14 marzo 2025

Il grande fiume dimenticato a 25 anni dalla grande alluvione del 2000. Proteggere il fiume vuol dire fare una assicurazione sul futuro

Cosa si è fatto, nei nostri territori, sul Grande fiume, e per il Grande fiume, in occasione della  Giornata Nazionale del paesaggio del 14 marzo e, in contemporanea, per la Giornata Internazionale di Azione per i Fiumi? Semplicemente nulla, ancora una volta nulla. Per chi scrive queste righe nulla di cui stupirsi e, in fin dei conti, anche una bella notizia. Ogni giorno infatti si celebra la giornata nazionale, internazionale, mondiale, universale, del “qualsiasi cosa” e, puntualmente, si fanno chiacchiere, riflessioni, pensieri, cortei, lenzuolate, sbandierate e comizi pensando così di aver assolto al “compitino” e passare così alla prossima giornata del qualcosa. In questo Paese occorrono i fatti (quelli che il più delle volte mancano), non le parole, non le riflessioni, nemmeno le “giornate”. Occorrono fatti, importanti, chiari ed urgenti, con soluzioni anche forti, per risolvere la piaga dei femminicidi, per arginare il problema della delinquenza minorile (che anche a Cremona di questi tempi si è fatta ampiamente sentire) e per evitare l’aumento delle nuove povertà (in una realtà, quella italiana, in cui fra prezzi, tariffe e tasse sono sempre di più le famiglie che non arrivano neanche lontanamente alla fine del mese) e questi sono alcuni dei temi più caldi e urgenti. Passando al tema fiume Po, la Giornata nazionale del paesaggio e quella internazionale di azione per i fiumi, passate “inosservate”, danno comunque l’occasione per porre alcuni interrogativi. Ce ne sarebbero tanti ma ci si limita ad elencarne qualcuno.

Si parla da tempo di rinaturazione ambientale: cosa si è fatto nel frattempo per mettere in sicurezza le aree golenali dove abbondano salici e pioppi morti e quindi pericolosi? Cosa si è fatto per far sì’ che il turismo fluviale, da tanti anni sbandierato, diventi una realtà importante capace di unire le due sponde con i fatti, anziché limitarsi sempre ad iniziative locali e di “campanile”? Cosa si è fatto per sostenere quei privati che, con coraggio ed amore per il territorio, hanno investito sul turismo fluviale? Cosa si è fatto per rendere il turismo ciclabile (in forte espansione) una realtà identica e omogenea sulle due sponde del Po? Cosa si è fatto per cercare di ridurre drasticamente l’inquinamento? E’ sufficiente fare una passeggiata sulle rive del fiume, o sui suoi spiaggioni, per vedere ancora troppa immondizia, soprattutto plastiche, gomme (leggasi pneumatici) e barattolame che, se da una parte sono l’ennesima dimostrazione di quanto il grado di civiltà di tante persone sia lontano dal raggiungere livelli accettabili, dall’altra dovrebbe rendere necessarie azioni incisive, concrete e unitarie per ripulire in modo massiccio il fiume, e il suo ambiente, dalla troppa immondizia che ancora lo lorda. Se la Giornata nazionale del paesaggio e quella internazionale di azione per i fiumi sono passate “sotto l’uscio” ecco che a due appuntamenti locali si dovrebbe guardare con interesse.

Quest’anno ricorre il 25esimo della storica esondazione del 2000 e non resta che sperare che, da qui ai prossimi mesi, i territori delle due sponde si rimbocchino le maniche per celebrare l’anniversario: farlo congiuntamente sarebbe chiedere troppo? Intanto giusto ricordare che  mercoledì 26 marzo, a Parma, si terrà il seminario tecnico-scientifico  “Cosa ci hanno insegnato le piene del Po? A 25 anni dalla piena del 2000”, in occasione della pubblicazione “Carta generale del fiume Po da Moncalieri al Delta. Con profili, livelli idrometrici e dati di piene significative” , a cura di Lino Coratza, L'evento, promosso congiuntamente da AIPo, Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e Università di Parma, si svolgerà dalle 9.45 alle 12.45, presso il Campus Scienze e Tecnologie dell’Università di Parma - Centro Congressi plesso Aule delle Scienze - Parco Area delle Scienze.

