11 marzo 2022

Le curiosità dei Giardini: la tomba del tudesc, l'automa spaventa eretici, la macelleria nell'Oratorio, la magnolia di 150 anni delle Naiadi

Dove furono convento e tempio della inquisizione domenicana – volle amenità di piante e fiori – municipale consiglio 1878” Epigrafe, ancora leggibile su uno dei due vasi ornamentali dei Giardini di Piazza Roma, fu scritta da Stefano Bissolati.

E' noto a tutti i Cremonesi che piazza Roma ed i suoi giardini furono fino al 1870 la grande chiesa di S.Domenico, voluta dagli inquisitori Domenicani nel 1400. Chiesa che conteneva la tomba della famiglia Stradivari nella sua terza cappella a destra detta “del Rosario”

E’ meno noto che tale chiesa sorse come acquisizione di due precedenti piccole chiese dell’ anno 1000. S. Agnese posta sul lato ora Galleria XXV Aprile  e S. Martino posta sul lato di Via Manzoni e Via Solferino.

L’ area di Piazza Roma ha proprio a che fare con i Romani che posero esattamente in quei punti le prime palizzate del loro accampamento primordiale di 2200 anni fa’ quando Cremona era dei Galli Cenomani ( chissà che il termine Cremona non sia originato da Cenomana ).

La Chiesa di S.Domenico su cui ci vogliamo concentrare è stata ampiamente analizzata da testi molto approfonditi e mantiene moltissime opere da lei dismesse presso il Museo Civico di Cremona, Louvre di Parigi, e National Gallery di Londra .

Tale Chiesa fu abbattuta per un vasto movimento anticlericale che si manifestò dopo l’Unità d’ Italia e per il simbolo che da 4 secoli rappresentava:  “Chiesa dei processi e della Santa Inquisizione” Il monastero annesso ( poi divenuto caserma ) e la costruzione dei Giardini post demolizione, racchiudono piccoli sorprese che andremo ad analizzare con una leggera aria di oblìo.

1) La Tomba dei Mariani, che segnava il baricentro della città del 1500 era posta fuori dalla porta principale della chiesa (che dava verso l'attuale posteggio dei taxi della Galleria). Tale tomba era un monumento dedicato all’ antica famiglia dei Mariani e fu abbattuta e dimenticata nel 1787 per il rifacimento della strada postale poiché le vecchie Poste Regie non erano che la vecchia Chiesa di S. Matteo ( ora Banca Unicredit fino a Via Bordigallo), a lato di S. Domenico. (Ne narra Angelo Grandi a metà del 1800).

2) Della Caserma S.Domenico, ne scrive invece Fulvio Cazzaniga nel 1876 sul suo giornae "Corriere Cremonese", che si pubblicava i giorni del mercato mercoledì e sabato. Nei suoi scritti emerge una cosa alquanto “diabolica”: la descrizione di un burattino meccanico, forse del 600-700 (perchè non andare con la fantasia a Janello Torriani e ai suoi automi?) scrive: “foggiato a demonio, tutto ruote e girelle, per spaventare la notte i prigionieri religiosi ed estorcerne confessioni”. Insomma una specie di manichino robot, macchina infernale custodita nella cosiddetta “stanza del diavolo” attigua al vecchio monastero di S Domenico. Di questo strano manichino si dice che sia stato venduto ad un Inglese e portato oltre Manica ad inizio 1800.

3) Una Macelleria ubicata dietro le absidi di S. Domenico, sorgeva probabilmente appena prima del suo abbattimento. Da una vecchia fotografia di Betri da me analizzata si deduce che sull' angolo tra Contrada S. Vito e Contrada Beccherie Vecchie  ingresso Giardini lato Via Solferino ) vi era un’ insegna che recava la scritta “Vendita di carni miste di Rossi Silvio”. Una macelleria, accanto ad una zona rinomata per macellerie medievali ( contrada appunto Beccherie Vecchie ). Esattamente quel lato della chiesa era detto Oratorio del Crocifisso ed era più un ripostiglio o un vestibolo. Secondo la mia idea, guardando la pianta schematica della chiesa e confrontandola con la foto di Betri del 1869, tra l’ abside ed il vestibolo, il commerciante Rossi Silvio vi ricavò un negozietto con un semplice muro aggiuntivo esterno.

4) A causa dell’ Esposizione Industriale Artistica del 1880 si diede inizio alla costruzione di un Palazzo in legno che occupò una superficie di 3000 mq facente parte della parte settentrionale degli attuali giardini . Il Palazzo venne ultimato in tempi record e consegnato il 20 agosto ( la mostra doveva essere inaugurata a metà settembre dal Re d' Italia ). La notte tra il 29 e il 30 agosto la città fu investita da un uragano estivo, un fulmine colpì il palazzo scatenando l'inferno. Il Palazzo della Mostra Industriale fu totalmente divorato dal fuoco fra le 4,00 e le 5,00 di mattina.

