Spettacolo lungo il Po, tra cielo e terra sulle due sponde del grande fiume aspettando la Pasqua
In questi giorni di silenzio che accompagnano alla Pasqua, la natura ci ha regalato ancora una volta, in terra di Po, spettacoli di straordinaria bellezza. Nei silenzi di un fiume, che si prepara a ruggire nelle prossime ore, tra cielo e terra è andato in scena un prodigioso duello: di quelli che bisogna osservare, e non solo guardare, lasciando da parte la frenesia di tutti i giorni, e fermarsi per cogliere l’essenza di uno spettacolo da vivere in ogni istante, nei suoi mutamenti. Uno di quegli spettacoli che sarebbero piaciuti anche a Nazzareno Condina, indimenticato giornalista, scrittore, poeta, filosofo (e verrebbe da aggiungere profeta) che, senz’altro, ha saputo osservare e immortalare gli scenari di questi giorni da una posizione alta e privilegiata. Da una parte i colori della terra, della campagna, dei villaggi di fiume dipinti, contornati e impreziositi dal giallo della colza; dall’altra il nero, ma anche gli improvvisi bagliori, di un cielo a tratti rabbioso, e a tratti ridente.
“Ogni giorno – come scriveva Paulo Coelho - è diverso dall’altro, ogni alba porta con sé il suo speciale miracolo, il suo istante magico, in cui si distruggono gli universi passati e nascono nuove stelle. I Navajo, infatti, insegnano ai loro bambini che ogni mattina il sole che sorge è un sole nuovo. Nasce ogni giorno, vive solo per quel giorno, muore alla sera e non ritornerà più. Dicono ai loro piccoli: Il sole ha solo questo giorno, un giorno. Vivi bene la tua vita in modo che il sole non abbia sprecato il suo tempo prezioso”. Vivila, aggiunge indegnamente chi scrive queste righe, cogliendo la bellezza, sempre irripetibile, che le terre di fiume, sull’una e sull’altra riva, offrono.
In un ambiente senza tempo in cui il silenzio, ogni volta, è grazia e, soprattutto, si fa necessità per rispondere al caos e alla frenesia di tutti i giorni. Con la consapevolezza che quando un tramonto sancisce la fine di un giorno e l’alba dipinge l’arrivo di quello che viene, il fiume ci ricorda e ci insegna che Tutto è Grazia e ciò che abbiamo di fronte è un dono. Anche in questi giorni in cui il giallo dei campi, le oscurità ed i chiarori del cielo, tra i rintocchi di campane lontane, danno vita al mirabile duello, tra cielo, terra e fiume.
Eremita del Po
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commenti
Elena
17 aprile 2025 17:28
Splendido articolo Quanta nostalgia
Paolo
17 aprile 2025 18:00
Grazie mille
Stefano
17 aprile 2025 18:56
Bravo. Non basta guardare, magari frettolosamente, ma bisogna soffermarsi ad osservare. Anzi a contemplare perché tutto è un magnifico dono, salvo quando porta disgrazie. Un dono da ammirare con assoluta calma e devozione. Per questa natura ci riporta al mistico , parla di esso, ne è un'emanazione.
Paolo
17 aprile 2025 20:56
Grazie mille
Rosella
18 aprile 2025 06:04
Concordo con Stefano.
Pasqua significa "passaggio": c'è chi si prepara a celebrarla in una chiesa attraverso i tradizionali riti cristiani e chi, come Panni, lo fa enfatizzando l'espressività della Natura come" porta".
Colpi di pennello verbali, dotti rimandi alla sequenza del Victimae Paschali, suggestive figure retoriche, come la personificazione di"un Po che si prepara a ruggire", scandiscono questo componimento oratorio dal carattere suasorio, quasi un panegirico di antica memoria, emblematico di chi riconosce "il silenzio come necessità" e la lentezza come dimensione interiore...a ricordare che Dio, come sostiene il narratore da lui citato, si trova in tutto ciò che ci circonda e può e deve essere intuito e vissuto.
Stefano
18 aprile 2025 09:54
Silenzio, lentezza...brava. Premesso che l'una non esclude l'altra, personalmente mi ritrovo di più nella religiosità espressa da Paolo, che in quella di una chiesa gremita di gente per le Funzioni maggiori.
Rosella
18 aprile 2025 11:36
Esatto Stefano, l'una non esclude l'altra, con una differenza sostanziae: l'immanenza di Dio nella Natura è reale, autentica e la religiosità un orizzonte che ti avvolge in un abbraccio che te ne fa sentire parte integrante, mentre nelle nostre chiese, in mancanza di testimonianze carismatiche e credibili, la religiosità a volte risulta mortificata a pura forma.
Stefano
18 aprile 2025 11:52
Cara Rosella, se tu sapessi la mia storia e quella dei miei cari. Quanto menefreghismo da parte della cd chiesa ufficiale, a parte il conforto di qualche buon amico cristiano ed anche non. E quanto ristoro invece volgendo lo sguardo a Dio nella natura...
Stefano
18 aprile 2025 18:51
Mi stupisce tuttavia che su 17 commenti segnalati, né sono comparsi solo 8. Che ha di strano questo articolo da suscitare così tanti commenti non presentabili?
redazione
18 aprile 2025 20:36
I commenti sono nove, molti sono stati inviati per errore più volte. Nessun problema
La redazione di Cremonasera