Qualche giorno prima, sabato 22 e domenica 23 marzo, grazie alle Giornate di Primavera del Fai, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17, con ritrovo alla conca di navigazione, sarà possibile conoscere le opere idrauliche di Isola Serafini.  La conca di navigazione di Isola Serafini, va ricordato, è l'unica chiusa presente sul corso del fiume Po, un'opera di grande complessità tecnologica e costruttiva, considerata la più importante d'Italia per il dislivello che consente di superare. Il passaggio per pesci sito nel comune di Monticelli d'Ongina è il più grande e complesso impianto a bacini successivi mai costruito in Italia e uno dei maggiori in Europa. Esso permette il passaggio della fauna ittica in entrambi i sensi, assicurando la riconnessione del fiume Po con qualsiasi portata idrica e, insieme a quelli realizzati sui fiumi Ticino e Tresa, ha permesso di riconnettere l’Adriatico ai laghi Maggiore e di Lugano.  Questa apertura del 22 e 23 marzo consentirà ai visitatori di approfondire due delle più importanti opere idrauliche di Isola Serafini, che costituiscono degli unicum per il territorio su scala nazionale e non solo. Sarà possibile scendere di otto metri al di sotto del livello del fiume per scoprire da vicino il più grande e complesso passaggio per pesci a bacini successivi mai costruito in Italia. In occasione delle Giornate Fai di Primavera sarà possibile accedere, in via del tutto eccezionale, anche agli spazi di competenza della conca di navigazione, normalmente non accessibili, per conoscere questo manufatto, la sua funzionalità e il ruolo rivestito dai concari nella quotidiana vita di fiume. I visitatori potranno inoltre approfondire, accompagnati dai volontari Fai, la storia e la conformazione geografico-naturalistica di Isola Serafini, grazie a un percorso a piedi che collega i due siti. Venendo infine alle due “Giornate” di cui si è accennato, ecco che quella di Azione per i fiumi è nata nel 1997, e si tratta di un progetto ideato dall’associazione International Rivers. Oggi viene celebrata in oltre 35 paesi del mondo, soprattutto da comunità rurali, attivisti, educatori, studenti, artisti, accademici e altre persone sensibili all’argomento. “I fiumi sani – come scrivono i promotori - sono la linfa vitale del nostro pianeta. I fiumi e i loro bacini idrografici -e la ricca varietà di vita che sostengono- forniscono acqua potabile alle persone, cibo, medicine, materiali da costruzione, limo per il ripristino della terra e altro. Mitigano inondazioni e siccità, sostengono le foreste, ricaricano le riserve idriche sotterranee, sostengono la pesca e forniscono mezzi di trasporto. E’ importante celebrare la Giornata Internazionale di Azione per i Fiumi, poiché non possiamo fare a meno dei ‘servizi’ forniti dagli ecosistemi acquatici e non possiamo replicarli artificialmente.

