho vissuti, ho percepito le emozioni di quegli anni. Deve essere stato bellissimo, il corteggiamento del giorno ed il ballo della sera. Tempi che non torneranno. Il finale poi.....fa pensare
Maurizio Cozzoli
12 luglio 2023 20:12
A quei tempi riportati nell'articolo del signor Bonali avevo otto anni e nulla mi avrebbe fatto pensare che un giorno avrei amato il Po con le mie nuotate da Cremona a Casalmaggiore in 5 ore e 36 minuti senza muta ma solo ricoperto di grasso per proteggere il corpo dal freddo con le lunghe distanze. La mia passione per i fiumi mi aveva portato a nuotare in fiumi americani come a New York nuotando nell'East River, Harlem River, Hudson River per complessivi 52 km e in Argentina nel Rio Parana' 88 km tra le città di Hernandarias - Parana' maratone internazionali in Maglia Azzurra e in Africa Equatoriale 40 km nel fiume Wouri (Camerun) per conto dei Lions Internazionali e infine in Egitto nella maratona internazionale Maady City con arrivo davanti alla Sfinge di Giza e alle Piramidi di Cheope, Chefrem e Micerino. Adesso dopo aver pubblicato " Nuotandk sotto le Stelle" nel 2016 ho iniziato a scrivere " Ho nuotato il mondo". Grazie signor Bonali perché attraverso il suo articolo ho imparato ad amare il fiume Po in altra epoca ma di cui mi sento figlio spirituale.
Maurizio Cozzoli Atleta Azzurro d'Italia Nuoto di Gran Fondo.