29 dicembre 2021

Vent'anni fa l'addio al filobus, mezzo ecologico, silenzioso ed economico. Un grave errore in una città che soffoca d'inquinamento

2022, un brutto compleanno per il trasporto pubblico cittadino. Ricorrono infatti i vent'anni dal pensionamento dei filobus elettrici, mezzo ecologico per eccellenza a cui tante città europee sono tornate a guardare per ridurre inquinamento e costi. Una decisione della Giunta Bodini che all'inizio lasciò di sasso la città e gli addetti i lavori. Pensionare i filobus 1-2 che collegavano Ospedale-San Sigismondo con centro e stazione e Viale Po con centro e stazione, con possibilità di scambio? In un primo momento la notizia non venne presa sul serio, tanto più incredibile in quanto giungeva in un momento di forte rilancio mondiale delle filovie, con i significativi esempi italiani di Genova e Bologna che abbandonavano i mezzi a gasolio per l'elettrico.

Ed invece era proprio vero: la nuova SpA di gestione del trasporto pubblico (KM) aveva deciso per la soppressione delle filovie. In quel momento - era il giugno del 2002 - erano passati poco più di  sessant’anni dalla loro prima corsa, avvenuta il 1° dicembre 1940. In quegli anni il filobus, a differenza degli altri mezzi pubblici a nafta, aveva dalla sua il vantaggio di rispondere in pieno alle esigenze autarchiche di quegli anni, procurandosi l’alimentazione direttamente dallo sfruttamento dell’energia idroelettrica allora in piena espansione. Oggi sarebbe invece preferibile dal punto di vista ambientale e dell’economicità di gestione. Ma il danno è stato fatto. Il trasporto pubblico locale è lì da vedere: con poco appeal, quindi con un utilizzo molto basso, con mezzi enormi per gli spazi cittadini. Oggi con una situazione ambientale disastrosa (siamo la seconda città europea per inquinamento), ripensare al trasporto pubblico solo elettrico (ma alimentati direttamente dalla rete non già facendo accumulare dalla dotazione di batterie, in grado di ‘stoccare’  più di 350 kWh di elettricità) potrebbe essere una bella sfida per chi vuole rinnovare Cremona. 

D'altra parte anche la Ville Lumière ha detto sì al passato. Per le strade parigine, è tornato il vecchio tram, che è oramai divenuto più moderno di metrò, bus e auto. Più ecologico, più economico, persino più veloce. E una serie di grandi filobus raccordano la grande periferia parigina. Che tram e filobus fossero mezzi più ecologici, silenziosi ed economici, per la verità, lo si sapeva anche nel 2002, quando Cremona - in controtendenza rispetto al rilancio mondiale delle filovie cui si stava assistendo - decise di mandare i filobus in pensione. “Non in pensione, ma in aspettativa”,  si fece premura di avvertire Annarita Polacchini, consigliere delegato di Km, la società che allora gestiva il trasporto pubblico locale. Purtroppo l'aspettativa diventò pensione definitiva. 

Il sindaco Corada nel 2006 aveva provato a rilanciare l’idea di rimettere i filobus su strada. Tre anni prima, uno studio commissionato dal Comune dimostrava che sarebbe stato consigliabile reintrodurre i filobus: si proponeva la riduzione delle percorrenze del bus navetta e il riutilizzo dei vecchi mezzi magari togliendoli da corso Campi diventato pedonale ma con la possibilità di utilizzare via Manzoni. Vecchi si fa per dire: avevano pochi anni di vita quando si decise di metterli a riposo del deposito di via Postumia.

Nel 2006 poi Km riconobbe:: “Onestamente non siamo pronti, né dal punto di vista teorico, né da quello pratico”. E chiarisce, Polacchini, i motivi per i quali il ritorno dei filobus in città “non può avere una soluzione rapida”.

Il problema sta non solo nei mezzi, fermi da quattro anni e dunque necessitanti di manutenzione: da ripristinare vi sarebbero anche tratti della rete filoviaria. “Innanzitutto - spiegava Polacchini - in occasione di lavori effettuati in via Giuseppina una parte della rete era stata tolta e non fu ripristinata. Sarebbe poi da costruire l’anello alla stazione ferroviaria o a Porta Milano. Infine vi sarebbe da risolvere il problema dell’attraversamento del centro città, non essendo possibile attraversare Corso Campi”. 

Il centro era un tempo attraversato dai filobus che coprivano la tratta della linea 2, ovvero quella che collegava la stazione con barriera Po e copriva la zona dello shopping e dei servizi. “E per avere un reale beneficio ecologico-ambientale - conclude Polacchini - non si potrebbe infatti escludere l’attra- versamento del centro dalle tratte dei filobus.

Negli anni Ottanta, il Comune di Cremona aveva speso parecchi miliardi delle vecchie lire per realizzare la rete aerea, che divenne poi un vanto ed un esempio per altre città. E in molti auspicavano che Cremona potesse trarre esempio da altre città che puntano ad un ritorno al passato. C’è chi sostiene che solo le grandi città tuttavia, riescono a metterlo in atto: la filosofia del trasporto pubblico, soprattutto in città dalle medie e piccole dimensioni, predilige oggi mezzi flessibili, poco ingombranti, adatti al servizio a chiamata. Sembrano però smentire questa tesi città come Parma (una nuova flotta di filobus silenziosi ed ecologici collega ogni parte della città con il centro e con il quartiere universitario), Chieti, Modena e Rimini.

Il sistema filoviario appare comunque, fra quelli a trazione elettrica, quello più dinamico e foriero di possibili sviluppi nell’immediato futuro. Il filobus si presenta in definitiva come ideale ‘ponte’ fra reti di trasporto basate sugli onnipresenti autobus e sistemi più complessi in cui la trazione elettrica potrà svolgere un ruolo preponderante, grazie ai costi d’impianto non proibitivi ed all’esistenza di progetti collaudati. 

Nella foto uno degli ultimi filobus in funzione nel 2002 prima della soppressione delle linee e quindi la cartina con il servizio fornito dalle linee prima della chiusura


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commenti


Pierpiero

29 dicembre 2021 13:25

In vent'anni, purtroppo, tutta la rete filoviaria è stata rimossa ma soprattutto si è spostato nelle prime periferie l'asse commerciale e, di conseguenza, molti dei flussi delle persone che potrebbero utilizzare il filobus.
Quindi tutto il sistema di trasporto andrebbe ripensato perché oggi - forse - più che il triangolo "stazione - ospedale - barriera Po", andrebbe valutato anche il nuovo polo di via Castelleone, fra CremonaPo e i nascenti altri spazi. Che poi il trasposto sia a base filoviaria o con trazione elettrica indipendente, sarà da valutare. Ricordiamo però che uno dei limiti delle filovie è la mancanza di flessibilità dei percorsi, proprio per la necessità di avere una struttura aerea di supporto.

Marco

29 dicembre 2021 14:56

Si, forse erano gia' ingombranti allora anche se piu' rispettosi dell'ambiente. Basterebbe reintrodurre piccoli bus eslettrici, come gia' avviene nelle principali citta' d'europa per dare piu' agilita' al trasporto del centro e delal prima periferia, con un occhio al green