Prima il salvataggio e la rinascita, ora l'autorizzazione della Soprintendenza ai lavori di recupero e il contributo, anche se parziale, della Fondazione comunitaria della Provincia di Cremona a quell'intervento non più rinviabile. Se non fosse per la passione e l'intelligenza del suo custode, Giuseppe Minera, 60 anni, falegname in pensione, il piccolo cimitero ebraico di Ostiano, l'unico del nostro territorio, sarebbe un buco nero, uno sconosciuto fazzoletto verde ricco di storia. Invece le sue pietre sono tornate a parlare.
“Quando sono venuto qui, nel 1987, c'era una giungla: tombe invase dalle erbacce, rovi ovunque, scritte funebri illeggibili, tappeti di bottiglie e vetri”. Ora ogni cosa, in questo angolo di silenzio non lontano dall'Oglio, è al suo posto. E tutto questo grazie a lui, il 'buon samaritano', come lo ha definito affettuosamente il 'Times of Israel'.
Le lapidi sono 41, la più antica, che ricorda Israele Finzi, negoziante, risale al 1812, la più recente, in memoria di Emilia Treves, possidente e impiegata dallo zio notaio, morta di morte naturale, è del 1943. Un anno dopo la comunità ebraica di Ostiano si è estinta con la deportazione di Marcello Finzi ad Auschwitz. Nel passato era stata una realtà radicata e vivace, come testimonia la presenza della sinagoga e di altri palazzi, capace di dare al paese due sindaci e un senatore, Lazzaro Frizzi, che con la moglie, Edwige Brunner, ha fatto molto per Ostiano.
Minera si occupa anche, sacrificando parte del suo tempo e senza mai chiedere niente in cambio, di tenere in ordine i cimiteri ebraici di Viadana, Bozzolo, Pomponesco e Sabbioneta.
Quello di Ostiano ha un grave problema: il muro di cinta è pericolante. Minera si è rivolto all'architetto Giovanni Mambreani, esperto in architettura antica (dimore storiche, chiese, campanili) che spiega: “Gli intonaci della parete perimetrale si stanno sgretolando, in parecchie parti la sua 'pelle' si è staccata, si sono formate crepe, in alcuni punti mancano i mattoni. Quello in programma non sarà un mero rifacimento ma un intervento conservativo, preciso, chirurgico per salvaguardare un luogo dimenticato per tanto tempo”. La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova ha autorizzato il progetto, corredato da una dettagliata relazione storica, presentato da Mambreani.
Il primo fondamentale passo, quindi, è alle spalle. I lavori, della durata massima di un mese, potrebbero cominciare già domani. Ma c'è la questione dei costi dell'opera. Quantificati in diecimila euro circa. La Comunità ebraica di Mantova, proprietaria dell'area, ha inoltrato richiesta di finanziamento alla Fondazione comunitaria della Provincia di Cremona, che ha respinto l'istanza con questa formula iniziale: “Sono stati assegnati i contributi a progetti ritenuti più meritevoli”. Poi, con la mail spedita in queste ore ai rappresentanti della Comunità ebraica, il presidente della Fondazione, Cesare Macconi, ha precisato: “Riteniamo importante dare delucidazioni in merito alla mancata assegnazione del contributo. L'inammissibilità deriva da una mancanza formale relativa alle tempistiche di consegna: come da testo del Bando 2012, le domande avrebbero dovuto essere presentate alla Fondazione entro e non oltre le ore 12 di lunedì 31 maggio 2021, così come i progetti spediti per posta sarebbero dovuti pervenire perentoriamente entro tale data. La domanda cartacea del vostro progetto è stata recapitata presso gli uffici della Fondazione il giorno giovedì 3 giugno e pertanto non rispettava i criteri di ammissibilità al bando in quanto la consegna è avvenuta in ritardo”. Niente da fare, quindi, per una questione di poche ore. Allo stesso tempo la Fondazione ha deciso di tenere la porta aperta: “A fronte però di questa inadempienza, riteniamo che il progetto in quanto tale sia meritevole e, se da parte vostra vi è interesse, siamo disponibili a concedere un contributo di 2.000 euro mediante micro erogazione”.
La Comunità ebraica sta pensando di rivolgersi direttamente ai vertici milanesi della Cariplo. L'architetto Mambreani non fa polemiche, ma sottolinea: “Quando ci sono testimonianze importanti, a maggior ragione in un paese piccolo come Ostiano dove sta procedendo anche il recupero della sinagoga, quelle testimonianze vanno salvaguardate. Ostiano è un caso particolarissimo”.
E lui, il guardiano cattolico del giardino ebraico? Non nasconde la sua delusione: “Sono amareggiato. Sinora sono state fatte tante promesse sempre cadute nel vuoto. Intanto ci sono questi 2.000 euro. Per la quota rimanente, che non è poca, se qualcuno vuole aiutarci, ben venga. Altrimenti cercherò altrove. Se necessario, contribuirò, per una parte della somma, di tasca mia". Una cosa è sicura: "Andrò avanti”. Nell'attesa e nella speranza di una soluzione definitiva, Minera, che ha imparato l'ebraico, è stato diverse volte in Israele e ha tradotto gli epitaffi, continua a consolarsi accogliendo i visitatori del camposanto con la stella di Davide: “Persone singole, coppie, gruppi, scolaresche. Ai grandi studiosi preferisco la gente semplice che arriva, si ferma e ascolta con attenzione le storie di chi è sepolto qui”. Storie che il loro 'confidente' ha ricostruito una a una facendo la spola tra gli archivi e parlando con i testimoni. Prima dei saluti, ricorda una citazione dal Talmud, il codice religioso dell'ebraismo: “Come l'acqua scende dal cielo, così anche la Torah (i testi sacri della tradizione ebraica, ndr) è scesa da cielo. Come l'acqua si raccoglie in recipienti umili, così anche la Torah è conservata nel cuore degli umili”. Come lui.
Nelle foto a scorrimento Giuseppe Minera, il cimitero ebraico di Ostiano, il muro pericolante e il restauro della antica sinagoga
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