Il rituale del "Taharrush gamea": non una ordinaria violenza, una cultura
Il numero degli omicidi e delle violenze contro le donne e altri delitti che riguardano il genere è in Italia inaccettabile. Sacche di violenza e prepotenza maschile non sembrano voler lasciare un paese comunque civile come il nostro. Ma un marito o un fidanzato armati di coltello o un gruppo di ragazzi alticci che abusano di una ragazza non hanno nel nostro paese nulla dal punto di vista religioso, culturale o politico cui appigliarsi per giustificare i loro comportamenti. Sono delinquenti e basta, per usare una espressione semplificatoria, e tali vengono considerati dal sentire comune della società.
Non è così per le violenze che sono avvenute a Milano a Capodanno nei confronti di giovani ragazze, soprattutto turiste straniere. Abbiamo infatti assistito a un rito quello del Taharrush gamea, in arabo “molestia collettiva”, che consiste nel circondare con un muro umano, che forma una trappola con tre cordoni, ragazze che si incontrano in una normale strada anche del centro, magari considerate troppo libere, e sottoporle a turno ad abusi che hanno un effetto psicologico che va anche ben oltre l’entità degli abusi perché ad essi si accompagna la terrificante sensazione di essere nelle mani di una torma incontrollabile di aggressori quasi alieni.
La differenza tra questi episodi e gli altri episodi di violenza che conosciamo non risiede solo nel fatto che vengono commessi da bande di una cinquantina di giovani che si radunano apposta per compierli. La diversità profonda è che simili violenze all’interno del contesto in cui gli aggressori si muovono, hanno una storia e una forma di approvazione e giustificazione. In coloro che li compiono si vede una sorta di entusiasmo, come se fosse una festa.
Infatti quello del Taharrush gamea è un vero e proprio rituale che intende punire le ragazze che si permettono di andare in giro liberamente per strada e questo rituale se non religioso è certamente reso possibile da una cultura religiosa che prevede la superiorità dell’uomo sulla donna e quindi lo giustifica. Ha quindi radici che non possono essere ridotte solo all’azione di qualche sciagurato. In alcuni paesi è servito anche per allontanare le donne dagli spazi pubblici e impaurire le attiviste politiche, in Egitto soprattutto, impegnate nelle proteste come quelle di piazza Tahir.
Viene in mente l’intervista di Oriana Fallaci, una giornalista che non faceva sconti al suo interlocutore, all’imam Khomeini del 1979 quando questi stava già liquidando in Iran tutti gli oppositori laici e liberali.
Quando la giornalista, chiese della libertà delle donne in Iran, il capo della rivoluzione islamica, non un qualsiasi predone di Al Qaeda o dell’Isis, spiegò all’intervistatrice inorridita che le donne perbene devono portare il chador quando camminano in strada e se non lo fanno non possono che rispondere delle conseguenze del loro comportamento immorale.
Questa profonda essenza di reati che purtroppo coinvolgono giovani stranieri di seconda generazione, in un fenomeno che sembra avvicinarsi a quanto, con maggiore intensità, avviene in Francia, deve comportare una risposta decisa e senza esitazioni. Dopo l’incapacità delle forze di polizia a prevenire quanto è successo, i Pubblici Ministeri che stanno indagando sulle violenze di Capodanno si stanno sicuramente molto impegnando. Certamente hanno già contestato, è ovvio, la violenza sessuale di gruppo. Di gruppo è l’espressione che usa il Codice, in realtà si tratta di violenza “collettiva” che è una cosa anche diversa. Ma questa aggravante non è sufficiente se vogliamo chiamare i fenomeni con il loro nome. Dato che il Taharrush gamea è espressione di un razzismo di genere a base religiosa credo che sia necessario contestare ai responsabili anche l’aggravante dell’aver agito per finalità di discriminazione religiosa e razziale come previsto dall’articolo 604 ter del Codice penale che comporta l’aumento della pena sino alla metà.
Non so se lo abbiano già fatto o intendano farlo ma è solo una risposta di questo genere, al di là dello stereotipo dell’emarginazione, che può dare un significato a quello che abbiamo visto e far capire che lo abbiamo compreso senza banalizzazioni e senza autocensure.
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commenti
stefano
21 gennaio 2025 08:38
Direi che il titolo dell'articolo e' totalmente fuorviante! sembra quasi che giustifichi questa prassi di violenza come un fatto culturale. Nell'articolo l'ex giudice Salvini spiega bene che cosi' non e' ne deve essere. Anzi va messo subito un deciso freno su queste barbarie da parte dell'attuale magistratura.
Stefano
21 gennaio 2025 12:43
Bella cultura effettivamente. Sarebbe però interessante sapere cosa ne pensano il sindaco Sala, l'Arci e l'arcigay. L'Anpi, la Schein il PD locale e nazionale. La nostra giunta comunale e le varie associazioni femministe, che protestano contro i femminicidi quindi le LGBT.. che mi pare non siano ben viste in quella cultura.
Manuel
21 gennaio 2025 21:46
Il giudice Salvini pone un tema attuale e non più rinviabile: come affrontare giuridicamente i comportamenti delinquenziali di una platea di giovani italiani di origine straniera... se non addirittura stranieri.
Io dico che sarebbe il caso di affrontare un argomento oramai non più fresco, ma sempre di attualità: quello dell’integrazione l’Islam nella società europea.
Bisogna chiedere e chiedersi se quella religione abbia i crismi, la voglia di partecipare al mantenimento ed alla costruzione della casa comune europea che, ricordiamo, oltre alla plasmazione cristiana, si distingue per l’avvento e l’eredità dell’Illuminismo.
Le tifoserie non mi interessano, i dibattiti, fatti da chi ne capisce, sì.
