Si restaura la facciata della Sinagoga di Ostiano, testimonianza preziosa della presenza ebraica. I lavori su uno speciale Rai
Il TG3 della RAI giovedì manderà in onda uno speciale sul restauro in corso dell’ex Sinagoga e sui monumenti di Ostiano (edizioni delle 7,30 e 19,30).
Il paese custodisce molti tesori poco conosciuti che meritano di essere scoperti. In particolare le testimonianze della presenza ebraica nel territorio, governato a partire dal 1400 dai Gonzaga, sono molto significative. A partire dalla Sinagoga, situata nel magnifico castello che custodisce anche il delizioso piccolo teatro, al cimitero ebraico, la grande chiesa parrocchiale e l’antica chiesa di Torricella. Ostiano grazie alla particolare posizione geografica e alla storia articolata (appartiene alla diocesi di Mantova, alla provincia di Cremona e gravità su Brescia) costituisce un unicum di ricchezza nelle testimonianze del nostro passato.
L’ex Sinagoga, oggetto di un piccolo ma rilevante intervento di restauro in corso della facciata, riveste un ruolo molto importante e raro nel panorama dei monumenti del territorio.
L’edificio nacque nel corso del Cinquecento, come residenza del rappresentante del potere Gonzaghesco in Ostiano all’interno del castello Gonzaga. Nel 1619 l’allora signore del borgo, Francesco Gonzaga vescovo di Mantova, donava l’immobile in misura equanime alla parrocchia di Ostiano e al convento francescano della Pieve i quali, nel 1731, lo concedevano in enfeteusi alla locale comunità ebraica. L’arrivo degli ebrei comportò per l’edificio una profonda opera di ristrutturazione che interessò particolarmente i piani superiori che furono completamente riedificati e ai quali si aggiunse, sul lato destro, un terzo livello nel quale trovava collocazione la Sinagoga vera e propria. La Sinagoga fu in uso sino alla fine del XIX secolo.
Da questo momento iniziò una lunga decadenza che provocò un pessimo stato di conservazione con crollo di alcune parti compresa la copertura. Nel 2008 il comune acquistava l’edificio dai privati che non erano per nulla interessati alla conservazione e iniziava un lungo, coraggioso e paziente recupero. Un primo intervento di consolidamento nel 2010 ha previsto una delicata opera di sgombero delle macerie e di rinforzo che ha salvato dal crollo definitivo il monumento. Con l’utilizzo di una sofisticata e particolare struttura di ferro, che è stata aggiunta come una protesi medica, si è potuto consolidare l’edificio, ricostruire la copertura crollata e alcuni solai e predisporlo per il futuro utilizzo.
In questi giorni è in corso il restauro della facciata che aggiunge un ulteriore passo nel recupero alla destinazione museale come testimonianza della presenza ebraica nel territorio gonzaghesco. I restauratori stanno completando la conservazione degli intonaci originali e le reintegrazioni degli elementi della facciata con un intervento accurato di restauro (diretto da chi scrive) avente l’obiettivo di ridare vita a questo edificio così importante. Il progetto di restauro timido prepara il futuro accarezzando il passato prevedendo piccole e continue azioni per ridurne ulteriormente la fragilità. Il comune con il contributo del Gal e la collaborazione del Soprintendente dott. Gabriele Barucca (molto interessato a questa testimonianza) sta aggiungendo un successivo tassello nel mosaico della difesa del nostro passato. È previsto anche un importante progetto di riqualificazione del centro che attende la risposta, si spera positiva, dalla Regione.
Anche questo gesto potrà contribuire alla rinascita di uno scrigno di bellezza nel territorio. Questa bellezza del nostro passato non è solo di facciata, non è solo superficie ma riguarda direttamente la nostra identità profonda e stratificata. Così, restaurare queste preziose testimonianze rende i luoghi migliori in cui vivere. E i luoghi migliori rendono gli abitanti migliori. Bene, questa bellezza è una delle poche cose che può cambiare il mondo. Credetemi, nonostante tutto, questa bellezza salverà il mondo. Una persona alla volta, ma lo farà…
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commenti
Anna L. Maramotti Politi
18 novembre 2021 10:14
La conservazione è possibile. Non è un'ideologia, ma una concreta e responsabile attenzione al manufatto architettonico. Da sempre lo ha dimostrato l'architetto Marco Ermentini, attualmente con il suo intervento alla Sinagoga ha evidenziato come l'architettura sia memoria storica, memoria culturale e segno identitario di una collettività. Le competenze tecniche sono a servizio, ma è il progetto a garantire il valore dell'intervento. Restauro timido? Ebbene sì, ma da quanta sapienza e da quanta scienza è supportato.