Volontari nell'hub del vaccino, la faccia bella di Cremona: efficienza, organizzazione, gentilezza e sorrisi
Esiste una fotografia bella dell’Italia che, nonostante tutto, regala respiro ed una grandissima dose di umanità. Sono i volontari che operano all’interno dell’hub di CremonaFiere che, coordinati dall’Azienda Socio Sanitaria Territoriale, sono riusciti a creare una bolla di efficienza e di perfetta organizzazione all’interno di un sistema decisamente complicato. Persone che restano spesso nel silenzio ma che senza di loro l’ingranaggio del polo vaccinale non potrebbe funzionare. Noi, abbiamo trascorso un pomeriggio tra loro per conoscerli da vicino.
“L’apporto dei volontari è basilare – ci spiega immediatamente Giampietro Morstabilini, Dirigente dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Cremona – qui ne abbiamo di diverse tipologie: Protezione Civile, che si occupa dell’afflusso esterno all’hub vaccinale, all’ingresso abbiamo Auser, dedicata all’accoglienza con la misurazione della temperatura, igienizzazione delle mani ed assistenza ai disabili accompagnandoli lungo il percorso agevolato all’interno della Fiera. Ci sono poi volontari ANFASS che ricevono o la persona disabile o l’individuo fragile e forniscono informazioni utili per potersi vaccinare e muovere agevolmente durante il percorso. Non ultimi, abbiamo Siamo Noi un’associazione di volontari molto numerosa rivolta alla collocazione ed al mantenimento dell’ordine dei flussi all’interno del padiglione – specifica Morstabilini – Sono tutte figure fondamentali, senza di loro sarebbe impossibile un’organizzazione così efficace”.
Ogni associazione prevede turni di tre ore, terminati i quali ogni capogruppo lascia le consegne per il turno seguente. Nulla è lasciato al caso. Si ha l’impressione di essere immersi piacevolmente all’interno di un meccanismo perfetto. Ogni associazione prevede un percorso di formazione ed ogni nuovo volontario, sconosciuto all’ambiente dell’hub, viene adeguatamente istruito. Ogni volontario, come da normativa, viene vaccinato prima di iniziare a svolgere il proprio servizio.
“Siamo tutti impegnati per velocizzare e svolgere al meglio ogni procedura – spiega Morstabilini – un apporto importante è stato dato dall’Ente Fiera che ha messo a disposizione il personale assunto e tutti i materiali ad uso gratuito, box, seggiole, tutto il necessario per organizzare la logistica. Le seggiole a rotelle sono state donate da Lions ed altre associazioni. Quando serve tutti facciamo tutto. Abbiamo passato mesi difficili ma l’arrivo dei vaccini ha dato nuova energia a tutti. Una luce di speranza per scrivere la parola fine – continua – non si calcolano più le ore che passiamo qui, la nostra è diventata una missione. Siamo esausti ma spinti dal desiderio che tutto finisca quanto prima”.
Uno spaccato lontano da quelle vetrine mediatiche dove emerge, spesso, quell’Italia pasticciona, tutta buon cibo, sole, mare e decisamente disordinata per utilizzare un eufemismo. In realtà, esiste un’Italia dal cuore grande capace di distinguersi perché possiede non solo un patrimonio culturale invidiato da tutto il mondo ma, anche, caratterizzata da quello spirito umano che ci contraddistingue in ogni missione estera.
“Accompagno i soggetti fragili, coloro che necessitano di un percorso alternativo, breve e di un’assistenza particolare per accelerare i tempi di vaccinazione – ci racconta Claudio Vezzoni, volontario ANFASS – è importante trasmettere delicatezza e dolcezza, basta una parola buona perché sono soggetti che possono essere turbati da un ambiente così grande e a loro sconosciuto. Per me è un’immensa soddisfazione personale, mi arricchisce molto con quella carica umana preziosa, consiglierei a tutti questa esperienza”.
È facile cogliere il sentimento che smuove ognuno di loro. L’intensità della grave situazione generata dalla pandemia ha fatto scendere in campo uomini e donne spinti solo dal desiderio di rimboccarsi le maniche, in silenzio, per aiutare semplicemente chi si trova maggiormente in difficoltà.