I politici seri farebbero bene ad organizzare il confronto: ma quelli seri.
Gli altri se ne stiano pure a casa loro e ci evitino la loro esclusiva, inutile dimensione “social”: certo, perché gli slogan li sanno sparare tutti, ma poi non si disdegna mai un viaggio dal tal emiro, califfo, autarca per una fornitura di gas o petrolio... ed anche questo è un aspetto da non sottovalutare.
Stefano
22 gennaio 2025 05:46
La casa comune la si costruisce se tutte le forze politiche hanno le idee chiare. Ecco perché ho posto quelle domande. Non è questione di tifoserie ma di capire se tutti hanno le idee chiare in merito, sapendo distinguere tra ciò che è cultura e ciò che è barbarie, perché se chi ho citato in merito le idee chiare non le ha o fa' finta di niente, hai voglia allora costruire la casa comune europea. Non si capirebbero infatti su che basi.
Manuel
22 gennaio 2025 09:03
Provo ad essere un pochino più semplice e, magari, più chiaro.
Le basi culturali per affrontare il problema (ammesso sia un problema) non le ho. Da come scrivi, non le hai pure tu. Non le ha la maggior parte dei politici!
Che significa aver le idee chiare? Avere le tue idee?
Ti ricordo solamente come in questo Paese, si parli, mormori di nord e sud, di polentoni e terroni, degli infidi piacentini, dei gradassi bresciani, etc.: eppure qualche diversità culturale esiste.
Questa è la base di partenza, poi ci sono tutti gli altri paesi europei, con le loro peculiarità.
È già difficile, ma fondamentale, trovare un comune denominatore, se poi lo si vuol piegare ad interessi di bottega...
Sottolineo ancora: saremmo in grado, c’è ne fosse bisogno, di prendere decisioni forti e rinunciare a gas, petrolio ed hai tanti dollari che dal Medio Oriente sostengono le nostre economie?
Marco
22 gennaio 2025 10:18
Credo che tutti stiano dimenticando una cosa molto importante: viviamo in Italia non in Egitto o Algeria.
Usi e costumi violenti che non fanno parte della nostra identità non possono e non devono essere permessi.
Non deve passare il dogma che si possa fare tutto in nome della non osservanza di norme e leggi che regolano la vita civile.
Sia che si guidi un mezzo dopo avere bevuto ,assunto stupefacenti ,senza patente e senza fermarsi a un posto di blocco sia che si cerchi di usare la violenza di gruppo come in questo caso.
Non ci sono giustificazioni.
Non si accettano le leggi di una nazione? Si può tornare tranquillamente da dove si e' partiti in cerca di occasioni per una vita migliore.
E nessuna giustificazione neppure per una parte di politica che li difende e giustifica in nome di una integrazione che non vogliono, difendendo l'indifendibile in nome del buonismo.
Abbiamo politici che hanno procedimenti penali in corso, famigliari implicati in gravi reati, altri condannati ma chissà perché e' sempre e solo fango.
E guardate che la strada imboccata dal Presidente Americano di rimpatriare i delinquenti, togliendo magari loro anche la cittadinanza arriverà di gran carriera anche in Europa .
Sarebbe interessante un sondaggio per conoscere le idee degli Italiani in merito.
Avremmo delle sorprese.
Stefano
22 gennaio 2025 11:34
Non ci può essere diritto di cittadinanza per chi va in un paese straniero allo scopo di delinquere.
Stefano
22 gennaio 2025 11:30
Mi sembra assolutamente fuorviante e dispersivo il tuo commento. La base è chiara e semplice: fatti del genere devono essere condannati si o no. ? Cosa c'entrano i terroni? È una deviazione dal tema. Se si dunque è la risposta anche le forze politiche e la magistratura devono convergere su questo e,trovandomi pienamente d'accordo col giudice Salvini, introdurrei anche l'aggravante della discriminazione religiosa.
Manuel
22 gennaio 2025 14:29
Quella che affermi tu è la posizione del PD! Cioè a dire, usiamo i mezzi e le leggi che abbiamo, magari implementati ed affrontiamo i problemi, ne’ più, ne’ meno.
Io allargavo il campo ed invitavo ad un’ampia riflessione sulla convivenza tra culture, in un mondo, continente, sempre più interconnessi, ma sempre più diffidenti e ostili.
I terroni c’entrano come esempio, perché allo stesso modo vennero (sono?) trattati, sospettati durante la loro migrazione al nord o nel resto del mondo: eppure anche loro trascinavano tare poco apprezzabili, come tutti probabilmente.
Stefano
22 gennaio 2025 23:28
Ma questi non sono semplicemente sospettati come i terroni di una volta, sono stati visti e ripresi a far violenza sessuale. Se questo è il loro modo di voler essere interconnessi, tornino pure nei loro paesi d'origine. Un daspo perenne.
ada.ferrari
22 gennaio 2025 12:25
Grazie per la pregevole, e non comune, franchezza e onestà di analisi.
Giovanni
23 gennaio 2025 11:26
Non riesco a comprendere tutte queste disquisizioni di carattere pseudoculturale, in Italia non esiste per caso un Codice Penale???? I reati di violenza sessuale non vanno perseguiti per chi si trova sul territorio italiano in base alle norme del Codice Penale e del Codice di Procedura Penale? Domande retoriche, tutti gli altri discorsi lasciano il tempo che trovano
Stefano
23 gennaio 2025 14:02
Ma veramente è a questo che volevo riportare. Non c'è cultura o pregiudizio che tenga rispetto al codice penale ed ogni paese ha il suo. Se si sbaglia si paga che si sia cremonesi doc, cingalesi, euromediterranei o marziani. Non sta bene? Tornino nel loro paese.