Proteggere i nostri fiumi, ora, è come fare una polizza assicurativa di cui tutti abbiamo bisogno, tenendo bene a mente i rischi che corriamo con gli attuali cambiamenti climatici. Un fiume è molto più che acqua corrente. Il suo letto e le sue rive sempre mutevoli, le acque sotterranee, le foreste circostanti, le paludi e le pianure alluvionali, tutto questo fa parte della vita fluviale. Un fiume trasporta non solo acqua, ma anche sedimenti ricchi di nutrienti e minerali che nutrono la terra. L’estuario del fiume, dove l’acqua dolce si mescola al sale dell’oceano, è una delle parti più biologicamente produttive del pianeta. La maggior parte delle catture ittiche mondiali proviene da specie che dipendono per almeno una parte del loro ciclo vitale dall’habitat estuarico. Il flusso di un fiume è il suo battito cardiaco. Poiché abbiamo arginato così tanti fiumi e laghi, i nostri ecosistemi di acqua dolce stanno perdendo specie e habitat più velocemente di qualsiasi altro tipo di ecosistema. Celebriamo la Giornata Internazionale di Azione per i Fiumi – si legge ancora - anche per sostenere un metodo già sperimentato per ridurre gli impatti delle dighe: i flussi ambientali, cioè rilasci pianificati destinati a supportare le funzioni di base dell’ecosistema nei fiumi arginati. Sebbene i fiumi del pianeta siano in crisi, possiamo consolarci pensando che i fiumi hanno una naturale capacità di auto-guarigione: tutti gli sforzi per progettare fiumi dinamici, potenti e imprevedibili, falliranno inevitabilmente, ed il fiume avrà la possibilità di ripristinarsi. Come scrisse Richard Bangs -ex membro del consiglio di amministrazione di International Rivers- “I fiumi selvaggi sono i rinnegati della terra, sfidano la gravità, ballano secondo le proprie melodie, resistono all’autorità degli umani, cadono a pezzi, ma alla fine ne escono vincenti.’ Tutti vinciamo quando i fiumi possono circolare liberamente, e soprattutto quando sono limpidi e puliti. Di limpido e pulito, aggiunge chi scrive queste righe, purtroppo il Po ha poco e, anche se la situazione da un po’ di anni è migliorata, tanto resta da fare. L’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po invece scrive che “I fiumi sono una risorsa essenziale per l’ambiente, l’economia e le comunità. Sono la linfa vitale dei nostri ecosistemi, ma oggi molti corsi d’acqua sono fortemente impattati dai cambiamenti climatici, dalla perdita di biodiversità e dall’inquinamento delle acque. Garantire il loro buon stato ambientale è una sfida sempre più complessa, che richiede azioni integrate e sostenibili. Restituire più spazio ai fiumi contribuisce anche alla mitigazione del rischio alluvionale. In questo contesto, l’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po è impegnata nell’aggiornamento integrato dei tre Piani distrettuali, strumenti fondamentali per una gestione efficace delle acque e del territorio: Piano di gestione del Distretto Idrografico del fiume Po,  per migliorare la qualità delle acque e tutelare gli ecosistemi, con un focus sul raggiungimento dello stato ambientale attraverso l’integrazione di stato ecologico e chimico; Piano stralcio di bilancio idrico per garantire un equilibrio tra disponibilità e utilizzi della risorsa idrica. Piano di Gestione del Rischio Alluvioni  per ridurre il rischio alluvionale e aumentare la resilienza del territorio, con misure strutturali e non strutturali. Uno degli aspetti chiave dell’aggiornamento è il rafforzamento dell’integrazione tra i Piani, tenendo conto delle interrelazioni con altri strumenti di pianificazione e dei programmi di finanziamento. Questo approccio consente di individuare e attuare misure win-win, soluzioni innovative e coordinate che rispondono contemporaneamente a più esigenze, favorendo la sinergia tra tutela ambientale e riduzione del rischio idraulico e aumento della disponibilità della risorsa sul medio/lungo periodo. Il nuovo ciclo di pianificazione si concluderà nel 2027, con azioni concrete per la tutela e la gestione sostenibile dei nostri fiumi”. Durissima infine la presa di posizione del WWF Italia che, proprio in queste ore, ha scritto: “Nessuna attenzione per i nostri fiumi e gli indispensabili servizi che regalano per il nostro benessere. Questa è la denuncia del WWF Italia per come viene gestito dalle Regioni un bene enormemente prezioso del nostro Paese, nella giornata internazionale di Azione per i Fiumi. Una giornata in cui le comunità di tutto il mondo si uniscono per un sola voce per dire che i fiumi contano e rispettarli si può tradurre con il rispettare la nostra sicurezza. Questo stesso messaggio è parte dell’iniziativa di Earth Hour 2025. L’evento globale promosso dal WWF, si celebrerà sabato 22 marzo. Mira a coinvolgere le persone in un’azione collettiva che faccia il giro del mondo, per la tutela della natura e del nostro comune futuro. Per i fiumi significa diventare, anche per un solo giorno, “custodi” dei corsi d’acqua. Lo si può fare frequentandoli e segnalando situazioni di degrado, presenza di rifiuti ma anche organizzando pulizie collettive delle sponde.  Dalla fotografia che fa oggi il WWF, emerge un quadro in cui le Regioni italiane, pressoché all’unanimità, continuano a promuovere devastanti interventi lungo i corsi d’acqua di taglio della vegetazione ripariale e di escavazioni in alveo, non adottando alcuna attenzione per gli indispensabili servizi ecosistemici forniti dai fiumi al benessere e alla sicurezza delle persone, tra questi: la regolazione della CO2, il controllo dell’erosione, la regolazione del regime idrologico, la capacità autodepurativa, la qualità dell’habitat, la produzione agricola, tutti benefici che vengono azzerati da questi interventi, con significative ricadute negative anche sui processi economici. Interventi – affonda il WWF - che dimostrano l’incapacità di avviare una pianificazione seria, sostenibile e in linea con le Direttive europee (Acque, Alluvioni, Habitat…), andando a favorire fenomeni negativi come l’incremento della velocità delle acque e dell’erosione spondale (che incidono negativamente sulla stabilità delle infrastrutture vicine) e sui picchi di piena, riducendo l’apporto di sedimenti al mare e favorendo l’arretramento delle spiagge e l’intrusione salina. In questi ultimi anni – rimarca - l’Emilia Romagna è stata il simbolo degli effetti negativi della cattiva gestione delle acque interne. Una regione particolarmente colpita da pesanti e ripetute alluvioni che però continua da un lato a consumare suolo in aree a rischio idrogeologico, più di ogni altra parte d’Italia e dall’altra a devastare i corsi d’acqua. Questo con eccessive azioni di dragaggio degli alvei e distruzione di qualsiasi forma vivente lungo le sponde. E’ il caso del Secchia, la Savena, il Ravone, lo Zero.   Quanto successo lungo il Lamone o altri fiumi esondati in questi ultimi anni è dovuto certamente alle eccezionali precipitazioni ma anche al consumo di suolo. Senza dimenticare l’eccessiva canalizzazione dei corsi d’acqua e la perdita di aree naturali di esondazione. In Toscana, il Bisenzio, è esondato in questi ultimi anni nonostante fosse stato oggetto di diffusi interventi di “manutenzione”, come peraltro in molti altri fiumi, a poco o nulla serviti se non, forse, per accelerare la velocità della corrente, aumentando le conseguenze delle piene”.  “Recentemente – afferma poi Andrea Agapito, Responsabile Acque del WWF Italia - in Liguria, come in Lombardia, nelle Marche, in Abruzzo e in altre regioni, si è deliberato per la cosiddetta “pulizia dei fiumi”, attraverso l’estrazione di materiale dagli alvei o il taglio della vegetazione ripariale. Sono decenni che si porta avanti questa politica insensata, senza tener conto delle direttive europee, ma soprattutto che le condizioni climatiche e idrologiche sono fortemente cambiate. Oggi con la crisi climatica è necessario ripensare completamente la gestione del nostro reticolo idrografico. Si può fare recuperando spazio ai fiumi e favorendo soluzioni basate sulla natura. Bisogna garantire un’adeguata manutenzione del territorio. Quest’ultima deve essere basata anche su Programmi di gestione dei sedimenti (come previsto dalla legge) al recupero di aree di esondazione naturale o nella realizzazione di casse di espansione per ridurre con efficacia il rischio idrogeologico”. 

