17 aprile 2025

Il Vescovo al clero nella Messa crismale: «La gente desidera preti che pregano. Ci accetta così come siamo, purché siamo preti (e non tante altre cose)»

«Nell’anno del Giubileo, nella grazia della Pasqua, all’indomani dell’assemblea sinodale, nel decimo anno di servizio alla diocesi come vescovo e nella scia, luminosa e potente dello Spirito di Dio», come ha ricordato Mons. Antonio Napolioni nell’omelia, si è celebrata giovedì 17 aprile la Messa crismale in Cattedrale. Una Messa nella quale è emersa la consapevolezza che quella cremonese è una «Chiesa viva, ed anche ricca di risorse sul cui buon uso saremo giudicati».

È stata una mattinata di preghiera dove l’unità della Chiesa cremonese si è concretizzata in una celebrazione viva, che, a dispetto del tempo variabile tra pioggia, vento e sprazzi di sole, ha fatto intravvedere la luce potente e solida della fede.

La processione di tutto il clero, chiamato in questa occasione a rinnovare le proprie promesse, non si è potuta svolgere da palazzo vescovile attraverso la piazza fino in duomo. Il maltempo lo ha impedito, ma il clero ha occupato la navata centrale e il presbiterio mostrando anche visivamente di essere un corpo solo: dai seminaristi, ai canonici, dai parroci ai vicari fino al vescovo Antonio affiancato dall’emerito Dante Lafranconi e dai vescovi Eliseo Ariotti e Carmelo Scampa.

Ai «Sacerdoti del Signore, consacrati da un olio di letizia, di cui tutto il popolo attende di sentire e portare il profumo», il vescovo ha ricordato la missione partendo dal gesto, rinnovato per l’occasione, «dell’ordinazione, stretti in preghiera oltre che in obbedienza al mandato, segno della nostra coralità spirituale, sacramento di fecondità in Cristo unico pastore». E se «la gente desidera preti che “pregano” e che, con il cuore rigenerato in unità di vita dall’amicizia col Signore, sanno andare incontro agli altri, “toccando” con delicatezza i fratelli e le sorelle nei Sacramenti di cui tutti abbiamo bisogno per assaporare la vita in abbondanza», il clero diocesano ne ha dato prova in questa celebrazione che incrocia eventi importanti della storia. «La gente – ha aggiunto il vescovo – vuole bene ai sacerdoti, ci accetta così come siamo, purché siamo preti (e non tante altre cose)».

L’anno giubilare, l’anno “di grazia”, come ha ricordato Napolioni, sta segnando la vita della Chiesa cremonese: «Abbiamo cantato e camminato… Cresce la comunione tra noi nella liturgia, nella preghiera, nell’ascolto: bellezza e verità di tante concelebrazioni, pellegrinaggi, serate di preghiera, esercizi e ritiri spirituali, e poi la visita pastorale anche nelle piccole comunità». E il legame ecclesiale si esprime durante questa stessa celebrazione anche nel ricordo di tanti anniversari di ordinazione: 60° di don Oreste Mori e don Pasquale Viola; 50° dell’Arcivescovo Eliseo Ariotti e di mons. Amedeo Ferrari, don Sergio Galbignani, don Maurizio Germiniasi, don Giacomo Ghidoni, don Emilio Merisi, don Luigi Pietta e don Floriano Scolari; il 25° di don Gabriele Battaini, don Antonio Loda Ghida, don Massimo Macalli, don Massimo Sanni, don Paolo Tonghini, don Riccardo Vespertini e don Umberto Zanaboni. E di coloro che ci hanno lasciato: don Francesco Castellini, mons. Achille Bonazzi, don Giovanni Maccalli, don Emilio Garattini, don Attilio Sarzi Sartori, don Mario Aldighieri.

La sfida è quella di essere sacerdoti anche in un tempo di cambiamenti e riflessione sinodale che fanno sentire la chiesa locale parte di un grande organismo vivente. «Ho detto in assemblea – ha ricordato Napolioni richiamando seconda Assemblea sinodale delle chiese in Italia che si è svolta a Roma dal 31 marzo al 5 aprile scorsi, che si è concluso con il rinvio della votazione del documento finale – ciò che ripeto da tempo: non possiamo capire e orientare la realtà ecclesiale ragionando solo tra noi vescovi e preti senza laici, uomini senza donne, adulti senza giovani, ricchi senza poveri. La complessità del momento richiede coesione, interazione e dialogo tra presbiteri e laici, tenendo conto delle differenze e delle voci diverse. Le Chiese in Italia ancora abbondano di uomini e donne appassionati per il Vangelo e per il Regno, in una varietà di tradizioni, sensibilità ed esperienze che abbiamo tutti percepito come ricchezza e non come ostacolo« e da cui è necessario ripartire. Nessuno va dimenticato, nemmeno i più deboli o i malati. Da questa ricchezza, anche cremonese nasce la gratitudine del vescovo verso «diaconi, consacrati e consacrate, tanti laici e famiglie che più condividono la passione per il Regno e a cui rinnovo oggi l’affetto, la stima, la fiducia di questo Vescovo al presbiterio di questa Chiesa». E alla gratitudine segue la consapevolezza: «Siamo una Chiesa viva, ed anche ricca di risorse sul cui buon uso saremo giudicati».

La celebrazione si è svolta dunque carica di fede ed emozione. I sacerdoti hanno rinnovato le loro promesse e sono stati benedetti gli oli sacri per i sacramenti. Un momento di fede, preghiera e festa dal quale riparte la missione della chiesa che si appresta a celebrare la Pasqua. (www.diocesidicremona.it)

 


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