Archivio degli architetti e memoria della città
Intervengo nel dibattito “archiviare progetti ed idee”, per riprendere il bel titolo dato all'articolo di Fabrizio Loffi, in quanto mi riporta alla memoria un tentativo che si volle sperimentare a Cremona all'inizio degli anni Novanta, quello di creare un archivio d'architettura contemporanea. L'idea incominciò ad instaurarsi e a maturare dopo l'importante esperienza dell'allestimento delle tre mostre d'architettura dedicate a: Alberto Sartoris (1987), grazie al fondamentale contributo di Lorenzo Bocca, Le Corbusier (1988), Alvar Aalto (1990). La manifestazioni culturali, svoltesi nella città di Crema, furono realizzate su iniziativa della Provincia di Cremona e sostenute dall'allora Assessore alla Cultura Vittorio Foderaro, senza il quale non avremmo “piantato neanche un chiodo”. Non voglio qui dimenticare il contributo dato dall'architetto Giovanni Gentilini, allora Presidente dell'Ordine degli Architetti di Cremona, che ci accompagnò sempre con grande entusiasmo in questa complessa esperienza. Le professionalità che avevamo coinvolto in occasione di queste esposizioni, i materiali prodotti e le conseguenti pubblicazioni, avremmo voluto che non andassero disperse una volta terminate le mostre. L'ambizione era quella che istituzioni come quella degli Archivi della costruzione Moderna di Losanna, che conserva gli archivi di Alberto Sartoris, la Fondation Le Corbusier di Parigi e l'Alvar Aalto Foundation di Helsinki ci accompagnassero nella creazione di un Archivio d'architettura a Cremona. Naturalmente in questo saremmo stati sostenuti anche dai ricercatori che collaborarono con noi alla creazione originale degli argomenti delle tre mostre, quali il prof. Giuliano Gresleri (Università di Bologna), il prof. Giorgio Ciucci (Università La Sapienza), il prof. Paolo Angeletti (Università La Sapienza) e l'architetto Ph.D. Marina Sommella (Politecnico di Losanna).
Fin dal principio ci apparse difficile trovare una definizione per quello che avremmo voluto realizzare. Le fase concettuale è stata significativa perché era carica di incognite, di dubbi e di domande. Le scelte e le decisioni iniziali prese dalle istituzioni, o dai singoli privati, nel momento della creazione di Fondi d'archivio, sono sempre portatrici di senso. Entrando però nel merito del soggetto vorrei qui brevemente elencare i più frequenti casi di costituzione di un'archivio: Archivio d'architetto, Archivi d'architetti e Archivio d'architettura. (naturalmente possiamo aggiungere e/o sostituire col il termine ingegnere oppure costruzione). La declinazione di queste tre forme possibili d'Archivio ci permette già di capire la complessità dell'argomento.
L'Archivio d'architetto. Indipendentemente dalle istituzioni, alcuni architetti hanno previsto la conservazione delle tracce del proprio lavoro in modo autonomo. Le Corbusier, che era ben consapevole dell'importanza delle tracce lasciate e preoccupato per il destino di questi archivi, verso l'inizio degli anni Sessanta, ordina in maniera dettagliata i principi della Fondazione che proteggeranno la sua opera. In una nota, descrive la sua organizzazione e tutti i beni che gli lascerà per testamento. La Fondazione Le Corbusier oggi sovrintende alla conservazione archivi dell'architetto, valorizza e protegge le sue opere costruite. Un esempio più recente è quello di Renzo Piano che nel 2004 costituisce a Genova la Fondazione Renzo Piano. La sua costituzione e i suoi obiettivi ricordano quelli della Fondazione Le Corbusier, in quanto tende a valorizzare la conservazione e la diffusione dell'opera dell'architetto di cui porta il nome.
Gli Archivi d'architetti. Nel caso degli Archivi della Costruzione Moderna di Losanna lo scopo è stato quello di raccogliere, conservare e valorizzare scientificamente il patrimonio rappresentato dai fondi archivistici degli studi degli architetti, degli ingegneri e delle imprese del settore edile della Svizzera romanda e delle regioni limitrofe. Nel caso della costituzione degli Archivi della costruzione Moderna di Losanna è stato messo l'accento sul ruolo che deve avere lo storico-archivista, il quale deve assumere il suo statuto di “inventore” di una realtà, costruttore di un insieme di dati che hanno un alto significato. L'intervento del responsabile all'organizzazione archivistica non è completamente neutrale, la sua esperienza ha un influenza sull'organizzazione dei documenti.
Archivio d'architettura. L'IFA (Istituto Francese d'Architettura) a far corso dagli anni Settanta ha intrapreso lo studio dei fondi archivistici dei più importanti architetti francesi del dopoguerra, e il successivo interesse per questa tipologia d'archivio ha permesso nei decenni di costituire un importante fondo archivistico presso la Cité de l’architecture et du patrimoine a Parigi che ha sede al Trocadero. Questa raccolta contiene centinaia di migliaia di piante e disegni, forse altrettante fotografie, diverse centinaia di modelli e, poiché questi sono archivi a sé stanti, milioni di pagine scritte. É diventato uno strumento fondamentale per scrivere la storia dell'architettura francese contemporanea.
