28 novembre 2025

Cremona, sito nucleare? Ovvero la centrale elettrica sul Po a Cremona come il ponte sullo stretto a Messina?

Leggendo l’articolo sullo studio di Gauss Fusion - non una società qualunque, ma una azienda sorta per costruire la prima centrale ad energia da fusione su scala commerciale in Europa - che identifica Cremona come sito “particolarmente favorevole” per una centrale elettronucleare a fusione, sono rimasto stupito che si sia già a questo punto. Mi sono quindi riletto le informazioni acquisite quando “ai miei tempi” (come dicono i vecchi) me ne occupai per professione (come un volumetto stampato nel 1979 dove facevo il punto sullo stato dell’arte dello sfruttamento di varie fonti di energia disponibili per l’Uomo, in gran parte ancora attuale), aggiornandole con ricordi più recenti.

Reminiscenza scolastica

Con la formula E=mc2 nel 1905 quel geniaccio (alla Benigni) di Einstein ipotizzò che, se “sparisse” una quantità di materia m, l’energia ricavabile E sarebbe pari a quella massa moltiplicato il quadrato della velocità della luce c2; dato che c è circa 300.000 km/secondo, l’energia sarebbe esageratamente molta.

Se la massa di 1 grammo sparisse a causa della scissione di un nucleo di un atomo pesante come l’uranio 235 in due nuclei più leggeri, l’energia liberata è pari a quella sviluppata dalla esplosione di 20 t di tritolo o al calore prodotto dalla combustione di 3 t di carbone. Se invece la massa scompare per fusione di due nuclei di un atomo leggerissimo come il deuterio (idrogeno con un neutrone, anziché nessuno) con la produzione di nuclei di atomi più pesanti, la massa mancante, quindi l’energia prodotta, è il triplo.

Una delle prove della veridicità della teoria di Einstein la procurò Fermi a Chicago il 12 dicembre 1942 alle 15 e 20. Le scissioni provocate dall’urto con neutroni generavano nuclei di altri atomi, ma anche ulteriori neutroni in numero mediamente di 2 per ogni fissione, ognuno dei quali provocava altre 2 fissioni che producevano ognuna 2 neutroni: è la reazione a catena. Tale catena durò 20 minuti e produsse una potenza termica di 200 watt; ad esempio, la centrale di Caorso aveva potenza elettrica netta di 860 MWe (860 milioni di watt), derivata da una potenza termica in reattore di 2650 MWt.

Passato remoto

L’idea della fusione sorse nel 1920 quando l’astronomo inglese Eddington giustificò il processo di emissione di energia da parte del Sole e delle stelle.

La difficoltà di riprodurre sulla Terra simile fenomeno sta nel fatto che occorre una energia elevatissima per produrre una fusione. Nel fenomeno incontrollato (bomba H), ciò è ottenuto dalla esplosione di una piccola bomba Atomica.

Ogni fusione produce più energia di quanto richieda il suo innesco e quindi la reazione di fusione può autoalimentarsi e produrre calore, in modo d’essere sfruttato come nella fissione.

Dal 1972 si usa un fascio laser fatto convergere in modo radiale su di una sferetta che viene così compressa fondendo i suoi nuclei; se la diminuzione di volume è pari a 1.000-10.000 volte il volume iniziale, il riscaldamento della parte centrale della sferetta innesca una reazione termonucleare “pacifica”. Nel 1974 in Usa si raggiunse la variazione di volume di 1/100.

Nel 1979 si prevedeva che il primo reattore prototipo a fusione sarebbe stato pronto nel 2009-2019.

Un modo attuale sfrutta il confinamento delle particelle di plasma (gas ad altissima temperatura costituito da un insieme di elettroni e ioni) mediante campi magnetici: il plasma viene iniettato in una “ciambella” in materiale ferromagnetico nel cui interno viene prodotto un intensissimo campo magnetico tramite intensissime correnti elettriche che scorrono in superconduttori avvolgenti le pareti stesse del magnete; il calore dalla fusione degli ioni viene portato all’esterno da un liquido refrigerante che scorre in una intercapedine che lambisce la “ciambella”. 

