28 aprile 2021

Pioppo di S.Felice, relazione ignorata dal Comune per 2 mesi e mezzo. Inerzia costata il taglio di 3 piante secolari, potevano essere salvate?

Due mesi e mezzo di blackout. Di inerzia da Palazzo Comunale. Due mesi e mezzo durante i quali quella pratica è rimasta a prendere polvere su chissà quale scrivania. Eppure, se in Comune chi di competenza avesse preso in carico la pratica, il Pioppo secolare di San Felice (Populus nigra) e le due querce (Quercus robur) oggi potrebbero essere ancora al loro posto. Ma il 12 marzo scorso, a seguito dell'ignavia degli uffici comunali e decorso il termine del silenzio assenso, le motoseghe sono entrate (legittimamente, sic) in azione e di quelle tre piante non resta che il ricordo e quella che in cremonese si chiama “el soc” o “la soca”.

A metà marzo la vicenda, finita immediatamente sui media locali, ha creato grande malumore tra gli abitanti di San Felice e tra i tanti ambientalisti cremonesi, che con Legambiente hanno deciso di andare a fondo facendo richiesta di accesso agli atti per capire come siano andate esattamente le cose. Ed ecco spuntare il documento chiave, di cui Cremona Sera è venuta in possesso. Si tratta della relazione tecnica (la cosiddetta “perizia fitostatica”) che il proprietario del terreno sul quale crescevano le tre piante ha a suo tempo commissionato allo studio tecnico Agro-Forestale del dottor Salvatore Agliata di Brescia, e con la quale si sosteneva la necessità di procedere al taglio.

La relazione è datata 30 dicembre 2020 e in Comune, come si evince dalla nota vergata a mano sul frontespizio del documento, è stata protocollata pochi giorni più tardi, il 4 gennaio 2021. Da quel momento all'entrata in azione delle motoseghe (12 marzo) sono trascorsi due mesi e mezzo. Due mesi e mezzo durante i quali Palazzo Comunale sembra non aver avuto modo di esaminare quelle carte, ordinare una controperizia, esaminare a sua volta lo stato di salute del pioppo e delle due querce. E, magari, salvarle. Trovare soluzioni alternative. Curarle, se era il caso. Potarle, metterle in sicurezza. Niente di tutto questo. La pratica è rimasta nel limbo della burocrazia – complice anche un avvicendamento ai vertici del settore ambiente – favorendo il privato e assicurandogli quel silenzio assenso sulla base del quale il proprietario del terreno ha proceduto con l'abbattimento.

Una volta scoppiato il caso, l'amministrazione ha ammesso la propria responsabilità, dichiarando candidamente che l'abbattimento è avvenuto a seguito di una “mancanza procedurale, per cui non è stata richiesta una verifica strutturale nei tempi previsti per legge”. Non solo: quanto accaduto, ha precisato l'amministrazione, è stato indirettamente favorito da una “transizione dirigenziale che ha fatto slittare i termini previsti per la valutazione del caso specifico”.

Chiacchiere: quelle piante non sono state abbattute dall'oggi al domani, ma due mesi e mezzo dopo che il privato ha trasmesso agli uffici comunali la perizia di parte. In tutto quel tempo l'amministrazione non ha mosso un dito. E stiamo parlando di un pioppo di almeno 150 anni, alto 33 metri, con un diametro del fusto di circa 190 centimetri e due querce alte 16 metri, con fusti da oltre 50 centimetri di diametro.

Certo, nella relazione di parte le condizioni vegetative delle tre piante vengono definite “pessime”, sebbene dalle foto il pioppo e le querce non apparissero così compromesse. Sempre nella relazione di parte, nella sezione delle conclusioni, lo studio incaricato dal proprietario del terreno annota: “Dall'analisi delle alberature, si evincono criticità e difetti rilevanti tali da comprometterne la stabilità con rischio estremo di cedimento da parte delle branche e/o collassamento dell'intera pianta”.

Un quadro indubbiamente serio. Ma, è il caso di insistere, si tratta di relazione di parte, alla quale il Comune non ha avuto modo di controbattere. Non si sa se per mancanza di volontà o per mera inefficienza, ma è un dato di fatto che dal 4 gennaio al 12 marzo nessuno, a Palazzo, si è preso la briga di ottenere un secondo parere. Nessuno ha effettuato controlli suppletivi né valutato altre soluzioni.

E così, sull'onda di questo assurdo laissez faire, dopo gli abbattimenti in febbraio di svariate piante lungo la via Postumia in direzione Malagnino, dopo il taglio delle tre piante a San Felice, è di pochi giorni fa la notizia dell'abbattimento di un intero bosco sulla sponda sinistra del cavo Morbasco nonostante una precedente segnalazione di Legambiente, a quanto pare rimasta inascoltata da parte dell'amministrazione.

E' palese che a Palazzo Comunale qualcosa non va sul fronte ambientale. La catena di trasmissione che veicola la comunicazione e coordina gli interventi tra gli uffici, la giunta, i dirigenti, è saltata. E collezionare figure imbarazzanti, con risposte che nella migliore delle ipotesi costituiscono un'assunzione di responsabilità (a fatti compiuti) non assolve un ente pubblico che con tutta evidenza non è affatto “sul pezzo”. Specie in un settore, come quello ambientale, nel quale la sensibilità della collettività e fortunatamente cresciuta moltissimo in questi ultimi anni.

In allegato la perizia fitostatica

//media2.cremonasera.it/dev_cremonasera/Assets/Files/2021_04/28/151110/relazione_tecnica.pdf

 

Federico Centenari


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commenti


Gualtiero Nicolini

29 aprile 2021 12:07

È troppo chiedere chiarimenti all'assessore di competenza e al funzionario del comune visto che hanno avuto due mesi di tempo e non hanno mosso un dito come dice l'articolo ?

Daniro

29 aprile 2021 12:46

Verde allo sbando? Pare di si anche sul fronte delle potature. In questi giorni di fine aprile si stanno eseguendo lavori di potatura in viale Po. Le piante sono rigogliose con tutto il loro apparato verde e hanno quindi germogliato. È corretto? Le piante ne risentiranno?