Il treno armato di cannoni, fu un'invenzione di un cremonese Egidio Ricciardelli da Volongo. Sviluppò in Africa anche le prime stazioni radio
Tempo di guerra nel 2022. Ecco una storia relativa agli armamenti che ha per protagonista un cremonese.
Il regista Quentin Tarantino ha sempre dichiarato che il film italiano “Quel maledetto treno blindato” fu il vero e proprio ispiratore della sua opera hollywoodiana “Bastardi senza gloria”. Tarantino vinse un premio Oscar e tanti altri premi grazie a quelle due ore e mezza di immagini che si snocciolavano nella Francia del 1944, due ore e mezza con un cast stellare e una produzione da nababbi che di riflesso riportò in auge quel film italiano – pressoché sconosciuto – girato nel 1977 nel modo tipicamente italiano, tradotto: senza soldi ma con ottime idee. La pellicola registrata a Civitavecchia e dintorni da Enzo Castellari doveva chiamarsi esattamente “Bastardi senza gloria” ma, sempre secondo lo standard italiano di allora, si decise di propinare un titolo che fosse meno intuitivo sulla caratteristiche anagrafiche e operative dei protagonisti.
Nel 1877 in Italia venne fondata la Barilla, Carducci pubblicava le sue Odi barbare, a Volongo nasceva Egidio Ricciardelli e in estate entrava in vigore la Legge Coppino che imponeva il passaggio da sei a nove anni per l'istruzione elementare in Italia: tutto molto interessante ma quel treno blindato del 1977, che sia maledetto o meno conta poco, deve i suoi natali al paese di Volongo di un secolo prima. La celluloide ha sfruttato spesso, a volte con incassi mica male, il concetto di treno blindato militare, perché è un concetto perfetto da inserire in un film, dato che in un treno militare può esserci di tutto, dall'ufficio mobile di un comandante nemico ad armi segrete che terrorizzano il mondo intero. Vanno sempre bene ad Hollywood, come a Cinecittà, le spettacolari azioni sui tetti delle carrozze tra cannoni e mitragliatrici, azioni dinamiche da coordinare con estrema attenzione visti i rischi, va però ricordato che quel concetto di treno militare armato, oltre ad altri, è “figlio” dell'ingegno di un cremonese, ovvero Egidio Ricciardelli da Volongo. Ricciardelli era un ufficiale della Marina Militare con l'occhio attento e le idee ben chiare, aveva capito fin da giovane l'importanza delle comunicazioni sia civili che belliche e, seguendo i dettami brevettati da Guglielmo Marconi con cui ebbe modo di confrontarsi, si era attivato come ufficiale del Genio della Marina nel campo delle comunicazioni. Agli inizi del XX secolo la radio era tutto soprattutto nel mondo militare quando, con l'espansione dell'Italia in Cirenaica, dall'altra parte del Mediterraneo sorgeva il problema di comunicare rapidamente con l'Italia. A Ricciardelli venne affidato il compito di sviluppare le prime stazioni radio nelle colonie africane, colonie che, grazie allo sviluppo dei sistemi di trasmissione, cominciarono a comunicare direttamente con madrepatria tramite la famosa, e tutt'ora attiva, stazione radio di Coltano dove comunque il cremonese mise “lo zampino”. Il ragazzo di Volongo aveva deciso di vivere la sua vita professionale sui mari e non nella tipica campagna cremonese ma, come spesso accade, il mare offre opportunità ma anche pericoli, soprattutto in guerra. Egidio aveva capito fin da subito che il concetto di difesa dei litorali non era più quello della semplice risposta a degli sbarchi di truppe nemiche, l'evoluzione della strategia bellica stava prendendo una nuova direzione, direzione che doveva seguire il fatto di tutelare le coste e le aree interne da bombardamenti navali o aerei. Il treno, nella visione del Comandante Ricciardelli, era lo strumento perfetto per ovviare a tutti quei problemi che si venivano a creare a causa della tipica staticità delle strutture di difesa, da quella idea nacquero i treni corazzati e armati che avevano una doppia funzione, quella di comunicazione e di difesa.
Non era una evoluzione da poco e, soprattutto, era una nuova visione d'impiego di cannoni di vario calibro che fece subito gola a tutti i paesi in guerra, la tecnologia era disponibile per chiunque, gli uomini e mezzi pure. Spostando i treni armati lungo la aree litoranee grazie alle strutture ferroviarie esistenti diventava possibile, e questo fu il vero lampo di genio del cremonese, ordinare attacchi alle navi nemiche al largo che si avventuravano per bombardare o per tentare sbarchi sulle coste. Il treno armato non era più visto come un semplice mezzo di trasporto, anche se protetto, per lo spostamento di materiali o uomini nelle zone interne ma diventava a tutti gli effetti un mezzo di attacco e difesa gestito dagli uomini della Marina Militare.
L'idea piacque moltissimo ai vertici militari tanto che venne istituito un comando dedicato a questi treni armati chiamato MARIMOBIL, acronimo militare per identificare mezzi della Marina che si spostavano su un terreno storicamente poco consono alle navi, quello della terraferma. Per sviluppare il nuovo comando Ricciardelli ottenne la possibilità di sviluppare il sistema ferroviario con la costruzione di pezzi di linea ferroviaria e nuovi scambi tali da facilitare i movimenti dei treni armati rispettando la coabitazione di quelli ad uso civile o di trasporto materiali. Le comunicazioni, dilemma storico del cremonese, andavano però implementate in modo da garantire che i treni armati potessero seguire i movimenti delle navi nemiche, il problema era nella testa di Egidio e anche la soluzione, per cui i treni diventavano, a tutti gli effetti, delle “navi da guerra su rotaie”.
Il risultato fu una forma di difesa relativamente poco costosa ma estremamente efficacie, che seguiva quelle linee ferroviarie già presenti sul territorio e che, soprattutto, poteva essere impiegata e dispiegata facilmente con il capitale umano a disposizione della Marina Militare. Ricciardelli aveva colto nel segno, i treni armati militari diventeranno, a tutti gli effetti, parte del patrimonio bellico di quasi tutto il mondo, tanto da garantire al cremonese, fino alla sua scomparsa nel 1929, un palmares di medaglie e riconoscimenti enorme.
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