Passato vicino e presente

Cercando nei miei documenti, ho trovato una consulenza data nel 2011 ad ASG Superconductors SpA (già divisione del gruppo Ansaldo Energia, di cui faceva parte la Ansaldo Meccanica Nucleare, che realizzò con ENEL la centrale di Caorso) sulla sicurezza della saldatura tramite robot con laser di potenza in un impianto, che fu poi costruito in La Spezia e produsse avvolgimenti superconduttivi per il progetto multinazionale ITER  (International Thermonuclear Experimental Reactor), assieme agli enormi magneti, cioè parti fondamentali dell’impianto che sta sorgendo a Cadarache (Francia), dove è in costruzione la prima centrale a fusione in grado di produrre più potenza rispetto alla potenza elettrica richiesta a tutto l'impianto per riscaldare il plasma. Potenza elettrica di uscita 500-700 MWe.

Diciannove sono le bobine dell’impianto, che utilizzerà il campo magnetico per contenere il plasma e imitare così sulla Terra il processo che alimenta il Sole e dà alla Terra luce e calore; 10 sono state prodotte da ASG a La Spezia, mentre 8, più 1 di riserva, sono prodotte in Giappone. Ogni bobina è enorme (notare in figura le dimensioni dell’uomo): 17 m di altezza, 9 m di larghezza, peso di 360 t, per contenere 33 m3 di plasma con temperatura di 100 milioni di gradi. Le 18 bobine funzioneranno insieme come un unico magnete, che genera un campo 250.000 volte quello della Terra. 

Inizialmente, l'accensione del primo plasma era prevista per il 2019, a un costo complessivo di costruzione stimato di 10 miliardi di euro; poi, nel 2016, la data venne spostata a fine 2025; nel 2024, la data prevista è il 2039. L’immissione in rete della prima corrente è invece prevista dal 2050.

Futuro

Dunque, è proprio il caso di dire come Lorenzo de’ Medici a fine 1400 nella sua poesia Canzone di Bacco:di doman non v’è certezza”; almeno fino al 2050, ma chi scrive avrà quasi 110 anni.

Risposta

Su quali elementi si basa lo studio di Gauss Fusion per Cremona? Sicuramente non tecnici, che sono ancora molto lontani, ma ipotetiche situazioni: “densità industriale, presenza di infrastrutture energetiche già consolidate perché presenta una grande concentrazione di stazioni elettriche ad alta tensione, sì da garantire la necessaria sinergia tra nuove centrali nucleari e network esistente”.

La risposta alla domanda del titolo è allora scontata: sembra di sì. 

Per la conferma, basta che aspettiate.

Pieremilio Priori


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commenti


Paola Tacchini

28 novembre 2025 11:25

Relazione dell'evento
LIBERI DAL NUCLEARE
Sabato 22 novembre, Camera del Lavoro Milano

L'incontro è durato tutta la giornata e qui di seguito riporto gli interventi che mi hanno coinvolta maggiormente. Ringrazio soprattutto l'instancabile organizzatore, coordinatore di Stati Generali Clima Ambiente e Salute e referente provinciale di Rete Ambiente Lombardia Marco Pezzoni.

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L’Italia non ha bisogno di nuove centrali nucleari, ha bisogno di energie rinnovabili e di una economia di pace.

All’incontro durato l’intera giornata, sono intervenuti esperti, docenti, ricercatori, esponenti di associazioni, del mondo sindacale e alcuni esponenti politici italiani di quei pochi partiti che si sono detti chiaramente contrari al nucleare oggi.

Il primo concetto espresso che ha visto concordi tutti i relatori è quello che nucleare e rinnovabili non sono compatibili, e chi sceglie l’atomo sceglie una “logica verticalista”, ovvero tutto parte da decisioni di chi comanda, concentrando il potere in mano di pochi, e nessuna condivisione democratica e partecipativa della cittadinanza.

Oggi spesso vengono associate dal governo nazionale parole come: “Nucleare di Pace” oppure come ho visto con i miei stessi occhi alla fiera ANCI di Bologna “Nucleare e Ambiente”, ebbene anche su questo, è evidente a tutti i presenti al convegno che si tratta di ossimori.

