Verso il Trovatore al Teatro Ponchielli. I segreti delle luci e i costumi a tinte naturali. Le prove dei coristi. Il cantiere dell'opera
“Di quella pira l’orrendo foco, tutte le fibre m’arse avvampó!”
Sotto i portici del Ponchielli già riecheggiano le note di Trovatore, la voce di un giovane Placido Domingo accompagna i passanti nella filodiffusione che il teatro di Cremona propone a tutti coloro i quali, per una spesa od una passeggiata, percorrono Corso Vittorio Emanuele II.
Entriamo allora a vedere a che punto è il nostro Trovatore. Entrati in sala non troviamo Jacopo Brusa, bensì il maestro del coro Diego Maccagnola che conduce la parte musicale delle prove di regia. Movimenti scenici, posizioni, il regista Roberto Catalano prova tutto ciò che ha ideato per il Coro di OperaLombardia impegnato ad interpretare armigeri, gitani e religiose.
Il cremonese Riccardo Dernini ha uno dei due ruoli comprimari da corista, ovvero il “vecchio zingaro” e proprio in questo momento si sta provando il suo intervento e ciò che provocherà: “Compagni avanza il giorno: a procacciarci un pan, su, su! Scendiamo per le propinque ville!”. Così lo zingaro esorta i propri compagni a seguirlo, ed il coro prova l’uscita di scena. Usciamo anche noi, e cogliamo la pausa per tornare in sartoria dove il regolare “frullo” della macchina da cucire ci segnala un momento di piena attività; si sta infatti già mettendo a misura tutti gli abiti di scena dopo che i membri del cast hanno fatto la prova costume e sono state prese le misure. Orli, tagli, punti, le mani dei sarti scorrono rapide fra i tessuti.
Tante sfumature di grigio, è questa la realizzazione dell’idea registica per i costumi?
“Certamente - ci conferma la costumista Ilaria Ariemme - abbiamo realizzato i costumi con tinte naturali, interamente colorati a mano, ma sono tante declinazioni della cenere. La cenere è ciò da cui nasce quest’opera, il mondo di Trovatore scaturisce dalla pira della madre di Azucena, e tutti i personaggi che ne conseguono sono anch’essi in parte, chi più chi meno, metaforicamente frutto di quella cenere, bruciati. Per questo abbiamo declinato anche negli abiti le tante sfumature di cenere, eccezion fatta per Leonora, lei è la luce di quest’opera”.
Il taglio degli abiti a cosa si ispira?
“Non abbiamo deciso un periodo, abbiamo già detto che questa è un’opera senza tempo che avviene in un non-tempo, un presente inesistente ed inconsistente, così ci siamo ispirati ai costumi del periodo in cui è ambientata l’opera, il quindicesimo secolo, ma solo citandolo nel taglio di alcuni costumi e di alcuni accessori. Per il resto vedrete modelli neutri, senza una forma realmente definita e rigida”.
Il lavoro di squadra procederà poi con il trucco ed il parrucco, sempre in sinergia con Ilaria, si svolge nelle stanze dedicate accanto ai camerini del coro, vi porteremo con noi ad esplorarle nella prossima puntata.
Torniamo nel retropalco, i coristi sono rientrati e Roberta Pagliari, capo attrezzista, sta cercando di realizzare una richiesta molto particolare giunta dal regista. Un’ampolla di vetro deve apparire illuminata e colma di liquido opaco. “La luce non è sufficiente, abbiamo messo del latte ma opacizza eccessivamente, deve brillare di più. Serve più luce!” Ed eccola partire ad ordinare nuove lampade led più potenti. Il teatro è anche questo, continue prove, tentativi per realizzare tutto ciò che prima era soltanto un’idea nella mente del regista.
Lasciamo Roberta ed il suo staff al lavoro sugli oggetti di scena ed incontriamo Barbara Sozzi, responsabile della comunicazione e media del Teatro.
Onnipresente, Barbara non si limita a spedire mail ed aggiornare i social del Teatro, ma gestisce proprio tutte le comunicazioni ed i rapporti con gli esterni.
“Le persone a volte non capiscono tutto quel che c’è dietro, ma è un grande lavoro di squadra, di collaborazione”. Il teatro è abituato a gestire più cose contemporaneamente, e mentre noi spettatori siamo comodamente seduti in platea a goderci un concerto, due piani sopra un team di persone sta già creando dal nulla la stagione successiva. Infatti ci saluta con un rapido “scappo, ciao!” e torna ad occuparsi della prossima stagione già nel pieno della realizzazione. Ma noi non siamo ancora appagati: non abbiamo parlato delle luci. Nella semioscurità scorgiamo Fiammetta Baldiserri, Light Designer, e la rapiamo per farci svelare i segreti dell’illuminazione di questo Trovatore.
“Ho creato un progetto sulla base dei bozzetti che mi aveva mandato il regista, e quindi su quelli ho codificato alcuni tagli di luce che poi abbiamo modificato con Roberto fino a giungere al risultato ottimale. A Cremona abbiamo luci migliori ed abbiamo potuto evolvere questo allestimento perfezionandolo ulteriormente. Naturalmente anche noi abbiamo lavorato su un colore neutro, a tinte di bianco. Non è un’opera colorata, avviene tutto in un tempo narrativo che non corrisponde al presente, ed anch’io ho cercato di assecondare questa visione con luci mai prevalenti ma in egual modo complesse ed efficaci.” In epoca precedente si montavano lampade singole fisse, e questo significava che ad ogni cambio o correzione il tecnico doveva arrampicarsi, spostare la luce, ed attendere l’ok da light designer e regista. “Oggi lavoriamo con luci motorizzate, le cosiddette teste mobili, che permettono senza tutta questa difficoltà di spostare il fascio di luce o la sua intensità da un computer manovrato da un tecnico luci. In un click si cambia tutto, è molto più rapido ed è anche meno dispendioso”.
Ci ha incuriositi così tanto questo approccio che non potevamo farci scappare i tecnici, gli esecutori del progetto. “Noi riceviamo in genere un progetto in anticipo, in un linguaggio codificato che noi sappiamo interpretare, e in questo modo facciamo trovare già montate tutte le luci alla Light Designer. Non abbiamo bisogno del suo supporto per farlo, è come una mappa o una ricetta, e così con quel progetto noi siamo in grado di rimontare le stesse luci in tutti i teatri del circuito” ci spiega Marco Bellini, a capo della squadra di elettricisti.
C’è da dire che poi questi stessi elettricisti, conoscendo gli altri teatri in cui andranno a montare l’impianto, suggeriscono le modifiche da apportare perchè tutto funzioni anche nelle altre repliche. “Mi fido molto di loro, sono competenti e sanno perfettamente quali sono le criticità degli altri palchi, è davvero una bella squadra” ci sottolinea Fiammetta.
Come funzionano le prime prove d’orchestra? Quale trucco può descrivere una regia di questo tipo? Quale idea musicale ha il direttore di questa partitura e in che modo la realizza? Quali effetti musicali nasconde questa partitura, ed in che modo vengono riprodotti? Queste ed altre domande troveranno risposta nella prossima puntata del nostro viaggio nel magico mondo de Il Trovatore! Naturalmente, su CremonaSera. (Il Trovatore-3)
Fotoservizio Gianpaolo Guarneri/StudioB12
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