I 25 anni del Centro di Ricerca Galmozzi, patrimonio di documenti della memoria cremasca
Il Centro Ricerca Alfredo Galmozzi sta trascorrendo il 2024 lavorando, come sempre, per fare Memoria. Quella di Crema e del Cremasco. Come sempre, da quando è nato venticinque anni fa. Questo traguardo si sta celebrando con svariate iniziative, la più significativa delle quali è stata quella del Ledwall, un grande schermo in piazza Duomo a ridosso del 25 aprile, dove per tutta la giornata sono state visualizzate alcune delle diecimila immagini che il Centro possiede nel proprio Archivio Digitale, suscitando tanti commenti e ricordi tra i passanti: era di sabato, quindi la mattina è stato suggestivo veder sostare davanti al megaschermo le biciclette con le borse di frutta e verdura. In fondo questa è la mission del Centro: avvicinare tutte le generazioni alla Memoria condivisa di una comunità. Con le foto viene facile: per esempio, la curiosità ha spinto alcuni ragazzi a chiedersi quando una piazza ha cambiato aspetto, dove sono finiti gli alberi, e hai visto quanta gente con le bandiere in mano? Ed ecco prontamente gruppetti di persone over (non diciamo gli anni…) pronte a spiegare al volo agli sconosciuti indagatori le fasi dei cambiamenti cittadini. È stato questo il risultato che i volontari del Galmozzi si attendevano nei visitatori: la scoperta di una storia che scorre sotto i propri occhi, ripromettendosi di guardare meglio i particolari dei luoghi, di scambiarsi informazioni, di parlarsi, di riconoscersi.
La Memoria è esercizio utile. E ogni progetto e iniziativa del Centro in questi venticinque anni è stato finalizzato a questa indispensabile pratica. Non c’è periodo del Novecento cremasco che non abbia conosciuto almeno una ricerca o una pubblicazione inerente, spesso con testimonianze in video, utilissime a dare anche voce ai testimoni, imprescindibili fonti di conoscenza. Nel canale YouTube del Centro Galmozzi se ne può vedere un’ampia galleria. Ore e ore di volti e racconti, alcuni anche sorprendenti, altri coraggiosi. Non c’è mai stata la volontà di celare nulla di vicende anche scomode, che dopo tanti decenni possono essere rivelate.
È la Storia, bellezza. Quella delle persone normali, che raccontandosi diventano un po’ speciali, come quelle che delucidavano i ragazzi in piazza Duomo. Che poi è anche un insegnamento: vivi e costruisci qualcosa di memorabile, non necessariamente di rilevanza mondiale ma almeno di esemplare.
Cinquanta pubblicazioni, alcune esaurite da tempo (come quelle su Finalpia o sulla contestazione dei primi anni Settanta o sugli anni difficili della seconda guerra), decine di cortometraggi, eventi partecipati in modo importante dalla cittadinanza, progetti realizzati con le scuole, e via di questo passo. E poi l’Archivio Digitale.
Per avere un’idea dell’Archivio, la pratica vale più di mille parole: si entra nel sito centrogalmozzi.it e si esplora un pianeta vastissimo, fatto di mappe interattive, di pubblicazioni liberamente consultabili in pdf, di video e di fotografie. Proprio queste ultime rappresentano la sezione più visitata dagli studiosi e dagli appassionati in generale della storia cremasca. Basta digitare un nome, un luogo, una parola, e potrebbero (il condizionale per dire che in diecimila immagini non si trova il mondo...) comparire risultati imprevedibili e curiosi, con brevi descrizioni. Un pianeta interattivo che impegna non poco i volontari e le volontarie del Centro.
Già, perché il Centro è un’ODV, un’Organizzazione Di Volontariato, e il team che ci lavora è fatto di persone che utilizza competenze e tempo per tutto questo, aiutato da professionisti/e che realizzano i prodotti più complessi (per esempio, i cortometraggi, veri e propri reportage, come gli oltre trenta video del progetto Vivere Ancora caricati l’anno scorso sul canale YouTube di Cremaonline che ha collaborato al progetto del Galmozzi).
Il Centro, in venticinque anni, ha avuto modo di costruire un patrimonio documentale che è da vedere, dotato di più facce e di più linguaggi. Come detto con quello audiovisivo, ma anche con le mappe interattive, con la digitalizzazione dei materiali d’archivio, e con i canali social che veicolano a diverse fasce d’età i propri contenuti.
Tutta questa mole di Memoria (comprensiva anche della registrazione del presente che inevitabilmente si trasforma subito dopo in storia) ha sempre avuto bisogno di supporti, come ogni Associazione utile alla collettività, e per fortuna nel Cremasco ce ne sono. Con alcune di queste il Centro ha collaborato (il Gruppo Antropologico, per esempio), con risultati significativi. In primis è il Comune di Crema il principale sostenitore delle iniziative. Del resto fu proprio dall’intero consiglio comunale che arrivò la delibera che nel 1999 (dopo qualche mese dalla scomparsa di Alfredo) sancì che tutto il grande patrimonio di documenti che Galmozzi raccolse in vita potesse trovare una casa. Ed è quella dove tuttora si trova, in piazza Premoli. Là c’è tanto da vedere e da conoscere, per chi desidera, per chi vuole sostenere tutte queste imprese e associarsi, per chi vuole bene ai luoghi.
presidente del Centro Ricerca Alfredo Galmozzi
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