Anzi, in un pianeta diviso da super potenze che si contendono risorse e territori, facendo rincorse alle tecnologie nucleari sempre più evolute e distruttive, qualsiasi incremento del nucleare in qualsiasi sua dimensione, è estremamente pericoloso per gli equilibri del nostro pianeta.

Possedere tecnologie nucleari è già dal dopoguerra in avanti una forma di “guerra non dichiarata” di controllo reciproco, soprattutto tra il mondo occidentale e quello orientale, con il nostro “vecchio” continente nel mezzo.

Oggi il MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) sta lavorando per decidere dove collocare le “nuove” centrali nucleari, del tutto incuranti dei due referendum popolari vinti democraticamente contro il nucleare.
Come ci ha spiegato l’Avvocato ambientale Veronica Dini, l’energia nucleare è ostile all’ambiente, tutto il mondo è interconnesso, ogni singola azione ne prevede una in conseguenza, come la deforestazione, i combustibili fossili, sono strettamente correlati con i mutamenti climatici.
Questa epoca moderna in cui viviamo, viene definita in certi casi anche l’Epoca degli Scarti, sia per la poca considerazione del valore dell’essere umano in alcune aree geografiche, sia per la grande produzione di rifiuti che ci sta sommergendo (un esempio l’enorme isola galleggiante di plastiche nell’oceano Pacifico).

Il disegno di legge che sta proponendo il governo italiano è preoccupante, il controllo diretto di ogni fonte energetica, l’esclusione di tenere in considerazione i due referendum popolari e la legge delega i bianco… un riassetto che consentirebbe al nucleare di tornare indisturbato sui nostri territori. Nessuna preoccupazione per le esigenze sociali, la salute, la sicurezza e la tutela ambientale. Solamente puri e semplici interessi economici e commerciali, che arricchirebbero pochi a nostre spese.

Tutto però è ancora confuso, per ora è solamente partita una grande campagna di informazione piena di fake news sui benefici e la sicurezza di nuovi impianti nucleari, gli “Small Modular Reactors” (SMR), che punta a portarne avanti la realizzazione con censure, controllo e sorveglianza su chiunque si mostri contrario.

Oggi se ci fosse una vera presa di coscienza pubblica da parte dei governi, si dovrebbe incrementare il più possibile le vere energie rinnovabili, ma anche una nuova sensibilizzazione a condurre tutti noi uno stile di vita più modesto e consapevole.

Successivamente ci sono stati i dettagli sugli effetti delle radiazioni, delle scorie, del materiale utilizzato per produrre questo tipo di energia, uranio e plutonio, che di sicuro non si trovano nei nostri territori e che dovremmo importare dagli stessi paesi con i quali abbiamo fatto un embargo per non acquistare più il gas, facendo decuplicare i costi agli utenti finali in bolletta.

I reattori di terza generazione, funzionano ancora con la fissione, altamente pericolosa, quelli di quarta generazione, di fatto non esistono, se non come qualche prototipo ancora in fase sperimentale o peggio come semplici progetti teorici.

Il vero problema, comunque, non è neanche di tipo tecnologico, si sa che in pochi anni gli scienziati compiono grandi progressi, ma è di tipo economico. I costi, lo si può verificare da uno dei più recenti impianti realizzati in Francia, è alla fine sempre più alto dei benefici. Promuovere il nucleare oggi è una questione ideologica delle destre, quelle del ponte sullo stretto, quelle dei 1000 euro con un clic…

Bisogna saper esaminare la questione sotto ogni aspetto, perché la scienza non è una opinione, i dati oggettivi neanche.

Prima di entrare nel dettaglio con chi il dramma dei danni delle centrali nucleari lo ha vissuto, ho apprezzato anche l’intervento di Don Lorenzo Maggioni, uno dei fondatori del grande coordinamento di associazioni ambientalistiche lombarde RAL (Rete Ambiente Lombardia), che ci ha ricordato come ogni territorio abbia già delle fragilità sulle quali l’uomo non ha modo di influire, come i terremoti gli eventi atmosferici e dove invece non fa che peggiorarli, come i cambiamenti climatici.

