26 ottobre 2022

"Tutti gli uomini sono liberi e indipendenti" quel motto scritto sul violino per Obama

Tutti gli uomini sono per natura ugualmente liberi ed indipendenti”. Per leggere questo motto, che poi si sviluppa in una serie di articoli sulle libertà civili delle persone, avete due possibilità; o vi leggete la dichiarazione dei diritti dello stato della Virginia del 12 giugno 1776 o prendete in mano un violino che si trova alla Libreria del Congresso a Washington. Il violino, con il motto chiaramente visibile lungo la fasce dello strumento, è un regalo, un regalo fatto da una coppia di persone al allora Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Lo strumento è definito come una copia di uno Stradivari ma non è stato fatto a Cremona, il Maestro liutaio che lo ha creato si chiama Jamie Marie Lazzara e ha la sua bottega a Firenze. Jamie vive nella città attraversata dall'Arno, ha studiato liuteria nella città adagiata su Po, è nata nell'Illinois ma è cresciuta a Los Alamitos, in California, a due passi da quella Long Beach che trovi spesso in molti libri o film.

Quel violino è uno strumento che rappresenta un linguaggio universale, quello musicale, ma che racconta di alcuni valori che non hanno bisogno di essere trasmessi, si presuppone che siano parte fondamentale della vita di ogni persona, così come la natura stessa degli uomini. L'uguaglianza non è una condizione da mettere in discussione, non può essere discussa anche se rappresenta un equilibrio fragile e spesso incrinato in un sistema sociale che tende ad acutizzare le disparità a favore di coloro che hanno strumenti tali da poter decidere senza considerarla. Le leggi, come scritto anche in quella dichiarazione del 1776, sono parte integrante di quella uguaglianza che fa capo al governo civile, sono la struttura portante di un percorso che viviamo in ogni momento e che dovrebbe aiutarci ad affrontare problemi e scelte personali. Ciò che acutizza la differenza tra le persone è la mancanza di confronto, ovvero il fatto di non voler adattarsi a quei valori perché alcuni possono scegliere a differenza di altri che non hanno questa possibilità in una sorta di pseudodemocratico - Vorrei, ma non potete -.

E' la democrazia, bellezza! E tu non puoi farci niente. Niente!” rivisitando un cinico Humphrey Bogart che anticipava il futuro via telefono in quel rapporto tra la stampa, cittadini ed istituzioni. Una premonizione corretta quella di Bogart, già anticipata da Orson Wells che vive male e in solitudine a causa di valori non condivisibili, non cerca un confronto ma pone solo se stesso al centro dei suoi stessi desideri.

Oggi il confronto è via social, sembra come una sorta di premonizione lanciata da Bogart e Wells che prende forma, non ci puoi fare nulla se non ti piace, la democrazia social ha, teoricamente, nella libertà d'espressione il suo perno principale, se non ti va bene isolati e passa il tempo a cercare Rosabella, per pur utile o inutile che possa essere quella ricerca. Ineccepibile come ragionamento, l'uguaglianza, la libertà e l'indipendenza sono garantite, non vi sono limiti se non quelli stabiliti dalle leggi che sono fondamentali nella vita di ogni giorno, siamo tutti uguali eppure alcuni scappano dal confronto e poi decidono per tutti senza di esso. Una volta che le decisioni sono prese senza confronto o dialogo la democrazia, ovvero il valore più alto di una struttura sociale, non è più quel bene primario che è sempre stato al centro dei desideri di quasi tutti gli abitanti di questo pianeta, ma si trasforma in un merito proprio e personalistico che non riconosce le scelte altrui, una sorta di digestivo con un bel nome offerto al termine di un pranzo per far accettare agli ospiti portate di pessimo livello. L'assenza di confronto genera arroganza di pensiero e di azione, genera una visione unilaterale di valori che dovrebbero essere naturalmente condivisi.

Quel violino reca una scritta pensata 250 anni fa, scritta che mai come oggi dovrebbe essere sempre più attuale così come il rispetto dello strumento. Il ragionamento deve essere chiaro, se io dovessi voler suonare quello strumento darei origine solo a rumori che griderebbero vendetta e potrebbero dare origine ad un pericoloso, nei miei confronti, lancio di pomodori e uova marce, un virtuoso darebbe una vita ad applausi ed acclamazioni; eppure lo strumento è lo stesso, le persone che dovrebbero suonarlo appartengono a questo pianeta ma hanno capacità diverse. Il virtuoso condivide tramite il violino le sue capacità con il pubblico, io risulterei solo arrogante, indisponente verso una analisi personale e ad un confronto con lo strumento.

Quel violino, che compone parte della collezione musicale della Libreria del Congresso, può fare tante cose, può essere suonato o può far passare un messaggio facile da capire nella sua immediatezza, ma che sembra sempre più arduo da vedere applicato nella sua interezza.

Marco Bragazzi


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