Le mura del lato Nord della città: dal Torrione di via Ghinaglia fino a Porta Venezia. Restano pochi frammenti. Le salite ai bastioni da via Aselli e via Palestro
Seconda puntata dello straordinario studio di Maurizio Mollica sulle mura di Cremona che racchiudevano la città per 5 chilometri e 600 metri. Nella prima puntata ha illustrato (leggi qui) l'opera architettonica e difensiva straordinaria che sfruttava il mattone ottenuto con l'argilla cotta del Po utilizzando a scopo difensivo le differenze di quote e per dare pendenze alle acque (anch'esse elementi difensivi). Ecco la seconda puntata che prende in esame le mura del Lato Nord della città.
Le mura in esame sono quelle che andavano dal Castello visconteo di Santa Croce fino a Porta di Ognisssanti, passando per Porta S.Luca.
Erano costituite da una linea che, partendo dal Torrione di Via Ghinaglia andava a Porta Venezia attraversando il lato interno alla città di Via Ghinaglia, Porta Milano, Viale Trento e Trieste.
Purtroppo è unico lato dove non esiste traccia muraria esterna se non in qualche cortile. Il muro è stato demolito per facilitare la espansione della città. Era dotato di vari Bastioni.
Bisogna immaginare che le vie nominate per semplificare la traiettoria antica delle mura e la loro ubicazione non fossero la sede esatta del muro.
Piu che altro, le vie indicate erano le fosse attorno alle mura, contenenti acque o comunque facenti parte di una zona di contenimento extra mura.
Tracce di mura si trovano in Via Montello e a lato di Via Cavalieri di Vittorio Veneto, come anche in Via Piave ma già facenti parte del Castello solidale alle mura.
Resta visibile un unico monco torrione francese del Castello probabilmente del 1500 e parte di esso è interrato dalle costruzioni successive e dal riempimento della sede stradale.
Le mura, interne alle case di Via Ghinaglia, sfruttavano uno sbalzo ora poco intuibile e dovuto ai livellamenti successivi.
Il punto che segnava la differenza di quota e la ubicazione del muro era l’interstizio tra Via Montello e la parallela Via Ghinaglia, qui il muro correva rettilineo fino alla Porta di San Luca con la Rocchetta, una sorta di bastione difensivo accessorio alla porta stessa.
La Porta di S.Luca divenne più tardi varco del Dazio (sorgeva poco distante dalla chiesa di S.Luca ).
Le mura proseguivano poi di fronte al Cristo Risorto (tempietto Ottagonale sulla piazza di S.Luca ).
Per comprendere il dislivello delle mura è facile percorrere dal centro strade in “salita” come Via Palestro o Via Aselli (largo Paolo Sarpi ). Percorrendo tali vie verso la periferia ci si rende conto che si arrivava in cima alle mura che si potevano quindi utilizzare per spostamento, ecco da qui il termine del Vecchio Passeggio a descrivere appunto la percorrenza sopra le mura da Porta S.Luca a Porta Ognissanti.
Non lasciamoci però ingannare dal muro che circonda l’area del Vecchio Ospedale, posta a destra di Viale Trento Trieste, non è affatto il muro di cinta che si trovava invece verosimilmente nell’interstizio tra attuale Viale stesso e Via Dante, insieme alla fossa parallela alle mura.
La fossa era costituita dalle acque della Cremonella e del Marchionis che in questa zona avevano le chiaviche di ingresso attraverso le mura stesse per penetrare in città da Via Faerno e Via Porta Tintoria.
Questi colatori provenivano dalla attuale area della ferrovia e ancor prima da S.Ambrogio.
Lungo le mura si potevano vedere i bastioni, elementi di irrobustimento della cortina muraria.
Tali bastioni avevano nomi particolari a seconda della ubicazione e partendo dal Castello, verso S.Michele erano :
Mezzo Baluardo del Soccorso – Mezza Luna di S.Luca – Baluardo S.Guglielmo – Mezza Luna Annunciata – Mezza Luna S.Filippo – Mezza Luna S.Teresa – Mezza Luna di Ognissanti – Forte di S.Michele.
L’ importanza di tali mura è per esempio rilevante nell’episodio del 1700 detto “la Sorpresa di Cremona“ ( già indagato su altro articolo ).
La distruzione totale delle mura della città sul fronte nord è facilmente riconducibile agli aspetti di espansione edilizia verso il lato opposto al fiume Po.
Non si potevano costruire infatti la ferrovia e quartieri periferici tra le mura lato sud e l’alveo del Padus.
Ovviamente tutti i quartieri periferici degli ultimi 150 anni sono stati costruiti a nord o a lato ma mai nel sud della città che non ha mai superato di molto la linea di Via Giordano. (2-continua)
Le foto antiche fanno capire l'andamento delle mura con il Vecchio Passeggio, a sinistra si vede la fossa e il camminamento. Il buco verde tra Viale Trento e Trieste è una futura via Dante appena accennata. Da notare la rampa in salita di via Palestro
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commenti
harry
12 settembre 2024 17:51
Riguardo alle vecchie mura nord della città è interessante, a parer mio, leggere quanto scriveva Mario Levi in Vecchia Cremona edito negli anni '50 del novecento.
"E tutti i funerali erano costretti ad un incredibile giro vizioso per raggiungere il Cimitero. Da qualsiasi parte muovessero dovevano fare capo o a Porta Venezia o a Porta Milano per imboccare il viale del Cimitero, popolarmente detto dei Platani........ Che le mura dovessero essere abbattute pare oggi tanto evidente che (almeno si ritiene) tutti l'ammetterebbero. Allora, invece, la cosa sollevò una quantità incredibile di discussioni. I conservatori parlavano addirittura di 'profanazione'. Sembrava loro che quei baluardi costituissero qualcosa di intangibile, di sacro; che si volesse, con la loro distruzione, menomare le memorie storiche di Cremona, che si attentasse alle sue antiche glorie."
Altri tempi, si dirà. Si poteva abbattere un tratto di mura per l'accesso al viale del Cimitero, mah.
Penso a città come Lucca, ad esempio; è perfettamente conservata e si può fare la passeggiata sulle mura anche in bicicletta.
Per finire, facciamo tesoro degli errori di un passato non troppo lontano e vediamo di non attentare alla presente gloria che rimane, si fa per dire.