14 luglio 2024

Le quattro porte di Cremona. Curiosità e storia. L'importanza delle quote. Punti di controllo attigue alle antiche mura, ecco dov'erano. Poi le trasformazioni

Per introdurre l’argomento delle attuali Porte di Cremona bisognerebbe prima approfondire alcuni concetti. Serve quindi un percorso a ritroso per calarsi nello scenario del tempo.

Le attuali “piazze” che cristalizzano la ubicazione delle Porte di un tempo sono oggi importanti incroci di diverse direttrici e snodi del traffico cittadino.

Stiamo parlando di Porta Po, Porta Milano, Porta Venezia e Porta Romana che i Cremonesi conoscono come Piazza Cadorna, Piazza Risorgimento, Piazza Libertà, Piazza IV Novembre.

Cambia la funzione delle “Porte” divenute meno romanticamente “Piazze”.

Cambia la toponomastica antica delle Porte che, nella stessa sequenza sopradescritta erano Porta Padus, Porta San Luca, Porta Ognissanti e Porta Nova.

Le Porte, dapprima strumento di entrata e uscita da solide mura difensive (munite di levatoi e circondate da fossati) divengono nei secoli, punto di controllo dei traffici commerciali delle merci, pagamento dei dazi comunali, luoghi monumentali, rotatorie per la viabilità diretta verso il centro della città.

Le porte di Cremona sembrerebbero quindi in numero di 4, ognuna a guidare un punto cardinale, ma sappiamo che ciò non corrisponde alla realtà per stessa conformazione antica della città, sovrastata a sud dall’alveo del Padus che la taglia dalla attuale Emilia.

Le Porte non erano affatto nei punti cardinali sud-nord-est-ovest ma erano in nodi strategici e di controllo.

Erano sempre e comunque le zone di accesso alla quota più bassa dell’antico pianoro che permetteva la salita alla quota più alta della città Romana.

In tal senso dobbiamo vedere le porte come contigue alle mura medioevali che vennero costruite la dove le diverse quote incontravano un consistente dislivello.

Le mura, ergo le Porte, trovarono una normale edificazione la dove la parte alta incontrava la parte bassa e vennero costruite solo quando l’alveo del Padus si spostò naturalmente verso sud abbastanza da lasciare ai cremonesi le terre in discesa inizialmente adibite sicuramente ad attività rurali e poi sfruttate per ampliare la urbanizzazione.

Ne sono un chiaro esempio le mura sud chiamate anticamente Bastioni di Porta Romana, che seguono il dislivello tra le parallele Via Cadore (sulle mura ) e Via Giordano (sotto le mura ).

Anche le parallele (ma su diverse quote) vie Grandi– Manna – Bissolati e Massarotti, intersecate dalle loro traverse di collegamento costantemente tutte in discesa, raccontano di questa differenza di quota.

Gli esempi da portare sono a 360 gradi lungo il percorso murario che varia tra i 5 e 6 km di perimetro.

Le variazioni di quote oggi appaiono sempre meno poiché spianate dalle edilizie di duemila anni, dal nostro modo di attraversare comodamente in automobile le vie, senza percepirne le pendenze se non andando in bicicletta.

Chi usa tale mezzo sa benissimo che San Michele è in alto e che Via Speciano scende ma che poi Via XX Settembre risale e risale Via Boccaccino ma al Mercatello si scende verso Piazza Lodi.

Le quote raccontano tutto, il percorso delle acque, la discesa della valle Padana verso l’alveo del Padus, lo sperone geomorfologico della Cremona primordiale che già nel mille dopo Cristo aveva 4 porte dette Ariberta, Natali, Pertusio e San Lorenzo.

In questa introduzione non è mai stata toccata Porta Mosa, ma neanche Porta del Soccorso, neanche Porta S.Guglielmo o dei Tintori, Porta di S.Maria in Orto, Porta del Tempio.

Le Porte sono sempre state funzionali ai tempi, abbattute, stoppate, modificate, orientate in diverso modo a seconda della fruizione.

La città andrebbe vista dal Buscheti del 1400, vi scorreva un colatore naturale detto Fregalinum, certamente paleo alveo della Cremonella e poi inserito nel sistema del Canale Pallavicino .

Guardatela ! Li davanti a voi nella valle.

Niente tangenziale, niente cimitero monumentale e cavalcavia o ferrovia.