Per descrivere questo, ha citato la figura del serpente che si morde la coda, l’Uroboro. Questo simbolo, di origine antichissima (dall'antico Egitto), rappresenta il ciclo eterno, l'infinito, l'eternità, la rigenerazione e la ciclicità dell'esistenza, dove la fine porta a un nuovo inizio, che per la nostra umanità dovrebbe essere un monito a non sfidare la natura e le sue leggi se non siamo disposti a pagarne il prezzo. E qui ha citato il drammatico esempio di ciò che è avvenuto in Giappone con il disastro ambientale e marino causato dal reattore di Fukushima (2011) incidente classificato al massimo grado di gravità previsto per gli eventi nucleari, al pari di quello di Chernobyl (1986). Il primo causato da un terremoto che ha provocato il danno irreparabile, mentre quello precedente pare fosse a causa di un errore umano.

E qui arriviamo alle testimonianze di un gruppo di attivisti piemontesi della zona di Trino Vercellese (VC), dove erano sorte una delle prime quattro centrali nucleari italiane (ricordo che ne abbiamo anche una nella vicina Caorso (PC).

Il racconto di Fausto Cognasso, Legambiente, parte da una premessa, vuole raccontare la storia del suo paese di provenienza perché oggi non vengano ripetuti gli stessi errori che lo hanno segnato per sempre.
Siamo nel 1965, dopo un “rigurgito ambientalista ante litteram” del levante ligure, il paese di Trino si trova l’unico rimasto per ottenere l’assegnazione di una Istallazione della prima Centrale Atomica sulle rive del fiume PO la Enrico Fermi (fine anni ’50) che entrò in funzione dal primo gennaio fino alla definitiva chiusura post referendum nel 1987.
Ma in questo lasso di tempo, la produzione non è stata né lineare, né tranquilla, ci sono state ben 10 fermate, una delle quali molto problematica. E di fatto l’operatività è stata una produzione sotto il 50% del previsto. Un disastro dal punto di vista economico/finanziario e industriale che è ricaduto non sulla società dell’epoca la SELNI (Società Elettro Nucleare Italiana del gruppo EDISON) ma sul pubblico, cioè i cittadini.
Tuttavia il disastro maggiore è stato quello di gravi problemi ambientali causati da guaine difettose che hanno causato la fuoriuscita di trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno, perché soprattutto se si lega nell’acqua, si lega con i tessuti e gli organi del corpo provocando danni tumorali e cardiaci oltre al sistema nervoso centrale. Purtroppo queste cause vengono rilevate solo anni dopo l’inquinamento ambientale.
I cittadini di Trino sono quindi stati delle cavie inconsapevoli di un esperimento costoso, economicamente discutibile, ambientalmente assai pericoloso e dannoso ed in alcuni casi mortale per la salute umana.

Negli anni successivi alla chiusura delle 4 centrali Nucleari italiane, oltre a Trino Vercellese e a quella di Caorso, c’erano il Cirene a Latina e Garigliano in provincia di Caserta oltre a quella mai ultimata del Brasimone, oggi centro di ricerca ENEA, molti cittadini non sanno che per il mantenimento in sicurezza dei nuclei dei reattori, e delle scorie smaltite solo in parte ma che sono destinate a ritornare in Italia, vengono spesi milioni che si trovano ancora oggi spalmati come voci varie nelle nostre bollette di utenze domestiche.
Ecco perché bisogna informare correttamente su tutte le contraddizioni che porta ancora oggi la scelta del nucleare come energia “pulita”. Dal 1987 ad oggi non si sono ancora trovate le soluzioni di come smaltire in sicurezza le scorie radioattive, e a certi livelli si parla di una decadenza non di 30 anni, come il caso dei container radioattivi riscontrati per la lavorazione delle scorie dell’acciaieria locale. Qui si parla di una decadenza dei rifiuti radioattivi che variano da alcune centinaia di anni fino a centinaia di migliaia di anni, a secondo del loro livello di radioattività, fino ad arrivare a milioni di anni dell’uranio naturale… Altro che estinzione dei dinosauri!

