Il "giochino" della sanità locale: depotenziare per poi chiudere e regalare al privato. Nuovo ospedale, Area Donna, direzione ospedaliera: bordate della Cisl
Dritto e brutalmente conciso: “L'intento? Desaturare alcuni settori, metterli in difficoltà, avere meno ingressi per poi essere legittimati a chiuderli”. Chiaro, no? E se fino a qualche settimana fa il refrain passava di bocca in bocca attraverso un mormorìo, adesso ci si fa sempre meno problemi a parlar chiaro, mettendo sul tavolo i dubbi, le perplessità, i timori sul destino della sanità cremonese. Sanità che passa attraverso un futuristico nuovo ospedale ma che oggi, adesso, ora, vive disagi quotidiani.
E come un paio di giorni fa il suo collega della Uil, Angelo Bonvissuto (qui l'intervista) non le ha mandate a dire, oggi è Roberto Dusi, Segretario Generale Cisl Funzione Pubblica a parlar chiaro, netto.
“Il nuovo ospedale? Guardi, non sono pregiudizialmente contrario a rinnovare la struttura, ma il punto è che il nuovo ospedale è un'iniziativa politica che non porterà un reale miglioramento e nemmeno una risposta alle esigenze dei cittadini”.
Cosa glielo fa pensare?
“Il fatto che si punta ad avere un ospedale d'eccellenza per alcune specializzazioni, ma al tempo stesso si riducono i posti letto, si costringono le persone a spostarsi da Cremona a tutto beneficio di un gioco politico che avvantaggia il privato”.
Scelta politica...
“Sì, gli operatori dell'ospedale sono in grosse difficoltà. Manca il personale e quello che c'è è stanco, sfinito da questa pandemia. Si cerca di recuperare le prestazioni rinviate in questi anni, ma la cura non può aspettare. Si sente parlare di un sacco di progetti, ma ha presente la canzone di Mina? Parole, parole, parole... Si fanno proclami politici, ma il problema è la risposta da dare al territorio”.
E lei non vede risposte concrete?
“No, vedo operatori sanitari che meritano tutta la nostra solidarietà, non sono eroi ma grandi professionisti. E cosa si sta prospettando? Cattedrali che resteranno vuote, perché se manca il personale, con quali professionalità le riempiamo?”.
Il rischio “scatola vuota” richiamato anche dal suo collega della Uil...
“Serve un piano strategico con scadenze precise, e questo riguarda sia il nuovo ospedale che le case di comunità, ma noi non vediamo niente di tutto questo. Vediamo in compenso che i professionisti scarseggiano e che ai concorsi si presentano sempre meno persone”.
Quello di Cremona non è più un ospedale “appetibile” per medici e professionisti?
“No, e non lo è per una serie di motivi che vanno dall'organizzazione, alle cattive relazioni sindacali, all'atteggiamento chiuso della direzione. Mai come oggi la direzione dell'ospedale è stata così lontana dai cittadini e così in silenzio. I problemi sul Casalasco o quelli emersi su Area Donna sono emblematici”.
Su Area Donna si è aperta una voragine, direi...
“Beh, si crea il problema di Area Donna (la chiusura del servizio; ndr), poi esce che è in progetto la cancellazione pure del Cancer Center... Ci lamentiamo di un problema e poi scopriamo di averne due”.
In effetti gli ultimi sviluppi sono francamente incomprensibili.
“Derivano ancora dall'organizzazione. I professionisti sono stressati da certe scelte organizzative e se ne vanno via. L'ospedale non dialoga con le parti sociali, non manifesta quale è la sua vera strategia, a maggior ragione in un territorio che si è scoperto del tutto indifeso a fronte di una pandemia che non ha fatto altro che complicare le cose”.
Non salva niente?
“Come posso? Le parti sociali sono escluse da tanti processi, assistiamo a tagli, ragionamenti in termini di budget e basta, valutazioni prese a chilometri di distanza, in Regione... Ci daranno un nuovo contenitore, però più piccolo, per realizzare il quale occorreranno anni e anni. E nel frattempo dove vanno a curarsi i cittadini di Cremona?”.
Ovunque tranne che a Cremona.
“L'intento è questo, desaturare alcuni settori e poi dire: dobbiamo chiuderli. Metto in difficoltà il settore, registro meno ingressi così sono legittimato a chiuderlo. Torno ancora lì: la vicenda di Area Donna è emblematica di questa strategia”.
E i sindacati cosa stanno facendo per opporsi a tutto questo?
“Noi siamo in stato di agitazione da mesi. Non si è mai visto uno stato di agitazione così lungo all'ospedale di Cremona. Esternalizzazioni e mancanza di dialogo sono i temi principali. Noi siamo in prima linea, ma mi creda, siamo molto preoccupati per la tenuta della situazione”.
Nella foto in alto, la recente manifestazione per Area Donna e a destra Roberto Dusi.
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