“Ho sentito il dovere di mettermi a disposizione per aiutare la gente. Opero in Fiera dall’inizio della pandemia. Ci alterniamo in vari gruppi da tutto il territorio cremonese e casalasco. Turni al mattino, turni al pomeriggio – rivela Stefano Polenghi, Protezione Civile – se penso ad un’immagine chiara e positiva di questo periodo difficile è quella rappresentata dalle persone anziane, vogliono essere vaccinate. C’è chi mi chiede perché non sono ancora stati chiamati. Avverti in loro il desiderio di ritornare alla vita per uscire dallo stop di questo anno, per me è soddisfazione, non sono fermi, non si lasciano andare. È impagabile”.
Il semplice grazie ha assunto un valore unico, forse, dimenticato in quella che era la nostra vita prima del virus così come si è amplificato il desiderio di mettersi a disposizione per gli altri.
“Cerco di fare la mia parte nel progetto per la vaccinazione. Credo sia una cosa buona. Ho sempre fatto volontariato, ero negli scout, sono stato formato per prestare servizio – spiega Leonardo Saulle, volontario Siamo Noi – la cosa più bella è vedere che ci sono tante persone che si prestano come volontari senza secondi fini. Promuovo il volontariato, al di là del pensiero personale in merito ai vaccini, perché credo sia giusto aiutare chi ne ha veramente bisogno”.
La verità delle emozioni e dei sentimenti traspare in modo evidente dagli occhi di ogni componente dell’hub perché se da un lato le mascherine che indossiamo tolgono, dall’altro evidenziano gli sguardi.
“Noi ci occupiamo dell’accoglienza e la nostra missione è cercare di rendere meno difficoltoso possibile l’ingresso in Fiera alle persone, nei casi che lo richiedono, supportiamo con carrozzine e se necessario le accompagniamo durante il percorso. Non solo – specifica Giuseppe Dizioli responsabile Auser città di Cremona – per chi lo richiede, andiamo a prendere a casa tutti coloro che hanno impedimenti motori o che sono allettati. Le nostre vetture sono attrezzate in modo adeguato. Andiamo a prendere a casa chi necessita di aiuto, li scortiamo durante le procedure di vaccinazione poi li riportiamo a casa – prosegue – dall’inizio del covid abbiamo cominciato con il portare a casa la spesa poi abbiamo cercato di migliorarci sempre più per aiutare chi ha veramente bisogno”.
All’interno di questo piccolo mondo organizzato distingui ruoli, appartenenza a personale medico sanitario piuttosto che alle diverse associazioni solo da indumenti, divise o casacche di associazione ma, in realtà, tutti sono diventati una famiglia unita per sconfiggere il covid.
“Credo sia difficile raccontare in poche parole ciò che proviamo – sottolinea Emanuela Nannini coordinatrice infermieristica – è un momento di fatica ma da un punto di vista emotivo ci consegna moltissimo, tante le storie che ci vengono raccontate, tante le difficoltà che affrontiamo quotidianamente ma le fronteggiamo serenamente con la consapevolezza poi di ritrovarci di nuovo tutti insieme”.
Esiste un denominatore che accomuna nell’impegno straordinario volontari e personale ASST, è la capacità di ascolto perché, soprattutto per gli over 80, recarsi all’hub vaccinale diventa un momento di liberazione dall’isolamento in cui il virus ci ha confinato. Storie di vita lontane dal pietismo ostentato ma infinitamente intrise di umanità.
“Ero medico condotto a Cingia de’ Botti, ho sempre fatto questo nella vita, sono sempre stato a contatto con le persone, era inevitabile che venissi qui – così Giorgio Medagliani, medico volontario – oggi avverto nella gente molta preoccupazione sia in merito alle patologie sia per le vaccinazioni, però, accettano molto volentieri il vaccino. Io vivo a stretto contatto con loro. Ho messo a disposizione la mia esperienza”.
Le foto e i video sono di Studio B12 di Gianpaolo Guarneri
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commenti
Andrea Fontana
17 aprile 2021 10:58
Mi accodo ai complimenti.
Ho accompagnato un paio di famigliari anziani alla vaccinazione e ho riscontrato organizzazione, accoglienza, cordialità ed empatia.
Questa è la faccia bella dell'Italia, quella di cui andarne fieri.