17 settembre 2022

John Mitchell, quel medico americano che a metà Ottocento, partendo dal terremoto di Cremona del 1529 ipotizzò la combinazione cambiamenti climatici-pandemie

Il 3 luglio 1529 Cremona venne colpita da una scossa di terremoto. Le cronache raccontano, con la dovuta cautela per le narrazioni legate al XVI secolo, che la scossa fu molto forte ma che non diede origine a tremende devastazioni come quella occorsa nel XII secolo, anche perché la scossa del gennaio 1117 circa fu talmente potente da cambiare il corso dei fiumi, la struttura della pianura Padana e da creare letteralmente uno tsunami dal Po e dai suoi affluenti che provocò, insieme al movimento tellurico, la quasi totale distruzione di molte città. Nel 1529, per fortuna almeno per Cremona, la magnitudo e gli effetti su cose e persone furono decisamente più limitati ma, come spesso accade, un evento naturale di tale portata rimane impresso nella tradizione orale come negli scritti sulla storia delle città.

Il nome John Kearsley Mitchell significa nulla a Cremona, forse alcuni medici o biologi potranno ricordarlo nei loro studi dedicati alla storia della medicina ma, generalmente, il nome di questo medico nato nel 1798 nel West Virginia non compare nella tradizione orale o scritta cremonese. Mitchell era un medico un po' fuori dal comune per l'inizio del XIX secolo, invece di sviluppare la sua attività in qualche città statunitense il praticantato in chirurgia prima della laurea lo fece sulle navi da trasporto che facevano rotta verso verso la Cina o comunque l'estremo Oriente. La scelta non era casuale, John aveva capito che la diffusione e i focolai di nuove forme di infezione potevano svilupparsi in diversi modi ma la promiscuità e la tra persone l'area in cui vivevano potevano originare più facilmente nuove forme infettive soprattutto batteriche.

L'inizio del XIX secolo coincide, nella medicina, con determinati passi avanti mica da poco, l'infermiera Florence Nightgale diede un'accelerazione incredibile alla tutela sanitaria dei malati in corsia e dei feriti sui campi di battaglia, viene fondata la Croce Rossa, Edward Jenner aprirà la ricerca sui vaccini, poi seguita da Koch e Pasteur per altre infezioni, con i suoi studi sul vaiolo pubblicati circa nell'anno di nascita di Mitchell.

Secolo rivoluzionario non solo dal punto di vista industriale e sociale ma, arrivando al sodo, cosa c'entra il buon Kearsley Mitchell con Cremona? Assolutamente niente, se si esclude il fatto che in una delle più importanti ricerche del chirurgo statunitense, compare la città di Cremona nella fatidica data del 3 luglio 1529. Mitchell non era un geologo quindi di terremoti ne sapeva ben poco ma era un medico, professione che vede nella anche nella storia lo sviluppo della sua ricerca scientifica. Nel suo libro più famoso “Sulle origini crittogame delle febbri malariche ed epidemiche” il medico sviluppa una sua idea dove, in caso di epidemie, le cause possono essere collegate con la presenza di parassiti all'interno di muffe o insetti che spesso si sviluppano in condizioni sanitarie precarie. Con condizioni sanitarie precarie intendeva anche cause naturali come siccità, ripetute alluvioni, concentrazioni di umidità fuori da valori ordinari, insomma Mitchell collega il passaggio di infezioni anche allo stile di vita delle persone e ai luoghi in cui passavano le loro giornate. Per farlo tira in ballo Cremona, perché nel suo testo chiarisce che, come raccontato da Plutarco nel suo testo sulla vita di Romolo, la peste nella Roma antica arrivò accompagnata da “una pioggia di sangue” come avvenne a Cremona il 3 luglio 1529.

In effetti Cremona veniva colpita da una epidemia pestilenziale a cavallo tra il 1528 e il 1529 oltre, come specificato dalle cronache, da un terremoto che non aveva motivazioni scientifiche plausibili ai tempi, al massimo legate a teorie e superstizione, come alla superstizione poteva essere collegata la “pioggia di sangue” come monito per una futura pandemia. L'ondata di peste smise di colpire nel 1530 dando origine a decine di teorie più o meno affidabili ma che, di scientifico, avevano ben poco, un maggiore ordine nella evoluzione dei flagelli da morbo dei secoli precedenti cominciò proprio nel XIX secolo con gli studio, anche statistici, sulle evoluzioni pandemiche come quello sul colera a Cremona nel 1855 partito, con esattezza, da Contrada Tre Palmi n° 42, vicina alla odierna via Altobello Melone ma oggi non più esistente. Mitchell nel 1848 propone una teoria rivoluzionaria riguardo la diffusione delle epidemie partendo da quella che aveva colpito Cremona nel XVI secolo dopo lo sviluppo nel nord Europa, ovvero che il rapido ed anomalo processo di decomposizione di vegetali o carcasse fosse il sintomo che i mutamenti climatici della atmosfera stavano accelerando la comparsa e la diffusione di pandemie agendo sull'aria atmosferica come diffusore delle stesse. Nel 2022 teorie di questo tipo vengono indicate come frutto più di una sorta di eccesso di immaginazione o anche la mancanza di strumenti e capacità per poter collegare determinati fenomeni che oggi potrebbero risultare più chiari, sta di fatto che il dott. Mitchell, poi docente al prestigioso Jefferson Medical College di Philadelphia, lascerà un'eredità di certo più sostanziosa per la scienza medica, quella di suo figlio, Silas Weir Mitchell, anche lui medico e considerato uno dei “padri” della moderna neurologia.

Marco Bragazzi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Daniele

18 settembre 2022 07:09

La pioggia di sangue di cui parla Plutarco era probabilmente dovuta alle sabbie rosse dell'africa, che portate dai venti fino in Italia, ricadevano con la pioggia come sangue. Insieme forse ad altre "sostanze" infettive.