Il soprintendente Barucca: "Salvate le testimonianze del liberty". Iniziato il monitoraggio degli edifici cremonesi da tutelare
Inizia con Mantova la campagna della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova per la conservazione e tutela delle testimonianze liberty. Il primo edificio che ha destato l’attenzione del soprintendente Gabriele Barucca è la villa di viale Risorgimento 43, di proprietà della Regione, che ospitala sede dell’Arpa. Il progetto di recupero del grandioso edificio, di oltre duemila metri quadrati di superficie, sarà seguito dall’architetto Giulia Bressan. E’ il primo passo, a cui ne seguiranno altri per evitare che sorgano problemi nel corso di eventuali lavori su tutti quegli edifici che mostrano particolari complessità. Barucca ha fatto un giro di ricognizione per Mantova, Lodi e Cremona alla ricerca di quelle testimonianze liberty che si ha intenzione di preservare. “Vogliamo mettere l’accento sulla conservazione e sulla dichiarazione di interesse su queste testimonianze - ha spegno il soprintendente alla “Gazzetta di Mantova” - e spingere i proprietari a fare i lavori. Dove non ci sono cercheremo di mettere dei vincoli affinché si proceda al recupero di quei palazzi, specialmente sono di proprietà pubblica. A Mantova non sarà necessario perché come città Unesco è già tutelata. Mantova, delle tre, è la città che ha meno testimonianze liberty, per questo ci siamo messi ad analizzare anche altri edifici non propriamente in stile liberty”.
Per quanto riguarda Cremona il monitoraggio, ancora in corso, ha già individuato alcuni edifici meritevoli di attenzione. Si è partiti dal raffinato uso dei cementi decorativi, peculiare caratteristica di alcuni dei più significativi episodi edilizi di inizio Novecento e oggi tutelati dal Codice dei Beni Culturali. Solo per ricordarne alcuni, i fabbricati collocati sul limite esterno di settentrione delle antiche mura, oggi via Milano e via Dante (Palazzo Nino Feraboli, Palazzo Narizzano, Palazzo Manes, Palazzo Bassanetti, Albergo san Giorgio) o i palazzi su corso Garibaldi, direttrice principale dello sviluppo commerciale della città a inizio Novecento (Palazzo Brasi, Palazzo Guastalli, il fabbricato ospitante al piano terra il Bar Italia). Le fonti attestano come principali artefici di queste realizzazioni l’architetto milanese Carlo Cornelio Bregonzio e il decoratore e cementista cremonese Emilio Santi, in una proficua e quasi fissa collaborazione. Ad un secondo gruppo appartengono altri edifici caratterizzati dalle superfici intonacate lavorate a graffito: tra i vari esempi vale la pena ricordare palazzo Zucchi all’incrocio tra via Dante e via Platani, la casa dell’indoratore Enrico Villa in via Cesari (ex via Teatro), Palazzo Bianchi in via Stenico. Il lavoro di catalogazione e segnalazione continua.
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commenti
Enzo
17 maggio 2021 20:55
Attenzione a non scordare le ville e le costruzioni multipiano di viale Po, prima fra tutte quella che squaderna il compianto funebre della poetessa Saffo, altorilievo superbo dello scultore cremonese Adamo Anselmi.