26 marzo 2023

La storia di Attilio Ferrari, dall'archivio di famiglia le immagini inedite e un racconto su quella Cremonese all'inizio del XX secolo

Sta suscitando grande interesse l'iniziativa di "Cremonasera" di proporre le fotografie di eventi che hanno fatto la storia della Cremonese. Così ieri Enrico Maria Ferrari ci ha inviato la storia (è morto verso la fine della prima guerra mondiale) e le fotografie dell'archivio di suo nonno Attilio Ferrari, un pioniere della società grigiorossa. Un'immagine potrebbe essere stata scattata dentro l'osteria "la Varesina", la prima sede della Cremonese. Attilio Ferrari riposa nel cimitero di Cremona, V° androne. 

Vi sono infiniti modi per presentarsi davanti ad un obbiettivo, modi che possono essere vissuti in maniera consapevole o inconsapevole ma, a prescindere da quello che può rappresentare il momento, una immagine può raccontare molto del soggetto ritratto. Poter vedere parti di una storia unica può stimolare la partecipazione di coloro che vivono una passione, così come trovare vecchie fotografie e renderle pubbliche può aiutare a capire i passaggi che hanno dato origine a quella passione. La bellezza di una immagine unica sta proprio nel fatto di essere compartecipi di un percorso tutto da scoprire, percorso che si sviluppa con l'ausilio di chiunque voglia vivere una storia che abbraccia la collettività. Un gruppo di ragazzi cremonesi posa, all'interno della loro sede, per un fermo immagine datato 1912, ovvero più di un secolo fa. Hanno differenti età e abbigliamento, alcuni portano i baffi come era usanza ai tempi, mentre la moda di quei tempi la si può racchiudere negli eleganti completi doppiopetto arricchiti da un cappello di paglietta che andava per la maggiore all'inizio del XX secolo. Quel gruppo rappresenta una giovanissima Unione Sportiva Cremonese, che allora aveva meno di 10 anni, e racchiude nei volti a volte austeri a volte sorridenti dei presenti un valore che va ben oltre ciò che l'immagine può raccontare. Orgoglio pionieristico e orgoglio di appartenenza sono i termini che sembrano racchiudere nei loro sguardi quei ragazzi tra i quali è presente anche il ciclista Attilio Ferrari. In quel 1912 quel gruppo di cremonesi raffiguravano tutto per la US Cremonese, erano al tempo stesso atleti, consiglieri, semplici appassionati o tifosi ma, soprattutto, erano persone che vivevano quei momenti come inconsapevoli precursori di una storia che passeranno di generazione in generazione fino al 2023. Ai tempi il colore biancolilla delle maglie rappresentava un qualcosa di unico, il grigiorosso doveva ancora arrivare ma, comunque, quelle divise che si rivolgevano a sport come il ciclismo, la corsa o il motociclismo venivano indossate con estremo orgoglio. L'acronimo USC, i colori e i volti, al pari di quella torre altissima che da secoli rappresentava la città, racchiudevano un valore aggiunto verso la società di allora; negli anni in cui non esisteva la VAR per determinare una rete o il fotofinish per capire quale ciclista avesse per primo tagliato il traguardo i volti di quei pionieri tradiscono con forza la passione, il rispetto delle regole e degli avversari ma, sopratutto, la voglia di portare avanti quel progetto nato alla osteria La Varesina il 24 marzo 1903. Attilio Ferrari era in quella sede nel 1912, lui, come ciclista della Unione Sportiva Cremonese nella categoria dilettanti, riceve l'omaggio degli altri iscritti per una prestazione in qualche trofeo, gare che sembrano così lontane nel tempo da avere, a volte, regolamenti che cambiavano anche poco prima della partenza. Il volto è rivolto lontano quando, con una maglietta a strisce con quei colori che raccontavano una precisa scelta di vita, è in compagnia della fedele compagna di gare su strade polverose dove i curiosi si accalcavano per scoprire quei nuovi valori che un gruppo di ragazzi aveva deciso di portare avanti. Lo sguardo di Attilio fa capire tutta l'energia di chi vive una passione all'insegna di un acronimo e all'ombra di una torre altissima anche senza sponsor o file di persone alla ricerca di un autografo; i baffi erano il vezzo tipico di quei tempi, la maglietta con i bottoni lungo la spalla era qualcosa da indossare con determinazione e rispetto innanzitutto verso gli altri ma soprattutto verso se stesso, perché rappresentava una scelta da condividere per sempre. Quel gruppo di ragazzi erano complici nella nascita e nello sviluppo di un qualcosa che, a distanza di 120 anni di storia, ha ancora molto da raccontare e da offrire. La Cremonese era, in quel 1912, quella società che organizzava gare di marcia o maratone di ciclismo, il calcio, così come lo conosciamo oggi, stava per arrivare portando quel gruppo di ragazzi verso uno sport nuovo con regole nuove e nuovi tifosi. Due immagini uniche quelle gentilmente concesse dalla famiglia di Enrico Maria Ferrari, due immagini che spiegano come la bellezza di un sogno possa superare i secoli per proporsi, nel 2023, nello stesso identico modo nonostante gli enormi cambiamenti della società odierna. Attilio Ferrari, ciclista categoria dilettanti tesserato dalla US Cremonese, seguirà purtroppo il destino di un altro tesserato dalla società cremonese, quel Giovanni Zini di certo amico dell'Attilio e con il quale condivideva la bellezza di quei valori e quei colori. Attilio perirà nel ottobre del 1918 a causa delle ferite riportate in guerra, lasciando ai suoi colleghi ed amici della Cremonese due immagini che racchiudono la bellezza e l'orgoglio di essere pionieri di un messaggio sempre più attuale e sempre più da riscoprire.

Marco Bragazzi


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