Luci, trucco e parrucco, la chiamata dei cantanti, le prove. Prende forma "Il Trovatore" al teatro Ponchielli
“All’erta! All’erta!” le parole che danno inizio all’opera, intonate dal Ferrando di Alexey Birkus.
Il capo delle guardie del Conte di Luna inizia a raccontare l’atroce storia della zingara. Mentre in scena si prova il primo atto, anche noi continuiamo a svelarvi i misteri più reconditi di questa produzione de Il Trovatore.
Nicoló Rizzi, direttore di palcoscenico, si avvicina al microfono che comunica con i camerini e chiama “a rapporto” i solisti che devono prepararsi ad entrare in palcoscenico:“ Marigona Qerkezi, Matteo Felcier, Leon Kim per favore in quinta, grazie”. Dal corridoio tre porte si aprono ed ecco, pronti truccati e in abito di scena, i solisti raggiungere il palco.
Matteo procede a “circumnavigare” il retropalco raggiungendo la quinta opposta dove lo attenderà l’arpa (per ora ancora sostituita dal pianoforte) per intonare la canzone del Trovatore “deserto sulla terra”. Da questa parte Leonora ed il Conte pronti ad entrare al via del maestro di palcoscenico che, spartito alla mano, darà il segnale di ingresso in un punto preciso concordato con il regista.
Mentre sul palco già cantano i solisti ed il coro OperaLombardia, noi ci addentriamo fra le stanze inesplorate del teatro, fino a raggiungere al secondo piano la sala trucco e parrucco. Il truccatore Luca Oblach è al lavoro con alcune prove coadiuvato da Giuseppe e Barbara. “Dal il team creativo abbiamo ricevuto la richiesta di realizzare un trucco essenziale, ma simbolico. Ricordiamo che i personaggi di quest’opera sono tutti scaturiti, secondo l’idea di regia, dalla pira nella quale è arsa la madre di Azucena. Noi sottolineeremo questa cosa con un effetto bruciato attorno agli occhi”. E prosegue “Naturalmente truccare tutti i solisti ed i coristi sarebbe impossibile, pertanto i coristi ci aiutano fissandosi già la base di fondo tinta in autonomia prima di arrivare in sala trucco e lasciandoci quindi il tempo di occuparci con maggiore cura dei solisti”.
Notiamo anche delle parrucche posizionate su delle teste finte. “Abbiamo portato alcuni modelli, proponendo anche un paio di varianti per ciascun personaggio. Dobbiamo stabilire però insieme alla costumista ed al regista quali usare, anche perché alcuni dei solisti hanno già dei capelli meravigliosi che potrebbero essere usati efficacemente in scena. Ad esempio Marigona ha una lunga chioma bionda che starebbe molto bene sul suo costume. Lo stesso è per Alexey, con quel capello chiaro corto ed i tipici tratti del nord Europa potrebbe addirittura non richiedere alcun intervento da parte nostra”.
Salutiamo e lasciamo la sala trucco per dirigerci nuovamente in platea. Il team luci sta ora testando alcuni effetti sui veli in palcoscenico. “Voglio un taglio più laterale per questa scena, riesci a spegnermi quelle anteriori e darmi più luce dietro?” chiede il regista Roberto Catalano. Prontamente Veronica e Oscar in un click dal mixer luci eseguono la richiesta, sul palco come per magia tutto brilla in modo meno nitido, dal lato, proprio come aveva chiesto il regista.
“Il teatro Ponchielli dispone di un mixer luci di ultimissima generazione, non c’è di meglio sul mercato” ci conferma la light designer Fiammetta Baldiserri. Accanto a Veronica ed Oscar poi siederà il maestro alle luci che, partitura alla mano, darà a tempo di musica tutti i cambi luci affinché l’opera sia illuminata coerentemente alla narrazione ed a ciò che accade sul palco.
In buca Jacopo Brusa riceve il testimone dal regista per “comandare” le prove. Come ricordiamo le prove si dividono appunto in prove di regia e prove musicali. Durante le musicali la responsabilità è del direttore d’orchestra ed il regista non può più intervenire a fermarle, allo stesso modo durante le prove di regia il direttore d’orchestra tiene soltanto il tempo per assecondare l’azione scenica.
Intenso lavoro sul suono e sugli equilibri tra palco e buca d’orchestra portano nel risultato finale a sentire nitidamente tutti senza che alcuni prevalga sugli altri. L’orchestra non deve coprire il solista che da solo canta la propria aria dal proscenio, allo stesso modo però devono sostenerlo in modo che lui riesca a ben orientarsi sulla musica.
Anche il lavoro tra regia e direzione è importante, un buon regista non mette mai solisti o coristi a fare movimenti scenici complicati durante brani troppi complessi dove è necessario vedere il direttore per rimanere a tempo.
Lateralmente in quinta vi sono degli schermi che rimandano l’immagine frontale del direttore, in caso l’azione scenica porti il cantante ad essere girato da altra parte rispetto al fronte del palco. L’altro motivo è senza dubbio che la voce non amplificata, per correre nella direzione corretta, deve essere emessa cantando verso il pubblico il più possibile. Soltanto gli effetti previsti in partitura come il brano del trovatore dall’esterno del castello vengono infatti eseguiti in quinta, o per meglio definire “in interno”.
In teatro il concerto di dentro e fuori è inverso rispetto a quello che colloquialmente ci aspetteremmo. I cori e tutti gli interventi fuori scena (per esempio il coro muto di Butterfly oppure “largo al quadrupede” in Traviata) si definiscono “interni”. Gli “esterni” per contro corrispondono a tutto ciò che avviene in scena, sul palco.
Come si riesce a tenere tutto insieme senza cedimenti?
Quale lavoro dovranno fare le maschere durante la prima? Come si preparano i solisti prima dell’opera? Quali eventualità possono mettere in pericolo la buona riuscita dello spettacolo?
Queste ed altre domande troveranno risposta nell’ultima puntata del nostro speciale su Il Trovatore in produzione al Teatro Ponchielli di Cremona. In attesa di scoprire come sarà andata la “prima” di Giovedì 18 Novembre, rimanete collegati con CremonaSera! (Il Trovatore 4-continua)
Fotoservizio di Gianpaolo Guarneri/Foto Studio B12
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