Nel 2024, come ricorda ancora il WWF Italia,  inoltre è stato approvato il Regolamento europeo per il ripristino ambientale, Inoltre entro il 2026 devono essere redatti piani nazionali di ripristino. Quest’ultimi indicheranno gli interventi per riconnettere e riqualificare 25.000 km di fiumi in tutta Europa entro il 2030. Purtroppo l’approccio diffuso alla gestione dei fiumi in Italia non fa ben sperare. Dovremmo infatti riuscire a fare un notevole salto di qualità, culturale e tecnico perché è indispensabile considerare la complessità degli ecosistemi d’acqua dolce, dei fiumi, garantire la loro vitalità. Questo con l’obiettivo di conservare o recuperare i loro servizi ecosistemici tanto importanti per l’adattamento ai cambiamenti climatici.  La tutela e gestione degli ecosistemi acquatici, secondo il WWF, deve passare innanzitutto dalla corretta applicazione delle Direttive Europee. Nello specifico della Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE), la Direttiva Alluvioni (2007/60/CE), la Direttiva Habitat (43/92/CEE) e la Direttiva Uccelli (2009/147/CE). Per queste direttive l’Italia è stata già sottoposta a diverse procedure Eu Pilot e d’infrazione dalla Commissione Europea. Infine, se vogliamo realmente affrontare i cambiamenti climatici, tutelare il patrimonio naturale e soprattutto ridurre il rischio idrogeologico, è fondamentale prioritariamente ridare spazio ai fiumi recuperando e riqualificando le aree di esondazione naturale. Inoltre, laddove ciò non sia possibile, bisogna realizzare casse di espansione e promuovere Soluzioni Basate sulla Natura, fondamentali per ripristinare e tutelare i fondamentali servizi ecosistemici che questi ambienti offrono.  La tutela delle acque e la corretta gestione della risorsa idrica sono al centro anche di Earth Hour, l’evento mondiale del WWF che si svolgerà sabato 22 marzo alle 20.30. 

Eremita del Po

 

Paolo Panni


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commenti


Stefano

24 marzo 2025 13:25

Bravo. Infatti quando si parla di pulizia dei fiumi, la prima cosa che tanti pensano è dragare all'infinito. Niente di più sbagliato perché quei sedimenti contribuiscono tra l'altro giungendo a mare, a costituirne le coste e ridurne l'erosione, limitando la salinizzazione delle acque interne e quindi lo stravolgimento dei loro habitat. L'idea di continuare a canalizzare ed arginare, anziché dar sfogo ai fiumi a monte secondo tra l'altro le direttive europee, rende più devastanti le piene a valle, perché ne favorisce la velocità di scorrimento, grazie anche all assurda rimozione della vegetazione ripariale che contribuisce a rallentarne il corso, imbrigliandolo. Ma soprattutto attraverso le dighe si limita l'arrivo dei pesci di monte, che pertanto da anni non si vedono più come i lucci o gli storioni. Perciò è stato realizzato quel passaggio all'isola Serafini per i pesci. Peccato che si chiude la stalla quando i buoi sono già scappati, ad indicare la superficialità con cui si fecero a suo tempo queste strutture faraoniche. Quei pesci infatti non torneranno di certo grazie a questo passaggio, perché ormai hanno preso altre strade. Tant'è che si pensa ad un ripopolamento di storioni e company a monte. Vedremo.