23 febbraio 2025

Il coraggio del primo passo

«Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all'altro» (Lv 24,19-20). Queste parole che provengono dalla Sacra Scrittura esprimono la famosa legge del taglione, una pratica molto antica volta a garantire una certa forma di equità nella risposta ad un’offesa, affinché non si cadesse in eccessi e allo stesso tempo senza che venissero concessi sconti che sarebbero apparsi ingiusti. Nel corso dei secoli siamo giunti a riconoscere che la proporzionalità che voleva assicurare questa legge la si poteva esprimere anche in altri modi, sostituendo la risposta alla lesione ricevuta con forme che non prevedono ferite: retribuzioni in denaro, limitazione della libertà fino al carcere, pratica di lavori socialmente utili, e questo a noi suona come espressione di giustizia e di maggior equità rispetto alle logiche del passato.

A tal proposito è tuttavia indicativo che la parola «giustizia» non emerga nel brano di Vangelo che si legge in questa domenica, nonostante in esso si tratti proprio di quanto con la giustizia ha a che fare. 

Possiamo dire che l’omissione che abbiamo notato dipende dal fatto che per Gesù il concetto di giustizia umano è troppo debole, dal momento che, guardando a Dio, la comprensione della giustizia ha il sapore della misericordia che è anche la perfezione di Dio. Nello scarto tra la giustizia umana e quella che ci propone il Signore, c’è la provocazione a ripensare sia il modo di comportarsi di ciascuno di noi, sia la logica dei nostri ordinamenti per la convivenza comune.

La prima domanda che penso a tutti sorga ascoltando quanto ci è consegnato da Luca, riguarda la possibilità reale di praticare quello che viene detto e ci fa chiedere come sia possibile porgere l’altra guancia quando si viene colpiti, oppure dare a chi ci chiede più di quello che ci viene richiesto, oppure ancora essere benevoli con coloro che si comportano male verso di noi. 

Al di là di singole situazioni nelle quali tutti, almeno una volta, ci siamo trovati e nelle quali siamo riusciti ad attuare quel che Gesù dice, fatico a pensare che sia possibile accogliere letteralmente e senza un minimo di interpretazione queste parole come se ci offrissero la regola di una pratica abituale da vivere. Forse non so farlo perché mi manca il coraggio di viverle, perché anche se tutti siamo affascinati dal Poverello di Assisi, vivere come ha vissuto lui non ci sembra possibile dentro le logiche del lavoro, della famiglia, delle istituzioni (anche religiose, paradossalmente) in cui ci troviamo.

Inevitabilmente, sperando di non ridurre la loro portata profetica, provo a rileggere queste parole di Gesù come ispirazione per orientare la nostra mentalità.

Nel brano di Vangelo di questa domenica ci è possibile notare che Gesù inviti da un lato a superare completamente la legge della proporzione per poi recuperarla da un’altra prospettiva.

Se da una parte Gesù ci richiama a non rispondere ad un’offesa ricevuta, a non limitarci a dare quanto ci viene richiesto, a non sottrarci alla generosità nonostante si riceva del male, dall’altra parte ci sprona ad essere abbondanti nel dare perché dalla scarsità o abbondanza delle nostre misure deriva la scarsità o l’abbondanza di Dio, che è il soggetto implicito dei verbi finali del brano di oggi.

Per tenere insieme l’apparente contrasto, mi piace riassumere in una forma molto semplice quanto detto dal Signore: abbi il coraggio di fare il primo passo per immergerti nella logica del Vangelo. È il coraggio del primo passo ciò che accomuna il nostro comportamento verso i fratelli e lo sguardo che Dio ha su di noi.

È la fatica del primo passo a vivere il perdono, ciò che ci blocca e ci impedisce di interrompere i meccanismi della vendetta e della retribuzione proporzionata; è la fatica di superare il ripiegamento su noi stessi che ci impedisce di essere generosi, dando quanto è in nostro potere per aiutare gli altri; è la fatica di iniziare ad allenarci e a disporci a sentimenti di generosità e benevolenza verso tutti, che ci fa misurare gli altri a partire da quello che essi sono per me: avversari, concorrenti, addirittura nemici. 

È inoltre solo con il coraggio del primo passo nelle nostre azioni verso gli altri che possiamo allargare la nostra capacità di ricevere da Dio, come faceva la mia nonna con il grembiule per accogliervi con più abbondanza i fiori del suo giardino o le erbe che raccoglieva nel suo orto. Solo un cuore che si allena al dono, ci dice Gesù, può essere tonico anche per ricevere con abbondanza i doni di Dio, siano essi per il presente o per l’eternità, come Gesù lascia aperta la comprensione, nella doppia possibilità di interpretazione delle sue parole. 

Con ultimo pensiero mi piace concludere. Ascoltando queste parole di Gesù penso spontaneamente alle tante persone che con il coraggio del primo passo hanno provato a seminare mentalità nuove anche se sapevano che non avrebbero colto il frutto della loro azione, ma solo l’incomprensione del presente. Anche questi mi sembrano esempi della vera generosità a cui ci chiama il Vangelo, una generosità che è sì materiale, ma anche spirituale, la generosità semplice di tante persone che anche senza riflettori puntati su di loro, danno tutto di se stesse, affinché domani qualcuno possa stare meglio ottenendo l’esito di ciò per cui esse si stanno oggi battendo, anche senza che nessuno a loro, né oggi, né domani dica mai «grazie». 

Francesco Cortellini


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