"Amarsi ancora"? E' possibile, se ognuno alla Cremonese farà la sua parte non per contratto ma per amore di questi colori
“Amarsi ancora, fallo dolcemente, solo per un’ora, perdutamente…”
E’ il leitmotiv (con una piccola licenza sul testo) della canzone ‘Amandoti’ scritta da Giovanni Lindo Ferretti, voce dei ‘CCCP-Fedeli alla linea’, gruppo musicale punk rock italiano attivo dal 1982 al 1990 e reinterpreta ad inizio anni 2000 da Gianna Nannini.
Da ‘amami’ ad ‘amarsi’. E’ bastato cambiare l’ultima sillaba, per farne una breve quanto incondizionata dichiarazione d’amore tra una squadra ed i suoi tifosi, nello specifico quelli grigiorossi, che l’hanno intonata in molte occasioni, soprattutto nella stagione 2022/23, quando la Cremonese tornò a calcare i campi della Serie A dopo 27 campionati di purgatorio.
Una stagione difficile, resa ancora più complicata da una serie di errori della società in fase di mercato e a stagione ormai inoltrata. Questo non ha però intaccato l’entusiasmo dei tifosi che, partita dopo partita, suggellarono un patto con la squadra: lottare insieme fino alla fine, onorando la maglia ed i suoi colori.
Il verdetto fu una retrocessione amara, che nonostante tutto lasciò in eredità un forte legame tra tifoseria e squadra, pronti e decisi a riprendersi insieme, l’immediata rivincita.
La realtà dei fatti, dopo una promozione persa sul traguardo la scorsa stagione e una partenza per nulla entusiasmante in quella attuale, è quella che vede una tifoseria chiedere conto non tanto dei risultati altalenanti - che fanno parte dello sport e del calcio in particolare- ma di prestazioni incolori e senz’anima, di cui la squadra si sta rendendo protagonista in questa prima parte di stagione.
Un coro che ha lasciato il posto a fischi e cori di tutt’altro genere, in uno Zini che, al netto degli abbonati che hanno creduto ancora una volta alle promesse fatte dalla società, appare sempre più spoglio.
Le aspettative disattese sono una gran ‘brutta bestia’, soprattutto se accompagnate da prestazioni che non onorano, fosse anche solo per un minuto, quella maglia che li rappresenta e li accomuna. L’alternativa è quella di aver sopravvalutato le qualità della maggior parte dei giocatori, ma crediamo - e speriamo - non sia questo il caso.
Un ponte interrotto, un vuoto difficile da colmare, da lì a veder nascere delle incomprensioni, il passo è breve: le sconfitte nei derby con il Brescia ed il Mantova, hanno dato il sentore del tradimento, a cui poi sono seguite scelte fatte nel totale silenzio.
In amore ignorarsi è impossibile, chiarirsi è complicato ma necessario. Lo deve fare prima di tutto la società, non a parole, ma con scelte ben precise nel prossimo mercato, non tanto in funzione delle qualità dei singoli giocatori, ma della voglia di lottare e sudare per questa maglia: tutti sono utili, nessuno indispensabile, serve gente affamata e motivata, non arrivata.
Forse ha ragione chi dice che alla Cremonese si sta troppo bene, solida economicamente, strutture di prim’ordine, contratti importanti e soprattutto, al netto delle grandi aspettative, poca pressione o almeno così pare. In tutto questo la società è la prima responsabile: assente e silente, troppo poco per una società con grandi ambizioni, ancor meno un un momento di confusione come quello che stiamo vivendo.
Pesa obiettivamente l’assenza della figura di un presidente che viva quotidianamente l’ambiente grigiorosso, che faccia vedere e sentire la sua presenza, allo stadio come durante alle partitelle. La scelta di Francesco Dini come successore di Paolo Rossi, ha sicuramente delle motivazioni valide, ma non va a colmare il vuoto che si sta aprendo tra la società ed i tifosi in un momento dove bisogna restare uniti.
Le pagine più belle della storia della Cremonese, piaccia o no, sono indissolubilmente legate a una società trasparente e i tifosi grigiorossi hanno buona memoria di questo. Il calcio cambia? Sarà, ma i valori che servono a fare la differenza nella vita come nello sport son quelli, sempre che ci siano.
Manca una figura di dirigente, come quella ricoperta da Ariedo Braida nella stagione della promozione, ingombrante per qualcuno forse, ma con l’esperienza, la competenza, la capacità di aprire porte che ai più restano precluse e l’intelligenza di trovare le parole giuste in ogni occasione, con qualsiasi persona, dal giocatore, al tifoso, al magazziniere.
‘Amarsi ancora’ è possibile, dopo che insieme si sarà fatto un esame di coscienza ed ognuno sarà pronto a fare la sua parte, in funzione del suo ruolo, remando tutti con il massimo impegno nella stessa direzione ed è la società che deve dettare i tempi e la direzione.
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