21 gennaio 2025

Torna la lirica al Ponchielli con la storia dei Capuleti e Montecchi di Bellini con un finale a sorpresa: Giulietta era cremonese

Romeo e Giulietta. Capuleti e Montecchi; ovvero la storia d’amore per antonomasia in tutta la cultura occidentale. Storia e leggenda nata nel Medioevo ma glorificata dalle parole di William Shakespeare nel Seicento. Una fortuna incredibile che ha portato a mille interpretazioni. Altrettante elaborazioni. E che ha dato vita, e così non poteva non essere, ad altrettante opere come quella che di Vincenzo Bellini su libretto di Felice RomaniCapuleti e Montecchi’ (Tragedia lirica in due atti; prima rappresentazione Teatro La Fenice, Venezia, 11 marzo 1830) che chiuderà la stagione dell’Opera del Teatro Ponchielli di Cremona i prossimi venerdì 31 gennaio (ore 20) e domenica 2 febbraio (ore 15.30). 

A pochi giorni dalla messa in scena, a cura  dei Teatri di OperaLombardia e della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia con la direzione di Sebastiano Rolli e la regia di Andrea De Rosa, è curioso il viaggio nel testo dell’opera, ma soprattutto nella genesi della vicenda amorosa raccontata dal ‘Bardo’.

La storia racconta che il libretto utilizzato dal musicista catanese fu redatto da Felice Romani che adattò per Bellini un lavoro precedente compilato per il  Romeo e Giulietta del compositore  Nicola Vaccaj. Romani, come tanti altri poeti, aveva lavorato su ulteriore elaborazione del testo shakespeariano compiuta da Luigi Scevola. Insomma si imbocca, all’indietro l’impervia strada, delle variazioni sul tema dei due sfortunati amanti veronesi. Ma quello che è interessante, proprio perché ha un ‘sapore’ cremonese, è capire da dove il drammaturgo inglese aveva attinto per comporre una vicenda che rimane nel cuore di tutti. 

Si deve tornare, come sempre, a ‘padre’ Dante Alighieri e alla sua Commedia.  Nel VI Canto del Purgatorio. Virgilio e Dante incontrano il lombardo Sordello che intona quell’invettiva contro l’Italia (quanto mai attuale). ‘Aiuola’ lacerata da scontri e battaglie anche tra nuclei familiari schierati o con i Guelfi o con i Ghibellini, come quella descritta dal verso 106 Vieni a veder Montecchi e Cappelletti. Dei Montecchi molto: erano una potente famiglia ghibellina veronese. Dei Capelletti, guelfi e oppositori dei Montecchi a Verona, non c’è però alcuna traccia. I Capelletti o Cappelletti, furono sì guelfi, ma erano una famiglia di Cremona. ‘Uomin sanza cura’ li chiama Dante; sempre in zuffa con un’altra famiglia cremonese dei Barbarasi o Troncaciuffi. Dispute che alla famiglia, costarono la messa al bando da Cremona per mano di Uberto Pallavicino. Ecco allora che nasce il mistero di questo accostamento. Ne dà una spiegazione Giulio Ferroni, nel suo volume L’Italia di Dante (La Nave di Teseo, 2020). “Si può pensare che, per sfuggire alla comicità di una zuffa tra nomi riferiti a opposto trattamento di pelosi filamenti [Barba contro Capelli] che sarebbe stata incongrua nel contesto dell’invettiva, Dante metta i guelfi cremonesi a fronte dei ghibellini veronesi”. Mai però il creatore della Divina Commedia avrebbe immaginato che, cento anni più tardi, Luigi Da Porto, sconosciuto novelliere vicentino vissuto tra quattro e cinquecento in Veneto, si ricordasse di quei versi, e li utilizzasse per costruisci sopra la Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti; cioè la vicenda di Romeo e Giulietta. Da Porto, certo dell’appartenenza veneta dei Montecchi essendo di quelle zone, non si curò di indagare però sull’origine dei Capelletti. Diede per scontato che fossero anche loro di Verona. Non fece però, come si direbbe oggi, un semplice copia incolla del testo dantesco. Adattò un po’ personaggi e interpreti. Trasformò il nome Capelletti in Capuleti. Ma pure Da Porto non immaginava che la sua Historia potesse essere tradotta a Venezia e finire così nelle mani proprio di Shakespeare insieme ad altre versioni, più o meno note, della stessa vicenda. Il Bardo prese per buona la versione di Da Porto e ci costruì quella tragedia che tutti conoscono come Romeo e Giulietta dando vita a una storia mai esistita dove Romeo era sicuramente un Montecchi di Verona e Giulietta una Capelletti di Cremona. 

Una vera sorpresa. Ora non resta che accomodarsi al Ponchielli e assistere all’incredibile ‘storia’ di questa cremonese. 

Musicologo

Roberto Fiorentini


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