Dialogo con mia figlia sull’8 marzo
- 8 marzo, festa della donna… mamma, tu cosa ne pensi?
- Innanzitutto, non è proprio una festa, direi che è una giornata in cui si celebrano le battaglie faticosamente combattute dalle nostre nonne e bisnonne per ottenere uguali opportunità tra uomini e donne: il diritto di voto, la parità del salario, la possibilità di accedere a posizioni lavorative quanto gli uomini …Riguardo alla data dell’8 marzo, sembra faccia riferimento a un’importante manifestazione avvenuta in Russia l’8 marzo 1917 guidata dalle donne che hanno chiesto la fine della guerra; i mass media spesso riportano questa data a un tragico episodio nel quale molte donne persero la vita in fabbrica, ma in realtà questo fatto avvenne un altro giorno.
- E’ incredibile, però, pensare che un tempo ci fossero persone che ritenevano le donne inferiori e per questo le maltrattavano, le sfruttavano ... per fortuna che oggi non è quasi più così.
- Più o meno…
- Si, lo so che in alcuni Paesi le donne devono ancora combattere per diritti fondamentali e non possono nemmeno studiare, fare sport, vestirsi come vogliono … ma da noi è diverso, noi possiamo fare quello che vogliamo.
- E’ vero Tesoro: in Italia abbiamo una normativa che riconosce l’uguaglianza e i pari diritti e si adopera per rimuovere gli ostacoli alla parità. Diciamo che siamo in cammino … d’altra parte tra gli obiettivi delle Nazioni Unite enunciati nell’Agenda ONU 2030 è previsto anche il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze. Questo perché, anche se abbiamo un sistema normativo che ci tutela, spesso ci troviamo di fronte a una realtà diversa. Tu hai la fortuna di poter scegliere di fare ciò che vorrai nella vita: l’attrice, la calciatrice, la scienziata … avrai libertà di scelta.
- Però mamma ho sentito che a volte ai colloqui chiedono alle ragazze se vogliono avere figli e ho saputo che in alcuni casi la loro carriera viene ostacolata perché diventano mamme ... non è giusto!
- Non lo è, hai ragione: è quello che chiamano “soffitto di cristallo”, una metafora usata per indicare quegli ostacoli che impediscono l’avanzamento di carriera. Ma le cose stanno cambiando: ormai ci sono sempre più donne in posizioni lavorative di rilievo e, altrettanto fondamentale, ci sono sempre più uomini che hanno un ruolo attivo in casa: aiutano con le faccende domestiche, con la cura dei figli e sono orgogliosi dei successi delle loro compagne, anche se magari svolgono lavori più remunerati del loro. Penso che la collaborazione ed il rispetto tra uomini e donne siano la vera chiave di svolta.
- Però mamma, quando le persone sanno che a casa nostra è il papà che stira tutti si stupiscono e gli fanno i complimenti, ma nessuno li fa a te se cucini, sistemi la casa ...
- Ecco, hai toccato un punto importante: anche se abbiamo buone leggi per tutelare la parità, dobbiamo relazionarci ogni giorno con stereotipi e pregiudizi talmente radicati che facciamo fatica ad accorgercene noi donne per prime. E anche quando ce ne accorgiamo, spesso ci sentiamo dire “è sempre stato così”! Noi stesse dobbiamo rendercene conto e se non ci stanno bene, non accettarli. Anche perché alcuni condizionamenti culturali possono essere molto pericolosi.
- Fammi un esempio.
- Te ne faccio un paio: nel mio lavoro ho incontrato donne molto intelligenti, con una buona posizione lavorativa, possibilità economiche, che hanno sopportato per anni le violenze di un compagno, pur avendo le risorse per uscirne. E questo avviene per svariati motivi, tra i quali l’idea diffusa che “i panni sporchi vanno lavati in casa propria”, la paura che i bambini vengano portati via, il fatto di fraintendere azioni violente come manifestazioni di amore, dove la gelosia è vista come dimostrazione di affetto ... ma non è così: il vero Amore non è possesso, ma libertà.
