10 maggio 2025

Rsa nell'Ats Valpadana, costo medio oltre 2 mila euro, + 9% in 4 anni. Nel 2024 si contano oltre 9mila persone in lista d’attesa con un aumento del 38,13% sull’anno precedente

Oltre 2mila euro: è il costo medio mensile di un posto letto in una delle 88 Residenze sanitarie assistenziali dell’Ats Valpadana. 36 sono quelle ubicate nel territorio cremonee.
Dal 2020 al 2024 l’aumento delle rette medie minime e massime si attesta a oltre il 9%. Sono in aumento anche i posti letto solventi (1130 nel 2024), cioè quelli in cui la retta è completamente a carico degli ospiti e delle loro famiglie. Infine, nel 2024 si contano oltre 9mila persone in lista d’attesa con un aumento del 38,13% sull’anno precedente, a fronte di una media regionale del 26%.

A tracciare il quadro della situazione è un Report, presentato ieri in conferenza stampa a Milano, realizzato annualmente dall’Osservatorio Rsa della Fnp, il sindacato dei pensionati della Cisl.

Parliamo- osserva il segretario generale della Fnp Cisl Asse del Po, Cesira Chittolini – di un comparto essenziale, che si prende cura della parte più fragile della popolazione: gli anziani non autosufficienti. Spesso le degenze nelle Rsa rappresentano un carico economico crescente sulle famiglie, in un sistema che rischia di diventare sempre più diseguale. Negli ultimi anni regione Lombardia è intervenuta a più riprese erogando contributi economici agli enti gestori delle Rsa, ma non ha fatto altrettanto a favore degli assistiti, a differenza invece di altre Regioni come il Veneto e la Puglia. Nel territorio dell’Ats Valpadana la retta media mensile supera i 2 mila euro, ma le pensioni medie sono inferiori ai 1.500 euro. È evidente che c’è un tema di sostenibilità economica da affrontare con urgenza. Non bastassero i costi alle stelle, chi si trova nella necessità di ricoverare un anziano, ha anche il problema di trovargli un posto in tempi accettabili: nel 2024 le domande in lista d’attesa erano oltre 9 mila, quasi 2500 in più del 2023 (va precisato che una persona può avere fatto domande in più strutture). In molti casi, tra la ricerca di un letto libero e di importi più accessibili, le famiglie sono costrette a portare il proprio caro in altre province, lontane da casa”.

“È necessario – continua Chittolini – un piano organico, costruito insieme alle parti sociali, all’interno del Tavolo sindacale permanente e dell’Osservatorio sociosanitario. Come sindacato abbiamo avanzato alcune proposte concrete. La prima è la rivalutazione dei LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza, innalzando il minutaggio minimo settimanale da 901 a 1.200 minuti. Un livello che già oggi molte strutture garantiscono, e che deve diventare standard per tutti. La seconda è la stabilizzazione delle rette, per evitare che le famiglie si trovino a sostenere costi insostenibili. Vanno introdotti criteri chiari, omogenei e legati al territorio, magari favorendo la cooperazione tra strutture dello stesso ambito. La terza proposta è la ridefinizione della classificazione degli utenti: i criteri oggi usati in Lombardia sono datati, e non riflettono davvero la complessità dei bisogni degli anziani. Serve un nuovo modello, basato su livelli assistenziali realistici. Infine, non possiamo ignorare un fenomeno allarmante: la trasformazione di posti letto delle Rsa in Ospedali di Comunità. Un’operazione che rischia di ridurre ulteriormente l’offerta residenziale, senza un vero potenziamento della rete territoriale.”

 


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