Siete a circa 15 metri più in alto dell’alveo del Padus.

Per chi ha una buona vista appare Cremona “la rossa” con le sue possenti mura e le sue tante torri e chiese. Tutto costruito in mattone, materiale autoctono.

Si vede tutto dal declivio che scende dolce dalla zona ora detta Boschetto.

Ma torniamo alla città e alle sue Porte.

Le Porte romane si possono solo intuire e le ha indagate da poco l’Archeologo cremonese  Gianluca Mete ipotizzando alcune ubicazioni interessanti in un articolo pubblicato sullo stesso giornale (leggi qui).

Le Porte del mille si deducono da alcuni atti notarili e rogiti e lasciti ove vengono menzionate.

La città era appunto divisa in 4 Gonfaloni che erano rappresentati da Leoni Rampanti e che sono tutt’oggi visibili alla Loggia Dei Militi e sullo scalone del Palazzo del Comune ad indicare il nome delle antiche Porte :

-La Porta Pertusio era probabilmente al bivio di Via Palestro ( era ancora assente la Civitas Nova ).

Leone Azzurro in campo Argento.

-La Porta Ariberti era forse ad imbocco di Corso Vittorio Emanuele ( piazza Stradivari ).

 Leone Oro in campo Azzurro.

-La Porta Natali era nella zona della chiesa di S.Vitale  ( esattamente come la porta romana di Mete ).

Leone Rosso in campo Argento

-La Porta S.Lorenzo poteva forse essere ubicata in zona Forcello delle due Colonne.

Leone Argento in campo Rosso.

Su queste porte potremmo dire per esempio che la porta Natali prendeva nome dalla Contrada Natali ( Via Platina ) e che il toponimo “natali”  era prima scritto Nautalis, forse ad indicare la antica vicinanza con il fiume che scorreva in Via Giordano.

D'altronde erano detti Platea Piscatoria, dapprima Largo Manini e più avanti il retro del Battistero, ci si vendeva il pesce appena pescato nel fiume.

La suddivisione zonale delle 4 porte antiche era amministrativa, giudiziaria e militare e divideva la città in Vicinie ( parrocchie ).

Ognuna della 4 porte aveva quindi più Vicinie ( almeno 15 o 20 a testa ).

Le porte antiche cessano di esistere quando la città si espande al di sotto del suo livello di massima quota lungo i due assi Cardo e Decumano e loro paralleli.

I borghi nascenti tutto attorno alla città “alta” divengono città stessa e tra 1200 e 1300 la città viene circondata dalle attuali mura.

Tali mura dureranno 600 anni e saranno rimaneggiate, riviste, riassettate per renderle funzionali per esempio alle invenzioni delle armi da fuoco e quindi alle artiglierie, piuttosto che agli assedi in vecchio stile fanteria dove bastava poca acqua di un fossato ad impaludare il nemico.

Decadranno poi come sistema difensivo essendo Cremona inserita in grandi scenari degli Imperi Europei ( Spagna – Francia – Austria ).

Diventeranno in seguito limiti per il transito delle merci.

Saranno abbattute o inglobate in abitazioni e cortili.

Avendo specificato sin dall’inizio che mura e porte sono contigu , stessa sorte sarà per le Porte che decadranno fino all’oblio se non in toponimi di uso collettivo.

Il primo assetto murario “moderno” si ha tra la fine del 1100 ed inizio 1200 con le Porte del Podestà Albricus de Sale che provvede a fare scavare la Fossa alimentata da vari colatori. (1-continua)

Maurizio Mollica


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Luigi Silla

17 luglio 2024 08:41

Quando Francesco Sforza prese possesso della città di Cremona in seguito al matrimonio con Bianca Maria Visconti, la prima cosa che fece fu di cambiare tutti i castellani e i connestabili di Cremona nominando i suoi fedelissimi quasi tutti originari di Cotignola. Il castello di Santa Croce venne assegnato a Michele Cassani da Cotignola (Michele Battaglia); Biagio da Renda castellano della rocchetta di San Luca e connestabile della porta; Sacco da Cotignola connestabile della Porta di Po; Guidino da Cotignola connestabile della porta di San Giovanni e San Michele; Ambrogio da Policastro connestabile della porta di Ognisanti; Leone da Cotignola connestabile della porta Mosa;