- Sai che una mia amica ha un ragazzo che le controlla sempre il telefono e le chiede anche di mandargli una foto prima di uscire per fargli vedere come è vestita? Però lei dice che lui, in questo modo, le dimostra che ci tiene. Anche se una volta si è scordata di mandargli la foto e lui le ha dato uno schiaffo ... Però poi le ha chiesto scusa, ha detto che non lo farà più e le ha regalato un ciondolino a cuore ... lei era contenta, ma io non sono molto tranquilla.
- E fai bene: quello che è successo alla tua amica è definito dalle psicologhe “ciclo della violenza”, dove a una fase di violenza, ne segue una di “luna di miele” (quando il fidanzato dice che non lo farà più, che ha sbagliato, però lei lo ha provocato, ecc.), per poi tornare a una nuova fase di violenza. È un meccanismo tossico e molto pericoloso ad ogni età.
- Domani le consiglio di parlarne con i suoi genitori oppure con la prof di italiano che ci ascolta sempre.
- Mi sembra un’ottima idea: chiedere aiuto, a ogni età, è molto importante: ai genitori, alla scuola, alle Forze dell’Ordine, al numero antiviolenza 1522 …
- Ok. E il secondo esempio?
- Eccolo qui. Noi donne, anche in occidente, subiamo ancora pesanti condizionamenti culturali riguardo al nostro aspetto fisico e spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto: siamo convinte di dover aderire a certi modelli per essere belle e non riflettiamo sul fatto che questi modelli continuano a cambiare nelle varie epoche storiche e nelle aree geografiche. Talvolta la donna è bella se magra, altre se è prosperosa, se è bionda o mora, bassa o alta e in ogni caso la bellezza non può prescindere dalla giovinezza! E vai con le maschere anti age a partire dai 10 anni e la lotta alla cellulite … ma questa non è la Bellezza e soprattutto questa non è libertà. Noi donne, per prime, dobbiamo smettere di inseguire modelli finti e volubili e pensare, forse, a quanto disse Platone: “ la bellezza è universale e non dipende da chi la osserva, perché è contenuta nell'oggetto stesso, nella creazione”. Ognuno di noi è una creatura meravigliosa in quanto tale, che potrà risplende se valorizzerà la propria natura e non cercherà di rincorrere un falso modello che non le appartiene.
- In effetti ... però io amo vestirmi come piace a me e truccarmi ... mi fa stare bene.
- E fai benissimo, è importante prendersi cura di sé. E sarebbe bellissimo poter andare in giro vestiti come si vuole, ma oggi è ancora pericoloso ed è per questo che ti dico che è giusto essere liberi, ma anche prudenti.
- Si, si.. ho capito. E forse ho capito anche perché tu e le tue amiche avete fondato l’Associazione di Avvocati “I care, we care”: voi volete essere “il cambiamento che vorreste vedere nel mondo”, come diceva Ghandi! Sai, ho pensato che spesso alla base della violenza, della disuguaglianza tra uomini e donne c’è un problema culturale.. e ora capisco perché organizzate progetti per le scuole, per gli avvocati e per tutti sulla violenza di genere e sulle altre forme di violenza: vorreste contribuire a cambiare davvero le cose che non vanno, partendo dalla base.
- E’ proprio così: è molto faticoso ed è anche molto appassionante e il legame con le mie Amiche e Colleghe è fondamentale. Come il legame con il papà: vedi, sono convinta che la vera parità la otterremo solo dandoci una mano, uomini e donne e non facendoci la guerra tra noi. Nessuno è superiore all’altro, siamo necessari gli uni agli altri, siamo diversi, ma complementari.
- Secondo me insieme possiamo cambiare davvero, sai?
- Non ho dubbi, basta non arrendersi e continuare a costruire il mondo che vorremmo
Avvocato. Presidente nazionale di I care, we care aps e consigliera del Comitato pari opportunità dell'Ordine Avvocati di Cremona
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