18 settembre 2024

San Serafino a Martignana, il periodo paleocristiano e le tracce dell'impero romano e dei suoi porti

Sabato e domenica 14 e 15 settembre si è svolta l'annuale festa di San Serafino patrono di Martignana di Po, un comune cremonese del circondario di Casalmaggiore che ci fornisce l'opportunità di indagare su questa rarissima dedicazione agli angeli serafini, che affonda le sue origini nel periodo paleocristiano. Nonostante il santo si festeggi il 12 ottobre, la festività è in grado di raccontarci vicende affascinanti nate in tempi remoti ma che sono sopravvissute per oltre un millennio cambiando forme, date e manifestazioni esteriori. L'attuale paese infatti, esisteva già in epoca romana come testimoniato da uno splendido basamento di letto o di sedia in metallo a forma di zampa di leone conservato presso il Museo Archeologico di San Lorenzo di Cremona, appartenente a una villa agreste di notevole importanza (posta nei pressi dell'attuale Bastia?) della quale non abbiamo che notizie frammentarie. Presso il Museo di quel reperto così come di altri non è rimasta che la provenienza e nessun dato sulla ubicazione del ritrovamento. Secoli più tardi Martignana venne ricostruita dopo una rovinosa alluvione o una serie di allagamenti che nel corso del Quattrocento e dei primi anni del 1500 hanno stravolto il corso del Po coinvolgendo una larga fascia di paesi rivieraschi che parte da San Daniele, Scandolara per arrivare sino a Vicomoscano e Viadana. L'attuale Martignana che nel frattempo ha perso la definizione 'di Po' ed è stata ricostruita tra il Cinquecento e i primi anni del Seicento, è stata poi ingrandita e ha visto la costruzione dell'attuale chiesa al pari di Scandolara Ripa di Po dove, lo spostamento del centro abitato in posizione meno minacciata dal fiume ha visto il progressivo abbandono del centro esistente intorno alla Chiesa Vecchia e la sua ricostruzione in zona più protetta. Medesimo processo che ha visto l'abbandono della antica Volturnia o Valdoria tra Gussola e Torricella del Pizzo, rimasta fuori dall'argine 'nuovo', i cui abitanti si sono in parte spostati verso i centri vicini (Motta, Ravara, Torricella, Bosco Piazza, Bosco Mina) e in parte, come ci racconta un manoscritto inedito di Don Faverzani di fine Ottocento che trae le sue notizie da un altro manoscritto del Cinquecento trafugato, hanno fondato l'attuale Gussola. Martignana, così come molti altri centri della linea di difesa del Po, gli ultimi baluardi romani in Pianura Padana, è stata riedificata in concomitanza alla costruzione del nuovo argine maestro (1520-1530), a circa due chilometri a nord lasciando l'originaria chiesa di San Serafino restaurata nel corso del 1900 e divenuta un semplice sacello, ai piedi dell'argine 'nuovo'. 

Del diverso tracciato del Po che correva a sud dell'odierna chiesa di San Benedetto di Borgolieto restano molti segni sia sul terreno, argini e bodri tra Gussola e Martignana, che nella rarissima raffigurazione parietale della Madonna della Chiesa Vecchia a Scandolara Ravara, paese il cui tracciato sinuoso ricalca un antico tracciato del fiume. Nell'affresco si vede il Po lambire la chiesa e arretrato rispetto al suo scorrere il centro fortificato di CastelPonzone. Diverse fonti, tra cui lo splendido libro 'Casalmaggiore nel Medioevo' di Giuseppina Bacchi, seguendo l'esempio del Maestro Ugo Gualazzini, hanno indagato sulle dedicazioni dei paesi rivieraschi, da millenni legati al Po, sino a un secolo fa un'autostrada fluviale verso l'Adriatico e l'Oriente. Ed è proprio lì che si trovano le origini degli angeli serafini, figure poco trattate nella Bibbia tranne un cenno nell'antico testamento (Isaia 6:1-13) che sappiamo ormai essere largamente copiato da più antichi testi assiro babilonesi assunti nella cultura ebraica durante l'esilio forzato del VI° sec a.c. I serafini e non Serafino, che è corruzione tarda delle figure celestiali, erano gli angeli più vicini a Dio, entità purissime e per questo venerate sin dal IV° secolo a Bisanzio, Antiochia e Alessandria, primi patriarcati cristiani là dove l'Impero Romano non conosceva i travagli della sua parte occidentale. Ai Serafini, il corrispettivo ebraico di divinità legate ai culti Babilonesi ancora da indagare, sono devoti ancora oggi i cristiani ortodossi e le loro raffigurazioni sono vive nei mosaici che ne adornano alcune chiese esistenti a Istanbul e in diverse parti della odierna Grecia.  La dedicazione a San Serafino è un'altra delle tracce, davvero numerose in quella zona rivierasca, rimaste dell'impero romano a Cremona e nei suoi porti, che resistettero per oltre due secoli (400-600 d.c.) quali ultimi baluardi dell'Impero in un'Occidente dilaniato da carestie, guerre e invasioni. Una ulteriore testimonianza della resistenza romana sulla cosiddetta 'Linea di difesa del Po' che correva sino a Monselice, Ferrara, Ravenna e Venezia, barriera naturale utilizzata già a partire dal IV°contro i barbari che ormai imperversavano in altre zone della pianura. L'Oglio prima e il Po rappresentavano barriere, divenute confini, difficili da superare, utilizzate dall'Impero come già il Reno e il Danubio nel corso del III° e del IV° secolo per mantenere in vita strutture amministrative e difensive e soprattutto porti in collegamento con l'importante base navale di Classe a Ravenna visto che il traffico commerciale e militare sul fiume era l'unico ambito in cui era possibile mantenere una supremazia strategica. San Serafino di Martignana si inserisce nel mosaico di luoghi rivieraschi controllati dall'impero sino almeno al VII° tra i quali il presidio militare di Borgo Lieto (Burgis Letorum) il porto di Agoiolo che per Gualazzini era il Porto Bresciano citato nel capitolare di Liutprando del 715 d.c. e un altro scalo, rimasto per secoli luogo di collegamento tra le due sponde del Po a San Leonardo di Casalmaggiore, chiesa-ricovero per pellegrini lungo tutto il Medioevo, dove sino ai primi anni del '900 era presente una iscrizione in greco sulla facciata, trafugata durate uno dei restauri della struttura.

Impedire ai barbari di oltrepassare il Po era interesse di Roma prima e di Costantinopoli in seguito e Martignana era già lì con la sua chiesa di San Serafino e i nostri antenati. Nel territorio cremonese anche il più piccolo dei paesi e delle cascine è ricco di storia, cultura, tradizioni: pronte ad essere raccontate a chi voglia conoscerle.

Stefo Mansi


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