Il green pass non è una novità. Nella peste del 1630 c'erano "le bolette", veri e propri lasciapassare da presentare alle porte chiuse della città
Ogni pandemia ha il suo Green pass. E’ stato così anche secoli fa in occasione della grande peste del 1630, come ci racconta Giuseppe Bresciani: “1630 marzo Si scuoperse la peste nella città, che perciò si fecero grandissime diligenze da ss.ri Prefetti della Sanità, quali ellessero due nobili per ogni Parochia acciò sopraintendessero all’infermi, all’immonditie delle case, strade, et a’ poveri della città e quelli mandassero a luochi destinati. Fu serrato due porte della città, cioè Ogni Santi et la Mosa, con ordini novi per ricevere le bolette alle porte”. E' il 18 marzo 1630 e Giuseppe Bresciani con queste poche e drammatiche righe annuncia l'arrivo a Cremona dell'ultima delle grandi pestilenze. Bresciani, nel suo manoscritto Memorie delle cose occorse me vivente nella città di Cremona quivi descritte di anno in anno, è il testimone fedele del flagello descritto qualche secolo dopo da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi e nella Storia della colonna Infame. Lui stesso ne verrà colpito, ma sopravviverà alla decimazione della sua famiglia. Il contagio arriva a Cremona almeno sei mesi prima che a Milano ma era già stato annunciato verso la fine dell'anno quando, il 15 dicembre, “Furono mandati gentil huomini alle porte della città, due per porta, per li sospetti di peste portata dai Tedeschi in Italia, et si faceva guardia al intorno alla città. Qual s'era scoperta a Casalmaggiore et a Viadana”. Le “bolette” da presentare alle porte altro non erano che dei lasciapassare predisposti a stampa, rilasciati dalla autorità del paese di provenienza, in cui si dichiarava che la persona che le presentava giungeva da località esente dal contagio e che dovevano essere esibite proprio di fronte allo sbarramento effettuato delle strade o davanti alle porte chiuse.
I documenti sono costituiti da una intestazione generica e dai riferimenti alle località geografiche di provenienza predisposti a stampa, la cui autorità è rafforzata dall’inserimento di ornamentazioni xilografiche riproducenti gli stemmi delle città; le aggiunte manoscritte, compilate di volta in volta, riguardavano le caratteristiche fisiche del destinatario del documento (età, statura, colore dei capelli), sulla cui base egli potesse essere facilmente identificato durante i controlli, la descrizione delle merci da lui trasportate, e soprattutto la data di rilascio, importante per evitare eventuali abusi, e che doveva essere indicata non “per numeri d’abaco”, ma per “lettera distesa”, che poteva ovviamente essere alterata con maggiore difficoltà.
Nell’Archivio di Stato di Cremona sono conservati lasciapassare rilasciati dai Conservatori della Sanità di diverse città (Pavia, Mantova, Brescia, Venezia, Lodi, Licengo, Ferrara) contenenti la dichiarazione ufficiale che le persone e le merci provenienti dalle stesse città e dirette a Cremona risultano completamente immuni dal pericolo di diffondere il morbo della peste. Dunque un vero e proprio Green pass ante litteram, che non ammetteva eccezioni. Nelle foto ve ne mostriamo alcuni.
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