Diletta, maestra entrata nel cuore a distanza
Tempo fa mi trovai in aeroporto attendendo il volo che dalla montagna potesse riportarmi in collina, e da lì giù verso il mare. Era l’alba e superati i vari controlli, covid correlati e non: temperatura, green pass, carta d’indentità e biglietto, tirai un sospiro di sollievo, simile per intensità ad una tirata di vento maestrale, come a voler sollevare in aria, per vederli dissolvere, tutti gli ultimi mesi passati. Ma, memoria è cosa ferrea, non passa a meno di malattia e ciò può essere anche vantaggioso quando il ricordo diviene insegnamento.
Di ricordi ne abbiamo, molti evocati con nostalgia e legati alle persone care che nell’ultimo anno e mezzo sono scomparse improvvisamente, causa infezione del secolo; altri rievocati piacevolmente come segno di esperienza favorevole e intrisa di speranza. E’ il caso della maschera da snorkeling trasformata in un respiratore; dei vaccini; dei lavoratori tutti che nel periodo più intenso del lock down hanno dimostrato non solo capacità professionali di alto grado, ma anche e soprattutto abilità di resistenza.
Come l’uomo può, nei momenti di difficoltà, trovare la soluzione giusta?
Durante la permanenza in aeroporto udii, senza volerlo, questa frase: “Sin quando e sin quanto potrò": una coppia di giovani ragazzi, seduti su una panca, sembravano promettersi una grande amicizia. I loro volti sognanti e sinceri per nulla coincidevano con quelle parole ristrette, volte ad assegnare un tempo circostritto, un limite. La mia mente si aprii alle più svariate considerazioni.
La principale mi portò al pensiero di Diletta.
Melada Adelisa Diletta, cinquantotto anni, nata in ottobre, il mese dell'autunno e delle foglie dai colori vivacissimi, è un’insegnante di scuola primaria. E’ mamma di cinque figli, nonna di due nipoti e donna dalle grandi risorse. Ha accolto nella sua famiglia, nel corso degli anni, molti bambini in affido, uno dei quali in status di rifugiato. Trentacinque anni di servizio presso la scuola primaria di Ombriano L. Benvenuti, a Crema, ogni giorno percorre il tragitto che dalla sua abitazione conduce alla sua sede operativa, con l'idea che la scuola ha il compito di fornire quei principi intellettuali e morali necessari al miglioramento della condizione umana. Trattasi di una vera e propria missione di vita, di educazione etica attraverso metodo di apprendimento e non soltanto per mezzo di nozioni tecniche, scolastiche. Sembrerebbe semplice il mestiere dell’insegnante, almeno finchè l’immaginazione non ci proietta la figura di un bambino in forma adulta. I bambini sono il futuro e la loro educazione è fondamentale. E' come piantare oggi, in un deserto, molti piccoli alberelli che fra trent'anni diverranno foresta, ossigeno.
Non ci sono limiti per Diletta e per le insegnanti che come lei intendono l’attività di educatore uno stile di vita, una emancipazione verso il futuro che verrà, una responsabilità immane verso lo stesso, perchè nelle loro classi, a sedere, ci sono futuri magistrati, presidenti, medici, banchieri, giornalisti e scrittori, artisti, politici, attivisti, artigiani; ci sono individui che, grazie al loro contributo pedagogico, esprimeranno se stessi nel mondo.
“Sin quando e sin quanto potrò“ non ha alcun valore per Diletta e ciò lo ha dimostrato. Il 2019 è stato l’inizio di una nuova era, in campo sociale, lavorativo, sanitario e anche scolastico. In questo ultimo ambito, la cosiddetta Dad: didattica a distanza, il cui nome solo per questioni organizzative suscita già sentimenti negativi, è il prototipo di tutto questo cambiamento.
Eppure Diletta è entrata nel cuore dei bambini a distanza, più che didattica a distanza potrebbe essere definita: “Entrata nel cuore a distanza, ECA“.
Così, lei parlò in quei giorni di tensione e angoscia globale:
“Il lock down e il Covid mi hanno fatto molto riflettere. Ho chiuso con il circuito tradizionale di privacy e mi sono 'aperta' a trecentosessanta gradi, entrando ovunque, pur di arrivare ai miei bambini che mancavano in modo insopportabile. Mi sono così permessa di lasciarmi trasformare. Lo sò che sono una maestra e che il mio compito è quello di insegnare punti cardinali e testi, ma credo che sia giunto il tempo di andare oltre: dare a ciascuno e al gruppo classe gli strumenti per vivere bene e affrontare la vita a 'testa alta'. I bambini mi insegnano sempre molto e mi piace vederli fiorire, crescere. Il percorso che va dalla prima alla quinta elementare li vede affermarsi, nella loro personalità e identità. Il nostro compito è sostenerli."
Il "momento dell'ascolto" è parte del programma di scuola elementare nell'orario didattico della maestra Diletta. Per cinque anni, ogni lezione della maestra è segnata da un incontro mente-cuore tra i bambini e l'insegnante, in cui la libertà di espressione diviene non solo conoscenza tra le parti ma fondamento, presupposto essenziale e necessario. Dar voce ai pensieri dei bambini, da quelli gioiosi a quelli tristi. Nel periodo del lock down, il momento dell'ascolto veniva realizzato comunque e in ogni modo possibile tra videochiamate, applicazioni informatiche e scambi di mail. Non si è fermata.
Naturalista, idealista, solidale, educatrice, donna che vivendo nella sua semplicità realizza quotidianamente qualcosa di straordinario: dona ai suoi bambini il senso di bellezza della vita.
Si, i suoi bambini, perchè tutti i bambini passati dalla scuola elementare della Maestra Diletta sono anche suoi.
Il senso più profondo dell'esistenza dell'insegnante, potrebbe essere tale, per dirlo con le parole di Gianni Rodari: "È difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini, imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi."
nelle foto la dottoressa Paletta e la maestra Diletta
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