Il primo luglio di 15 anni fa la soppressione della parrocchia di S. Sigismondo per far posto alle suore domenicane di clausura
Quindici anni fa, il 1° luglio 2006, veniva soppressa la parrocchia di San Sigismondo, in seguito alla decisione di trasferire nel chiostro della basilicata la comunità monastica delle suore di clausura di Fontanellato. La decisione era stata annunciata, con circa un anno di anticipo rispetto a quanto preventivato, tre anni prima, il 3 aprile 2003 quando il vescovo Dante Lafranconi aveva firmato il decreto di soppressione della parrocchia di San Sigismondo. Una “morte” annunciata, visto che ormai dal giugno 2005 l’oratorio non esisteva più e le tipiche funzioni di aggregazione giovanile e non solo, erano state smembrate in diverse altre parrocchie contigue. Giungeva così a conclusione il cammino iniziato con la decisione della Curia di cedere l’utilizzo della struttura quattrocentesca alle suore domenicane della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, una congregazione claustrale. La notizia del loro allontanamento da Fontanellato era stata data dal vescovo di Parma un paio di anni prima, in “diretta” durante un’omelia domenicale. «E’ con rammarico che un sacerdote mi ha da poco comunicato la decisione delle monache di lasciare Fontanellato, e questo ci dispiace molto» erano state più o meno le sue parole. 23 le monache che avrebbero dovuto alloggiare nel chiostro, mentre alle novizie sarebbe stata destinata l’ala più recente, quella dove si trovava la casa parrocchiale e l’oratorio.
La decisione del vescovo di accelerare i tempi della soppressione ufficiale della parrocchia era stata presa in considerazione della velocità con cui procedeva la ristrutturazione del complesso religioso, iniziata a giugno 2005 su progetto dello studio di architettura Ghisolfi - Cristofoletti. Per assumere tale decisione, il vescovo aveva seguito la prassi prevista dal diritto canonico, con la consultazione del Collegio presbiterale e dei sacerdoti interessati: don Giancarlo Lazzarinetti, l’ultimo parroco, e don Graziano Ghisolfi, il vicario. I parrocchiani erano stati quindi assegnati alle parrocchie della Beata Vergine di Caravaggio, di San Sebastiano, di S. Imerio, ma anche di Bonemerse e di San Giacomo al Campo. Una comunità non molto popolata rispetto ad altre (2000 persone circa), ma suddivisa su un territorio molto vasto, che avrebbe dovuto d’ora in poi far riferimento anche a parrocchie extra urbane. Il decreto aveva validità dal 1° luglio. Una festa nell’estate del 2005 aveva suggellato il destino dei parrocchiani che in gran parte hanno vissuto con enorme tristezza e senso di perdita questo momento. I beni economici e il patrimonio della parrocchia sono stati incorporati dalla Diocesi. L’organo ufficiale della diocesi, «la Vita Cattolica», parlava di «una decisione sicuramente sofferta e non certo presa alla leggera».
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commenti
Michele de Crecchio
27 giugno 2021 14:30
La cosa che mi dispiace di più è il non poter liberamente visitare il chiostro e le sale contigue nelle quali gli abilissimi muratori rinascimentali hanno realizzate un serie di volte in muratura (da quelle a volta con lunette, a quelle a padiglione, a quelle ad ali di pipistrello ed altre ancora che costituiscono un vero e proprio catalogo della sapienza costruttiva dei tempi antichi nei quali furono realizzate. Girando per l'oratorio era infatti possibile ammirarle e, non di rado, incontrarvi anche l'amabile parroco di allora, l'indimenticabile monsignor Franco Voltini, dotto e gentile.