21 gennaio 2025

Riportato alla dimensioni originali il grande tavolo della Sala della Consulta. Rientra tra gli interventi per valorizzare il Palazzo Comunale come polo culturale

Il grande tavolo posto al centro della Sala della Consulta di Palazzo Comunale è stato riportato alle sue dimensioni originali, dopo che era stata smontata e collocata nella Sala Azzurra la parte centrale. Opera dell’ebanista Orlando Baltieri, così come le venti sedie e la poltrona in “stile Settecento” che lo accompagnano, il tavolo riprende nelle forme il disegno del pavimento a mosaico della principale sala di rappresentanza del Palazzo Comunale, già adibita, prima dei lavori di sistemazione, riordino e decorazione deliberati nel 1927, ad aula consiliare.

Questo grande ambiente, già decorato nel 1871 su disegno di Vincenzo Marchetti, venne allora ripensato secondo il progetto redatto dall’architetto comunale Aldo Ranzi, mentre per la decorazione della volta con otto tondi che raffigurano altrettante virtù, nonché il disegno del pavimento, così da armonizzare la grande ellisse centrale con le dimensioni del tavolo che si stava realizzando, ci si affidò al pittore Antonio Rizzi, autore anche dei quattro pannelli allegorici da porre sopra le finestre, celebrativi delle glorie cittadine e delle sue risorse economiche.

Nel frattempo si è in attesa del parere della Soprintendenza per la chiusura delle buche pontaie presenti sulla parte più antica del palazzo così da risolvere il problema della presenza dei piccioni che, nonostante gli accorgimenti presi in passato, continuano ad utilizzarle (le buche pontaie venivano usate per conficcare i pali dei ponti, cioè delle impalcature, usati per completare le costruzioni particolarmente alte. Per realizzarle bastava semplicemente sostituire ad alcune pietre le estremità di travi in legno, che finivano così murate nell'insieme e solo in un secondo momento venivano tolte, lasciando aperta una piccola buca che poteva anche essere colmata). Anche per la rimozione del linoleum in alcune parti dell’edificio e il successivo recupero del sottostante pavimento originale in cementine si sta attendendo il nulla osta sempre della Soprintendenza.

“Con questi interventi, insieme ad una nuova intitolazione delle sale di rappresentanza che accompagnerà quella tradizionale, nonché ad una rivisitazione degli arredi, si vuole dare il massimo lustro al Palazzo Comunale per farlo diventare, insieme al Museo Civico ‘Ala Ponzone’, al Teatro “A. Ponchielli” e al Museo del Violino, un polo culturale della nostra città. Ringrazio conservatore del Museo Civico, Mario Marubbi, per la costante disponibilità al confronto e per i preziosi suggerimenti”, dichiara l’assessore Paolo Carletti, che ha la delega alla valorizzazione del Palazzo Comunale.

 

 


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commenti


Gianluigi Stagnati

21 gennaio 2025 11:56

Nel 2017 lo avevano accorciato e riempita la sala con sedie di plastica, poco consone al locale.
Bene che venga ripristinato!

Michele de Crecchio

22 gennaio 2025 02:50

Tra le molte possibili soluzioni alternative alla "vexata questio" di come impedire, nelle facciate monumentali in cotto lasciato a vista ( facciate delle quali è storicamente ricca la nostra città), la formazione dei nidi di piccione all'interno delle cosiddette "buche pontaie", buche la conservazione delle quali, oltre ad essere testimonianza interessante di una antica tecnica costruttiva, a mio personale parere, si rende anche opportuna in quanto arricchisce di importanti effetti chiaroscurali le pregiate e antiche murature destinate ad essere "lasciate a vista" e, come tali, non intonacate), personalmente consiglierei di ripetere la soluzione adottata nel restauro, credo una trentina di anni or sono, del Palazzo Cittanova.
Per tale Palazzo si adottò la soluzione di inserire in tali "buche" piccole inferriate, praticamente costituenti una piccola croce, facilmente asportabili nel caso che le buche dovessero essere riutilizzate o anche solo ispezionate: tali piccole croci ferrate resero impossibile l'accesso in tali cavità a volatili di una certa dimensione come sono, per l'appunto, i piccioni.
Quasi contemporaneamente le analoghe buche preesistenti sulla facciata della chiesa di Sant'Agostino, furono invece "riempite" con un paio di vecchi mattoni, posati a secco e lievemente sporgenti dal "filo" della contigua antica muratura. L'effetto estetico ottenuto con questa alternativa tecnica fu, però, a mio parere, non altrettanto innocuo rispetto all'estetica originale della illustre facciata, come credo sia ancora oggi facilmente verificabile visitando il sito interessato.