9 settembre 2025

La croce in memoria del partigiano Giovanni Azzali rimessa a nuovo da un volontario di Cingia de' Botti. Oggi cadono i 100 anni dalla sua nascita: ridata dignità alla sua memoria

 Abbiamo parlato della sua storia solo pochi mesi fa (leggi qui), in occasione dell’anniversario della sua tragica morte, quel 25 aprile del 1945, durante la resistenza. Giovanni Azzali si chiamava quel ragazzo di nemmeno 20 anni, nato a Sospiro il 9 settembre del 1925 e che all'epoca dei fatti viveva a Cingia de' Botti. Oggi ricorrono i 100 anni dalla sua nascita e di lui resta una vecchia foto sbrecciata sulla sua lapide al cimitero ed una croce di cemento nella campagna tra Dosso de’ Frati e Gurata.

Una croce che fino a pochi mesi fa appariva piuttosto abbandonata, ma oggi, grazie all'intervento di un volontario, quel memoriale è stato risistemato: raddrizzato e riverniciato, oggi finalmente il nome di Giovanni Azzali si legge a chiare lettere e chiunque passi può sapere così in nome di chi quella piccola croce in cemento è stata posta. Un gesto che, seppur non potrà ridare a Giovanni gli anni della sua vita rubati dalla guerra, potrà almeno restituirgli la dignità di una memoria ben curata ed affidata a posteri che in questo modo hanno saputo onorarla. 

La sua storia è simile a quella di tanti altri giovani e uomini delle nostre terre martoriate dalla seconda Guerra Mondiale e dalle lotte del periodo della Resistenza. Come tanti altri, anche Giovanni non era ancora ventenne quando venne raggiunto da una raffica di mitra che non gli lasciò altro che il trmpo di morire tra l'erba di quelle rive; lui e i suoi compagni stavano tendendo un'imboscata alla colonna di soldati tedeschi che dal Po risalivano verso nord ma in quello scontro lui rimase a terra senza vita.

Oggi il suo nome è riportato, insieme a quello di Pierino Tonna, Armando Di Mascio e Mario Gerelli su una lapide in memoria dei caduti di Cingia de' Botti.

Per Giovanni oggi, nel giorno che segna i 100 anni dalla sua nascita, quella lapide rinnovata è il regalo migliore che le mani di un volontario potessero fargli: rendere immortale la sua memoria e la sua giovane vita. Un gesto semplice che andrebbe preso ad esempio e replicato anche su altre lapidi, croci e monumenti così bisognosi di piccole cure costanti per salvarli dall'oblio insieme alle storie di cui si fanno custodi e portatori da decenni.

Michela Garatti


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commenti


Tony

9 settembre 2025 15:06

Buongiorno
Non conosco il nome di quel volontario, ma quale figlio di partigiano operante nella brigata Garibaldi nelle valli di Susa e Lanzo, lo ringrazio sentitamente. Se passassi di lì in bicicletta non mancherò di rendere omaggio. La memoria, specie quella di questi eroi, va sempre ricordata.