Qual è lo scopo di raccogliere gli archivi di differenti professionisti dell'architettura e dell'edilizia? Abbiamo visto che le risposte sono molteplici, i modi sono differenti e per conseguenza i risultati discordanti. Il singolo professionista potrà organizzare a suo modo il proprio archivio, valutando quello da conservare e non, prima di lasciarlo ad una istituzione. Nelle sue scelte di classificazione e nelle sue selezioni costruisce un ordine distintivo, dotato di una propria consistenza; tuttavia, questo ordine può essere molto distante dai modi di classificazione delle istituzioni che terranno gli archivi. Per questo motivo l'IFA consiglia ai futuri donatori: “ di non disperdere oppure selezionare planimetrie e disegni prima di donare gli archivi; non piegare o preparare la confezione degli archivi; non preoccuparsi della loro pulizia; non eseguire restauri frettolosi”.
L'archivio di un professionista, che sia architetto o ingegnere (nel caso italiano anche geometra), è significativo in quanto, a differenza di quanto depositato negli atti amministrativi (licenze edilizie) fornisce informazioni su quegli aspetti a monte del progetto, sull'atteggiamento del tal architetto nei confronti di un tema a lui familiare o nuovo, sul percorso seguito per arrivare al progetto finale. Questi archivi contengono a priori tutto ciò che non è mai uscito dallo studio, che non è mai stato sottoposto al cliente, che non fa parte dei documenti contrattuali legati alle fasi di sviluppo e poi di esecuzione di un progetto.
Da qui l'importanza e l'esigenza di raccogliere gli archivi privati dei professionisti al fine non solo di preservare i loro documenti ma di proteggere, se del caso, la loro opera costruita e concettuale, al fine di farla diventare patrimonio, nel quale la collettività possa riconoscersi. La raccolta e valorizzazione di molti archivi d'architetto ha permesso a posteriori di valorizzare e proteggere la loro opera, senza i loro archivi molto opere sarebbero andate distrutte o irrimediabilmente compromesse.
A Cremona è il caso di Palazzo dell'Arte, dell'architetto Carlo Cocchia, che ha rischiato di essere manomesso con il progetto Museo del Calcio. Gli archivi di un architetto allora diventano una risorsa di storia e di memoria, per difendere l'opera costruita. In quella occasione, grazie al lavoro d'archivio della famiglia Cocchia e grazie all'Associazione internazionale Docomomo (Associazione per la documentazione e la conservazione degli edifici e dei complessi urbani moderni) si è intrapreso un progetto di sensibilizzazione delle istituzioni pubbliche per la salvaguardia del Palazzo dell'Arte. Un'altro caso che abbiamo seguito da vicino è stato il progetto di concorso per il recupero dell' ex Casa di Bianco, in occasione del quale, insieme agli architetti Michele de Lucchi e Angelo Micheli, abbiamo proposto un progetto di conservazione e innovazione, al fine di rispettare l'importante lavoro concettuale dell'architetto Libero Guarneri (professionista riconosciuto e apprezzato in Italia, già docente al Politecnico di Milano). Purtroppo l'archistar che si è aggiudicato il progetto, l'architetto Mario Cucinella la pensava diversamente, e nell'indifferenza di tutti è scomparsa un'importante opera architettonica di Libero Guarneri.
Ecco perché oggi l'archivio d'architettura è al centro di un processo di memoria. È, in parte, anche grazie agli archivi di architettura, che la tutela e il riconoscimento del patrimonio architettonico contemporaneo è emerso come una delle sfide degli ultimi anni. Trovo allora importante ri-parlarne a Cremona, in quanto gli archivi riguardano non solo i documenti prodotti dal progettista ma da una molteplicità di attori (progettisti, tecnici specialistici, funzionari, imprese, artisti, autorità pubbliche, ecc.) che caratterizzano una comunità, la cui memoria va salvaguardata.
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commenti
Michele de Crecchio
24 giugno 2021 23:38
Un importante contributo, utilissimo ad approfondire una tematica che la città di Cremona, dopo aver vissuto negli ultimi due secoli vicende urbanistiche ed edilizie non sempre esaltanti, ma comunque singolari e particolarmente complesse, farebbe bene a non far cadere nel tradizionale locale disinteresse per le tematiche legate al paesaggio naturale e costruito.
Vittorio Foderaro
26 giugno 2021 18:01
Nobili tentativi. Chi raccogliera' il testimone?
Le idee camminano sulle gambe degli uomini. E sulla critica costruttiva dell'esperienza. Avanti nella ripartenza: è il momento della progettazione!
anna maramotti
9 luglio 2021 22:27
Emerge con grande lucidità la complessità storica dell'architettura. Solo la memoria consente uno sviluppo armonioso della città. L'importante è che la città non sia svenduta