6 maggio 2021

Amare Dio è pericoloso

 

Cristo mia dolce rovina, 

gioia e tormento insieme tu sei.                             

Impossibile amarti impunemente.              

Dolce rovina, Cristo, che rovini in me tutto ciò che non è amore.                            

Impossibile amarti senza pagarne il prezzo in moneta di vita.                               

Impossibile amarti e non cambiare vita e non gettare dalle braccia il vuoto 

e non accrescere gli orizzonti che respiriamo.

David Maria Turoldo

 

Padre David Maria Turoldo, coscienza inquieta della Chiesa nel Novecento, con il linguaggio evocativo della poesia ha espresso mirabilmente un punto nodale dell’esperienza cristiana: quando ti lasci toccare dall’amore di Dio la tua vita è sconvolta, non è più quella di prima. Perché quell’amore ti costringe a cambiare nel profondo di te stesso! L’amore di Dio è un dardo infuocato che trafigge il cuore infondendogli una dolcezza infinita, ma nello stesso tempo provocando un dolore di purificazione. Chi è stato a Roma sicuramente si è soffermato ammirato di fronte all’estasi di Santa Teresa, nella Cappella Cornero di Santa Maria della Vittoria. Quel genio di Gian Lorenzo Bernini, in quella nuvola di marmi e di stucchi, è riuscito mirabilmente ad imprimere nella materia questo groviglio di soavità e di sofferenza, soprattutto nel volto della mistica di Avila, che sembra gemere e gioire allo stesso tempo.

Dio è così: quando ti avvolge con la sua presenza, ti seduce con la sua bellezza, provi una pace e una serenità interiore, ma allo stesso tempo sei rapito da una certa inquietudine: sarò all’altezza del suo amore? Saprò corrispondere a tanta grazia che egli mi dona?

Nei grandi santi, soprattutto quelli convertiti in età adulta, dopo una vita reietta e scellerata, convivono questi opposti sentimenti: toccati da così eccelsa benevolenza cercano in tutti i modi di incarnare il Vangelo nella loro esistenza e soffrono nel contemplare i loro peccati, le loro fragilità, la loro incapacità nel rispondere a così tanto amore! È lo stupore di chi mai si aspetta di essere così caro, così prezioso agli occhi dell’Altro! Che Dio, il Creatore del Cielo e della Terra, il Signore degli eserciti, il tre volte Santo, onorato da schiere di cherubini e serafini, possa pensare a me, desideri abbracciarmi e amarmi, è veramente qualcosa di straordinario.

Mi domando se qualche volta ci pensiamo a questa Bella Notizia. Poco tempo fa un bambino, molto candidamente, mi ha chiesto: “Come fa Dio, in un mondo di oltre sei miliardi di persone, a pensare a me?”. Può sembrare sconvolgente, ma è così! Dio, secondo il Vangelo, conosce persino il numero dei capelli che abbiamo sul nostro capo ed è coinvolto in ogni avvenimento della nostra esistenza!

Di fronte a così tanto il cristiano non può far altro che soccombere all’amore! Non è qualcosa che si comprende con la ragione, che si raggiunge con l’intelletto, ma è un traguardo che può essere attraversato solo dal cuore. Il miglior augurio che possiamo farci è proprio questo: percepire sulla nostra pelle questo amore, proprio come accadde a Santa Teresa d’Avila. Proprio come canta il grande poeta servita Turoldo il quale, però, si rende conto che questo amore non è “indolore”, ma trasforma profondamente il cuore, la vita delle persone. È un amore pericoloso perché mette in discussione la coscienza, il modo di pensare, di agire, di relazionarsi con gli altri. È un amore che porta inevitabilmente a palpitare come palpita Dio e, per certi versi, tutto questo è lacerante perché costringe ad un ripensamento, ad una conversione di sé stessi. 

Anche il giovane ricco, contemplando il volto di Cristo, ha fatto questa esperienza di amore, ma ne ha avuto paura e se ne andò triste perché se si fosse lasciato coinvolgere avrebbe perso tutte quelle certezze su cui aveva fondato la sua vita. L’amore ha in sé anche una sana dose di incoscienza: mi lascio condurre da Dio e non so dove mi porterà, quali strade mi farà percorrere, quali prove dovrò sopportare, ma sono convinto che la meta sarà la felicità vera e la realizzazione piena di me stesso!

Nel Vangelo di questa sesta domenica di Pasqua Gesù afferma: “Voi siete miei amici, se fate quello che io vi comando”. Ad una lettura superficiale può sembrare quasi un ricatto da parte sua, ma in realtà egli non fa altro che dire che il suo amore, se accolto sul serio, è sempre trasformante, conduce sempre ad un rinnovamento interiore ed esteriore, ad una intimità profonda con Lui. I comandamenti di cui parla non sono certe quelle norme e precetti minuziosi e precisi dell’Antico Testamento, quel grande carrozzone che rallenta e non favorisce la vita spirituale. No, i comandamenti di Gesù sono pochi e chiari, anche se radicali e impegnativi: amare Dio sopra ogni cosa e amare il prossimo come se stessi. In pratica Gesù dice: “Se mi amate non potete fare altro che amare a vostra volta!”. Ecco perché la Chiesa insiste nel dire che la prova del nove della fede è la carità! L’amore è la conseguenza logica dell’adesione a Cristo!

Quanta verità nei versi di Turoldo: “Impossibile amarti e non cambiare vita e non gettare dalle braccia il vuoto e non accrescere gli orizzonti che respiriamo”. 

Claudio Rasoli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Pietro Ferrari

28 ottobre 2021 02:23

Se per te Dio non esiste
Per Dio tu esisti
Quindi non dire mai che Dio non esiste ma è solo perché non lo conosci. Grazie