15 settembre 2024

I resti delle vecchie mura nel tratto sud tra via Cadore e via Giordano a diverse quote, un tutt'uno con il sistema di difesa del fiume

Terza puntata della ricerca di Maurizio Mollica sulle mura di Cremona. Dopo averne analizzato l'assetto (5 km e 600 metri di mattoni) con sistemi di difesa basati anche su canali e Po (leggi qui) sfruttando sali e scendi naturali per poi passare all'analisi delle mura dal Castello di Santa Croce fino a porta Ognissanti, passando per San Luca (leggi qui) ecco la terza puntata sul lato sud delle mura, cioè dal castello visconteo fino a Porta Mosa. 

Le mura in esame sono quelle che andavano dal Castello visconteo di Santa Croce fino a Porta Mosa , passando per Porta Po Vecchia.

Erano costituite da una linea  che, partendo dal Castello  andava a Porta Mosa attraversando il lato interno alla città delle Vie Massarotti e  Giordano.

Esistono porzioni di mura ben visibili da Via Cadore che era percorribile come il Vecchio Passeggio descritto precedentemente sulle mura lato nord.

Il concetto è uguale, anche qui il dislivello di quota tra “Cadore e Giordano” dava ai Cremonesi la possibilità di sfruttare appieno l’elemento difensivo della costruzione del muro sulla base della scarpata.

Il primo elemento murario ancora visibile di questa sezione è tra Via Sabotino e Via Montenero e resta affacciato su Via Massarotti, si nota infatti uno spigolo di mura alto circa 7 metri , probabilmente corrispondente alla zona di congiungimento tra mura del castello e mura sud della cinta muraria. 

La zona era utilizzata nel 1800 dagli Austriaci per ospitare la Santa Barbara.

Piu in giù verso la discesa di Via Massarotti, il muro prosegue lungo la scuola Bissolati e ne forma una sorta di terrapieno o terrazzo frontale.

Sicuramente il Castello, era stato costruito su di un pianoro strategico che dominava la zona, ecco spiegato perché Via Massarotti, dall’angolo di intersezione con Via Ghinaglia (passaggio a livello ) è in forte pendenza e verso Porta Po e dalle laterali in alto a sinistra che formavano appunto la differenza di quota delle mura.

Vale la pena anche spendere due parole per la zona “vacante” almeno fino al 1700 tra il quartiere S.Bassano e le mura del Castello sul lato interno della città.

Tale zona cuscinetto serviva a meglio difendere la struttura Castello persino da sommosse interne.

La zona vuota è visibile dalla Pianta di Campi di fine 1500 e si intuisce come lo spazio vuoto sia solo occupato da due ruderi di chiese corrispondenti a Santa Croce ( abbattuta nel 1370 per costruire il castello ) e San Biagio, una chiesetta poco documentata.

Tutto è riconducibile quindi alle differenze di quote già individuate in epoca Romana e poi seguite in epoca medioevale per creare una cintura difensiva idonea a proteggere il territorio.

Proseguendo lungo Via Massarotti si nota un contrafforte in zona Avis dove è ben visibile la cortina per almeno 40 metri.

Anche l’ex Officina Meccanica posta al distributore di Via Massarotti poggiava sulle mura che proseguivano verso Porta Po.

Si può quindi affermare che nell’attuale interstizio tra le parallele Via Bissolati e Via Massarotti ci fosse tutto l’impianto murario sud-ovest di Cremona, così come lo era per le mura a nord tra le Vie Montello e Via Ghinaglia e come lo sarà poi per il tratto sud est tra Via Cadore e Via Giordano.

Di come le Contrade che conducevano alle mura in tale zona, non godessero di buona fama, ne esce uno spaccato nella descrizione di Via De Stauris a lato di Via Massarotti. La descrizione di tale via , prima nominata Contrada Vacchina, chiusa tra Cremonella del 1500 e mura sud di Cremona è la seguente :

“ una piccola strada tortuosa che conduce alle mura …nel 1546 fu inoltrata istanza per chiuderla perché sono portate molte mondizie ed è spelonca e rifugio de cattivi…li sono state ritrovate delle creature morte “.

Continuando verso attuale porta Po le mura giungevano alla Porta Po Vecchia che per 500 anni fu la vera ubicazione della Porta sud, orientata su Via del Sale, la porta fu abbattuta nel 1825.

Da questo punto in avanti verso Porta Mosa, le mura vennero costruite sulla scarpata tra Via Cadore e Via Giordano.

La scarpata era sicuramente ripida già in epoca romana e costituiva probabilmente l’alveo del Po con i suoi spiaggioni non molto diversi da quelli di oggi.

Bisogna poi pensare a come mai S.Pietro , chiesa lì ubicata, si chiami appunto per esteso S.Pietro al Po.

Ci troviamo quindi sul limite estremo della urbanizzazione possibile nella Cremona medioevale ancora minacciata dal fiume vicino e non arginato.

Le mura, per quanto imponenti, non vennero mai assediate come a nord poiché la macchina di assedio nemica avrebbe dovuto avere la propria logistica tra il fiume e le mura stesse.

Un luogo scomodo e pericoloso per un assedio che poteva durare vari mesi ed essere condizionato dalla stagione.

Tutte le mura di Via Cadore sono ben visibili dai cortili interni delle case di Via Giordano e in parte dalla Via Cadore stessa.

La discesa di Via Belvedere è  la misura della differenza di quota che esisteva sulle mura e ne spiega il possibile camminamento da Piazza S.Anna che era già area sopra le mura sud della città.

C’è poi la grande casa al civico 25 di Via Cadore , in corrispondenza della salita da Via Larga.

Si tratta del recupero di una piattaforma militare del 1600 forse denominata Piatto della Pace ma difficilmente individuabile come toponimo.

Si arriva più avanti alla Piattaforma di Biglieme, già indagata dal sottoscritto nel 2018, scavata recentemente sulla area ex Snum ora supermercato.

Tale Piattaforma faceva parte del sistema difensivo accorpato a Porta Mosa e al suo baluardo detto Caracena o S.Giorgio.

Il muro sud est qui raggiungeva la sua quota più bassa a tal punto che, quasi tutte le acque che circondavano per 6 km la città, in questa zona uscivano in pendenza per essere più a valle raccolte in antichità dal Po e in epoca più recente dal Morbasco per condurle al Po.

(3-Continua)

Maurizio Mollica


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti