17 gennaio 2024

Sant’Antonio Abate nella tradizione contadina, tra culto, riti ed antiche tradizioni. La malattia e i proverbi

Nella vecchia stalla, di quelle di una volta, con i muri ed i soffitti bassi, scura e calda, dove l’odore del letame era entrato ormai dentro ad ogni pietra, ricordo quella piccola nicchia nel muro, con una cornice di legno su cui erano ancora presenti due cardini, ma da cui era sparita la porticina che la chiudeva. Al suo interno c’era una vecchia stampa su un cartoncino, con gli angoli ormai piegati: il Santo ritratto era un vecchio dalla lunga barba canuta con indosso un saio marrone e le ciabatte da frate, in mano un bastone, l’aria bonaria, circondato da animali di ogni razza, ai suoi piedi un porcello ed in secondo piano in fuoco acceso. Era Sant’Antonio Abate, ed in ogni stalla nel passato era presente questa nicchia a lui dedicata perchè, essendo il protettore degli animali, aveva sempre un posto di grande rispetto tra le mura delle stalle. 

Chissà se i moderni allevatori hanno ancora memoria di questo culto e se nelle moderne stalle qualcuno si trova ancora posto per la sua nicchia, anche se probabilmente i lavoratori, per la maggior parte di altre culture ed etnie, di sicuro non ne conoscono il culto.

La storia ed il culto del Santo dalla barba bianca

Torniamo al nostro Santo: abate ed eremita egiziano, nacque in un villaggio del Basso Egitto nel 251 da una famiglia di agiati agricoltori cristiani, ma verso i 20 anni, rimasto orfano, decise di abbandonare la sua vita e dedicarsi alla preghiera ed all’aiuto verso i bisognosi, distribuendo i propri beni si più poveri. Una scelta che ricorda da vicino quella di San Francesco D’Assisi, quasi un secolo dopo. Sant’Antonio visse così, in povertà e preghiera,  fino ai 105 anni, quando morì nei pressi di Tebe il 17 gennaio del 356, secondo le fonti agiografiche.

Accanto a lui, portava sempre un maialino e questa insolita compagnia gli valse il titolo di protettore degli animali domestici. 

La chiesa cattolica lo ricorda il 17 gennaio e quella data era una delle più importanti del calendario contadino, scandito dai ritmi delle stagioni e dalle ricorrenze. 

In quel giorno il prete raggiungeva le cascine per la benedizione delle stalle e degli animali da cortile: un segno sicuramente di fede e devozione, ma spesso anche dal connotato leggermente scaramantico. Sia per gli agricoltori che per i loro braccianti infatti gli animali da cortile erano una fonte di reddito e di cibo e quindi importantissimi nell'economia di qualsiasi famiglia: galline, oche, conigli, maiali erano beni indispensabili per coprire il fabbisogno alimentare delle famiglie numerose ed affamate. Era quindi indispensabile che questi animali ricevessero una benedizione ad hoc per farli crescere-ed ingrassare- sani e numerosi. 

Quindi, per il 17 gennaio in stalla si toglievano le ragnatele, si sistemava un altarino con tovaglia bianca e qualche candela, l’effigie del Santo e si poteva quindi procedere con la benedizione delle bestie della stalla e degli altri animali da cortile. La sera poi veniva recitato il rosario,  per rafforzare le preghiere verso il Santo, sempre nella stalla, che soprattutto nel periodo invernale diventava luogo di socialità ed estensione delle poche e fredde stanze di casa, dove non c’erano molte attività da fare. Soprattutto nella stagione invernale, quando il buio calava già a metà pomeriggio e dopo cena non restava che andare a letto, passare quindi del tempo in questa ‘piazza’ era uno dei pochi diversivi da concedersi a fine giornata prima di infilarsi sotto le coperte.

Inoltre con la festa di S. Antonio iniziava il periodo del Carnevale e per questo le donne preparavano gli gnocchi ed iniziavano a cucinare dolcetti tipici carnevaleschi.

Sant’Antonio oltre la fede, tra malattia e proverbi

Doloroso e temibile, l’Herpes Zoster è più comunemente conosciuto come ‘Fuoco di Sant’Antonio’ o ‘Foc sacher’ (fuoco sacro): si tratta di una malattia esantematica caratterizzata da insopportabile sensazione di bruciore delle parti interessate. Ma cosa c’entra il Santo dalla barba bianca con questa malattia? L’origine del nome deriva dal fatto che il nostro eremita, nel deserto, incontrò e si scontrò più volte col diavolo e da questi duelli riportò dolorose ustioni sul corpo. Per questo, la malattia porta anche il nome di ‘fuoco sacro’ o ‘male degli ardenti’ e, sempre per il legame del santo col fuoco, spesso la festa era caratterizzata dal rogo di un falò. Inoltre il maialino stesso, presenza costante  tra gli animali ai piedi del santo, si riallaccia in qualche modo a questa malattia: il grasso di maiale veniva infatti impiegato proprio nella cura delle piaghe causate dal fuoco di Sant’Antonio. 

Non sono da dimenticare poi i proverbi riferiti a Sant’Antonio: il più celebre è senz’altro ‘Sant’Antòni da la barba bianca, famee truuà chèl che me màanca’, che invoca il Santo affinché faccia ritrovare ciò che è stato perso. Spesso questa invocazione viene rivolta anche a Sant'Antonio da Padova, noto come il Santo delle cose smarrite. L’iconografia però ci restituisce l’immagine del santo da Padova come un chierico, con il viso pulito, senza tracce di barba. È pertanto più verosimile che il proverbio sia da riferire proprio a Sant’Antonio Abate, sempre ritratto con una folta barba bianca.

Protettore degli animali e Santo taumaturgo per i poteri di guarigione dovuti alla sua incrollabile fede, Sant’Antonio Abate è stato ed è una delle più profonde testimonianze di devozione contadina del nostro territorio, dove le stalle e gli animali erano fonte indispensabile di lavoro e cibo e dove le tradizioni (ed in alcuni casi le superstizioni) si trasmettevano di generazione in generazione, spesso come unica eredità. Per questo sono diversi gli esempi di chiese luoghi di culto dedicati al Santo nella bassa cremonese di cui vi parliamo nell’articolo dedicato.

 

Michela Garatti


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commenti


ennio serventi

17 gennaio 2024 09:09

C'era. nei tempi andati, oggi un po' decaduta, una breve filastrocca che in tono ironico e boccaccesco poneva una domanda, ricevendone una risposta, al santo celebrato nel ricordo: "Sant' Antonio Abate senza moglie come fate?" Rispondeva lui: "passo i giorni miei felici con le mogli degli amici"

Elena

17 gennaio 2024 09:34

Si tratta pure di Sant'Antonio dei segni?
Mia madre mi raccontava di bacinelle d'acqua poste sul davanzale. Da come congelava si traevano gli auspici sul raccolto