3 aprile 2021

Venerdì Santo con la preghiera silenziosa davanti alla Sacra Spina

L’azione liturgica della Passione di Cristo del Venerdì Santo si apre nel silenzio del profondo raccoglimento di fronte alla croce di Cristo. Nella celebrazione di commemorazione della Passione del Signore in Cattedrale l’assemblea segue l’ingresso del vescovo: senza l’accompagnamento del canto la processione giunge all’altare dove monsignor Napolioni si prostra, con il volto a terra, in un gesto che significa «l’umiliazione dell’uomo terreno e la mestizia dolorosa della Chiesa» di fronte al mistero della morte di Cristo. I fedeli si uniscono inginocchiandosi.

La celebrazione continua poi con la liturgia della Parola in cui è proclamato il Vangelo della Passione secondo Giovanni. «Di nuovo il Passio» ha osservato nella sua omelia in vescovo, richiamando la liturgia della Domenica delle Palme e ponendo questa celebrazione nella continuità del Triduo Pasquale, dopo la Messa in Coena Domini del Giovedì, nel ritorno della ospitalità di Cristo che accoglie in sé le fragilità umane: «Non ci ha chiesto il passaporto della santità per ammetterci a questa liturgia», ha commentato. Nel Vangelo della Passione «gli eventi drammatici che precipitano e ci rivelano ulteriormente questa ospitalità paradossale del Figlio di Dio che non solo ci invita a cena nella sala superiore ma si invita a cena a casa nostra. Questo è il motivo per cui è venuto: ha condiviso la nostra realtà di miseria, solitudine, dolore, violenza, peccato… per trasformare il veleno in pane buono. Il male in bene».

Con gli occhi rivolti alla croce e al sepolcro oggi – ha invitato a riflettere ancora monsignor Napolioni  – «Cristo on passa al largo ma si butta dentro la nostra realtà e porta tutto il necessario per la cena, per il banchetto della vita. Dice: prendete, prendetemi. Dona tutto, si dona tutto, perdona tutto».

Sono «i regali di Pasqua», ricordati in un elenco di grazie che ripercorre i passaggi drammatici della Via Crucis: «Ecco dunque i doni dell’ospite rifiutato: dona la libertà ai discepoli, di seguirlo o di non seguirlo;  dona la verità a chi lo accusa con menzogne, non scende compromesso ma dona la verità; dona il suo Regno ai popoli e ai populismi di ogni tempo e ai miseri imperi di questo mondo i cui regni passano, ma il regno di Cristo resta; dona la sua innocenza e la sua dignità di figlio persino a Barabba; lascia che i soldati si prendano le sue vesti che in cambio lo insultano e lo deridono; consegna il suo mite silenzio a Pilato che lo interroga… quel silenzio è la risposta; consegna sua Madre, Maria, a Giovanni e alla Chiesa, a tutti noi; consegna e dona la sua sete, la sua vita, il suo respiro al Padre e agli uomini; con sangue e acqua che sgorgano dal suo costato dona i sacramenti alla Chiesa e infine consegna il suo corpo morto al sepolcro nuovo e al silenzio di queste ore».

«Là posero Gesù»: le ultime parole della Passione secondo Giovanni sono il termine della riflessione che il Vescovo Napolioni consegna alla Chiesa cremonese nel silenzio del Venerdì Santo e per l’attesa della Risurrezione: «Con questa semplicità disarmante – commenta – con il dubbio se sia una resa o l’attesa della vittoria, si chiude la pagina più grave e decisiva della letteratura e della storia ma più ancora della nostra fede. Portiamoci a casa almeno queste tre parole: “Là posero Gesù”. Tocca a noi attualizzarle chiedendoci come e dove poniamo Gesù nella nostra vita, in quella delle persone che incontriamo, nel mondo in cui viviamo. Sapendo che solo questo ospite rifiutato insieme ai tanti poveri che ne sono il prolungamento custodisce il segreto della speranza e dà in dono la forza di cambiare».

Dopo l’omelia la celebrazione prosegue con la adorazione della Croce con il vescovo che mostra all’assemblea e a tutta le Chiesa cremonese il Crocifisso per l’adorazione dei fedeli che hanno pregato in silenzio restando al proprio posto in ottemperanza alle norme anti-Covid che per questo Venerdì Santo hanno reso impossibile la tradizionale processione per il bacio alla croce, che soltanto il vescovo, a nome di tutta la comunità offre al termine del rito.

La terza parte della azione liturgica è stata poi quella della Comunione con la distribuzione del Pane Eucaristico consacrato durante la Messa del Giovedì Santo e riposto nell’altare dell’Adorazione.

Dopo l’Eucaristia e la benedizione il Vescovo, accompagnato dai Canonici del Capitolo della Cattedrale, si è spostato verso l’Altare delle Reliquie per un momento di preghiera silenziosa in ginocchio davanti alla Sacra Spina, esposta in questi giorni per la  venerazione del popolo, nella impossibilità di seguirla nella processione orante per le vie della città a causa delle limitazioni poste dalle norme di contenimento dell’epidemia.

 

All’uscita silenziosa dalla Cattedrale i fedeli hanno lasciato la propria offerta per la Colletta “pro Terra Sancta”, tradizionale opera di carità a sostegno delle comunità cristiane della Terra Santa. (diocesicremona.it)


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