L'intera zona posta nel vicolo del Cantoncino ( attuale zona della "Pizzeria Cremonese" ) fu compromessa dalle fiamme. Le case Anselmi, Bellini e Pagliari ed il Teatro Ricci furono seriamente in pericolo. Curioso che il Teatro Ricci , del 1860, venne graziato da questo incendio del 1880 ma non da un secondo del 1896 che lo distrusse per poi essere ricostruito con il nome di Politeama Verdi. Il 4 settembre del 1880 l'area venne liberata dalle ceneri del Palazzo e la Mostra venne allestita in Via Plasio ed inaugurata il 13 settembre.

5) Sempre per la Mostra del 1880 venne prestata una fontana con un gruppo marmoreo (opera di uno scultore locale, il Seleroni), si trattava delle Naiadi. Tale gruppo marmoreo venne trasportato da Castelvetro poiché facente parte dell'Ospizio Biazzi lì ubicato.

Il prestito doveva essere per la sola durata della Mostra ( mai fatta in quel luogo a causa dell'incendio del palazzo sopra descritto ) ma si aprì successivamente una lunga vertenza tra la fam. Marenghi, proprietaria del monumento, l'ospizio Biazzi di Castelvetro e il Comune di Cremona che alla fine acquistò il gruppo marmoreo il 18 febbraio del 1885 per mille lire e senza che fu mai spostato da dov’ era già stato collocato 5 anni prima.Il monumento delle Naiadi è tutt'ora visibile ed è situato accanto alla grande Magnolia a lato di Via Guarneri, donata al Comune dal signor Augusto Pizzamiglio il 4 ottobre del 1881, che la custodiva nel suo giardino in Via Aselli 37. Una Magnolia di almeno 150 anni.

6) Il 9 settembre del 1943 i bersaglieri della caserma Pagliari ( Via Palestro angolo Viale Trento e Trieste ) cercarono di difendere la città dalla occupazione delle truppe tedesche e colpirono un soldato ventenne della Wehrmacht. Il corpo del soldato venne trasportato in un’aiuola dei giardini di Piazza Roma e lì sepolto senza un nome, con una croce in legno a sorreggerne l'elmetto. Per 2 anni l’ aiuola fu detta “la tomba del tudesc” e solo nel 1945, alla fine del conflitto, la salma fu riesumata e restituita in patria. 

7) Edith Templeton, scrittrice eclettica di Praga nata nel 1916, soggiornò a Cremona nel 1953, ospitata presso Albergo Roma di Via Manzoni. Nel suo romanzo del 1954 “The Surprise of Cremona – one woman's adventures in cremona ,parma, mantua, ravenna, urbino and arezzo ” (mai edito in Italiano), descrive la città e persino alcuni suoi abitanti.

Attraversando spesso i Giardini di Piazza Roma si ritrova però a descriverli in modo disdicevole. Il giardino le appare falso per palme non autoctone e per un laghetto. Critica la presenza di un povero asinello che spinge un carretto, per far divertire i bambini figli del dopoguerra cremonese. La scrittrice non sa, ma forse sente…  Non sa del Castrum costruito su quel pianoro sopra il Padus, che scorre impetuoso al posto di Via Platina.  Non sa del probabile Campo Marzio extracastrum al posto di Piazza Stradivari. Non sa delle piccole chiese S. Agnese e S. Martino edificate dopo mille anni e del grande tempio di S.Domenico con annesso Claustrum , trasformato poi in caserma Napoleonica e stalla per cavalli.

Chiuso, abbandonato, odiato per i processi alla strega Ursula Maggi (nel 1582), per quelli contro gli eretici Giovanni Martoia da Ferrara o del frate Gian Battista Gaudenzio Ferrari,( bruciato vivo nel 1573) e per tanti altri processi a noi mai giunti.

Questo posto, odiato per gli Inquisitori Domenicani al punto di essere abbattuto, spianato, trasportato in macerie alla Mosa per livellare le paludi. Venne trasformato in giardino tra il 1871 ed il 1881 con tanto di finta montagnola chiamata S.Martino, (per la battaglia di S. Martino del 1859). Un giardino progettato dall' architetto torinese Roda e consegnato alla città dopo 10 anni dall'abbattimento della chiesa. Inaugurato secondo i giornali locali il 28 dicembre 1881. La Templeton non sa molto della città , ma forse semplicemente all’interno della sua sensibilità di donna e scrittrice SENTE nel luogo l’ostilità dei secoli passati.

Maurizio Mollica


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