Una domanda è stata fatta dal pubblico, chiedendo come si schierano le associazioni contrarie al nucleare se si parla dell’utilizzo in medicina. La differenza è stata sostanzialmente spiegata così:
- Rispetto ad altri rifiuti radioattivi nella “medicina nucleare”: i rifiuti provengono da attività diagnostiche e terapeutiche. La pericolosità è data dalla presenza di radioisotopi attivi, ma la gestione di questi materiali è gestita a livello ospedaliero e con procedure di smaltimento specifiche, la percentuale di questi rifiuti è meno dell’1% sul totale.
- Nell’industria nucleare: le scorie nucleari sono prodotti di fissione con un'attività molto più alta e una pericolosità elevatissima, che richiedono procedure di smaltimento a lungo termine e a livelli molto più elevati.

Sottolineo anche l’importanza della chiara presa di posizione del Movimento 5 Stelle in merito al rigetto del nucleare come alternativa al fossile, appoggiato anche da PRC, AVS e una frangia del PD.
Sono intervenuti per il Movimento 5 Stelle il Deputato Enrico Cappelletti, la consigliera Regionale Paola Pollini, per AVS il Consigliere Regionale Onorio Rosati, per il PD la Deputata Eleonora Evi e Matteo Prencipe del Partito di Rifondazione Comunista.

I video con gli interventi saranno tutti a disposizione e c’è stata la diretta, ma quello che ci tenevo a sottolineare, è stato l’ultimo intervento dell’Assessore all’Ambiente di Pavia M5S, Lorenzo Goppa, che ha fatto un chiaro excursus della vera soluzione al problema delle energie rinnovabili: la nascita sui territori delle CER.

Ecco un sunto dei principali vantaggi delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) per i territori:
- Riduzione dei costi energetici per famiglie, imprese e servizi locali.
- Maggiore autonomia e sicurezza energetica (minore dipendenza da fornitori esterni).
- Riduzione delle emissioni di CO2 e contributo alla decarbonizzazione locale.
- Sviluppo economico locale: investimenti, occupazione e filiere green sul territorio.
- Migliore integrazione delle rinnovabili e gestione della domanda (efficienza e flessibilità).
- Sostegno alla mobilità elettrica con infrastrutture di ricarica locali.
- Rafforzamento della coesione sociale e partecipazione cittadina (governance condivisa).
- Recupero e valorizzazione di aree e immobili pubblici/privati per impianti di produzione.
- Stimolo all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione della rete locale.
- Possibilità di accesso a incentivi, finanziamenti e benefici fiscali a livello nazionale/UE.

Concludendo, non c’è mai una soluzione definitiva, anche il fotovoltaico non è tutto compatibile con l’ambiente, soprattutto se si parla di “agrivoltaico” fatto senza attenzione alla localizzazione, senza norme precise, mentre non c’è nessuna controindicazione se viene istallato su tetti, aree cementificate, capannoni industriali o poli logistici, lungo le infrastrutture o come tettoie protettive nei parcheggi.

L’importante è unire il dialogo aperto alla cittadinanze confrontandosi sui legittimi dubbi, e soprattutto ascoltando chi ne ha la competenza, e il fatto che a parlare per Legambiente nazionale sia stato un ricercatore laureato in fisica, il dottor Roberto Rizzo, giornalista scientifico, esperto in tematiche energetiche ambientali, e molto altro, mi fa capire che quando l’opinione pubblica, soprattutto quella del mondo politico di centro destra, ci definisce ambientalisti talebani o “figli dei fiori” dovrebbero imparare ad informarsi meglio, perché così non è… e le attente e precise relazioni dei docenti universitari intervenuti ne sono la riprova.

Sarebbe il caso che comincino a valutare le conseguenze delle loro azioni, perché il mondo futuro che lasceranno anche ai loro figli, li vedrà definiti loro come dei “capitalisti talebani” e “figli del denaro”, e forse, se non ci sarà possibilità di confronto costruttivo oggi tutti insieme, verranno contestati quali maggiori responsabili di aver lasciato ai loro eredi un mondo distopico, degradato, ingiusto.