1 maggio 2022

Terminato il restauro esterno dell'ex Monte di Pietà di corso Matteotti, la Fondazione ora restaurerà la faccia di Palazzo Fodri

Terminato il restauro degli esterni dell’ex sede del Monte di Pietà tra corso Matteotti e via Ala Ponzone. 
Si tratta della parte più recente del complesso di palazzo Fodri, che ospita il Centro provinciale per l'impiego e l'azienda di servizi informatici Net4Market. La costruzione risale all'inizio del Novecento ed è sorta sulle fondamenta della chiesa di Valverde.
 
Il progetto affidato da Fondazione Città di Cremona allo studio Beltrami Architettura e Ingegneria, con la consulenza dell'architetto Angelo Landi, ha puntato all’eliminazione degli elementi di degrado presenti su prospetti e finiture, e a garantire una migliore conservazione dei materiali, attraverso stuccature e la posa di una finitura protettiva idrofuga. Era inoltre necessario garantire migliori condizioni di sicurezza, evitando distacchi imprevisti e ottenere una unitarietà d'immagine complessiva che rimediasse ai tanti interventi di manutenzione disomogenei effettuati nel corso degli anni. L'omogeneità del complesso è stata ottenuta mediante una velatura finale.
 
Tra i punti più problematici, la situazione dei timpani delle finestre e il balcone sul lato del corso, dove si erano formate vaste chiazze di umidità con deterioramento del materiale.
 
Una facciata particolare, quella del palazzo che apre la quinta scenografica di corso Matteotti, ricco di splendidi esempi di dimore signorili, a cominciare dall'adiacente porzione, la più antica, di palazzo Fodri. Il piano terra fino al marcapiano è caratterizzato da un finto bugnato realizzato con una miscela di marmo bianco impastato in malta di calce e cemento, una scelta che, a inizio Novecento, doveva esaltare l'importanza dell'istituto poi diventato Cassa di risparmio delle Province lombarde.
 
Per evitare danneggiamenti dovuti all'azione dei piccioni è stato utilizzato filo elettrificato inserito in una banda in plastica flessibile adesiva, che si adatta all'andamento irregolare del prospetto e agli elementi decorativi, risultando così invisibile.
 
L'intervento, il cui costo alla fine ha raggiunto i 280mila euro, godrà del bonus facciate, per il recupero del 90% dei costi sostenuti nel 2021 e del 60% per quelli di quest'anno.
"Un intervento che abbiamo fatto nella consapevolezza dell'importanza dei nostri beni, che sono poi patrimonio di tutta la comunità cremonese", spiega Uliana Garoli, presidente della Fondazione. "Ora intendiamo proseguire con un ulteriore e più impegnativo lavoro sulla facciata di palazzo Fodri, che presenta alcuni distacchi di intonaco. In questo caso, contrariamente al primo, l'immobile è vincolato dalla Soprintendenza, quindi occorrerà ottenere l'autorizzazione per effettuare i primi assaggi e le indagini propedeutiche".

 


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commenti


michele de crecchio

2 maggio 2022 00:28

Il restauro del celebre palazzo Fodri fu, tra molte polemiche, realizzato in epoca fascista dall'ottimo architetto Vito Rastelli che del suo eccellente lavoro lasciò un interessantissimo "Diario" che fu merito dell'ottimo giovane giornalista Auro Bernardi pubblicare e diffondere nel secondo dopoguerra. L'architetto Rastelli (probabilmente il migliore tra i tecnici allora localmente disponibili) non si piegò infatti alle tentazioni "medioevaliste di chi avrebbe preteso persino di costruire una finta torre gentilizia accanto all'antico palazzo e neppure volle adeguarsi alle brutali semplificazioni "littorie" che i "sacerdoti" (Marcello Piacentini) e le "sacerdotesse" (Margherita Sarfatti) dell'arte del regime, venivano nel frattempo imponendo, fondendo esperienze "novecentiste" con tentazioni razionaliste venute d'oltralpe.
Nel secondo dopoguerra , la facciata del palazzo fu interessata da due particolari vicende.
In primo luogo I busti in terracotta, rappresentanti i "Cesari" romani, furono protetti e "lucidati", con l'uso di resine sperimentali che provocarono un effetto estetico imbarazzante che i cremonesi si affrettarono a definire di "caramellatura", termine ideato credo dal compianto e polemico giornalista Elia Santoro che, se non vado errato, l'aveva già utilizzato con riferimento ad analoghe operazioni che erano già state realizzate a carico sia del Santuario di Caravaggio che della Ghirlanda del nostro Torrazzo, L'opinione pubblica lombarda era stata particolarmente sensibilizzata ai rischi di tali rivestimenti dal risultato disastroso che simili operazioni avevano determinato sulle decorazioni in arenaria della facciata di San Michele in Pavia.

enzo rangognini

2 maggio 2022 08:49

Alla nota di De Crecchio vorrei aggiungere: la penosa attuale condizione del portalino quattrocentesco . Subito dopo la presa di possesso da parte della Fondazione, scomparve un frammento del profilo aggettante sotto la specchiatura interna in marmo policromo che incornicia la colonnina di destra . Negli anni seguenti sono scomparsi vari frammenti delle dette specchiature, probabili souvenirs per visitatori idioti. Un compito di ripristino non da poco per i tecnici della Soprintendenza.