Terroristi rossi, quel covo in via Volturno 3, a pochi metri dal Pci. 31 gennaio 1983, era la colonna Alasia in fuga: arrestati 5 brigatisti
La vicenda dei terroristi rossi da decenni residenti in Francia e mai estradati in Italia grazie alla cosiddetta "dottrina Mitterand", hanno riportato l'attenzione sui fatti avvenuti negli anni Ottanta in Lombardia, specialmente a Milano. E Cremona, fu interessata dal terrorismo? Quello di destra: qui la Digos alla fine degli anni Settanta scoprì simpatizzanti ed aderenti sia alle SAM (Squadre d'Azione Mussolini) che alle SAF (Squadre d'Azione Farinacci) quest'ultima composta da giovanissimi cremonesi e smantellata prima che potesse effettare azioni. Per quanto riguarda il terrorismo di sinistra, negli anni Settanta a lungo si parlò di fiancheggiatori (un ex studente del nostro liceo classico) e forse anche di militanti (una brigatista della prima ora di un paese del cremasco, passata poi in Francia). Ma Cremona finì sulla stampa nazionale quando il 31 gennaio 1983, la Polizia trovò in via Volturno 3, proprio vicino alla storica sede del Pci, un covo delle Brigate Rosse. Dentro c'erano cinque brigatisti della colonna milanese Walter Alasia (quella di cui si parla anche per i brigatisti latitanti in Francia). A Milano i cinque si sentivano braccati e scelsero - con l'appoggio di un basista cremonese - di nascondersi nella piccola e tranquilla città nella zona di porta Milano. Dalla casa di via Volturno i cinque uscivano raramente ma proprio il vivere come topi in quei pochi metri ha portato a sospetti, segnalazioni e poi all'intervento della polizia che li ha arrestati. Con loro avevano portati documenti della colonna in fuga. I cinque brigatisti si sono dichiarati subito prigionieri politici ed erano nomi notissimi dell'eversione brigatista: Adriano Carnelutti (nome di battaglia comandante Franco), Giuliano Marchi, Caterina Francioli, Ario Pizzarelli e Patrizia Sotgiu. Il processo per la Walter Alasia si tenne a Milano.
(le foto sono di Giuseppe Muchetti)
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