19 agosto 2022

L'economia soffre, cresce la paura ma la politica parla solo per slogan e tweet

Le urne non possono aspettare, gli elettori sì. Nel 2022 leggere certe notizie crea una sorta di inquietudine anzi, origina forse quella reazione primordiale ma naturale che si chiama paura.

Sapere che in Italia, paese a vocazione produttiva, quel tessuto economico rappresentato da piccoli imprenditori, artigiani, commercianti soffre a causa di costi di produzione troppo elevati dovrebbe far riflettere soprattutto in materia di decisioni di politica economica. 

Nel 2022 si plaude il fatto che “arriva finalmente una nave carica di grano”, quasi come negli anni della autarchia si applaudiva il fatto che in piazza del Duomo a Milano si coltivassero cereali per sopperire alle carenze alimentari dei cittadini. Il termine carenza oggi non si riferisce solo alle ristrettezze strutturali imposte dagli scenari economici, macro o micro che si voglia, ma ha ormai contagiato anche il linguaggio politico. Sapere che un piccolo imprenditore, un artigiano o un commerciante non è più in grado di affrontare con relativa tranquillità i naturali passaggi della sua attività lavorativa a causa di carenze di materie prime e di costi fuori controllo dovrebbe portare l'intera catena decisionale a sopperire in qualsiasi modo.

Le urne chiamano e quindi ecco dai candidati spuntare programmi, progetti, temi d'ascolto, tutte bellissime cose che vengono sapientemente racchiuse in brevi messaggi via social o, come si usa oggi, via tweet per far capire all'elettore, con una trentina di parole, che il tempo delle attese è finito e che, votando Tizio piuttosto di Caio, uno nuovo corso ci aspetta dopo l'apertura delle urne. Bello, bellissimo, unico come sistema di connessione tra l'elettore e il candidato, del resto a cosa servono nel XXI secolo colloqui o la presa visione di persona di una situazione? A nulla, ovviamente, perché l'elettore, già di suo preso dalle necessità imposte dalla quotidiana sopravvivenza, di certo apprezzerà moltissimo questa nuova fase della politica dove, alla carenza di beni di consumo primari e alla ovvia risalita dei prezzi di tutto ciò che ci circonda, si affianca la carenza di comunicazione, e a volte anche di empatia, da parte dei candidati.

Una comunicazione per slogan piace a coloro che dovrebbero trasmettere, giusto per andare incontro alle tremende questioni che si profilano all'orizzonte, un messaggio di sviluppo socio economico, un po' come potrebbe piacere agli studenti, ma solo a loro, quando alla domanda “Di cosa parla la Divina Commedia?” se ne escono con un riassunto breve ma significativo “Parla di uno che si è perso in un bosco e che poi ha girato un po' tra Inferno, Purgatorio e Paradiso. Con lui c'era un altro all'inizio che gli dava una mano, alla fine trova l'uscita, cioè non si capisce bene dove sia l'uscita ma qualcosa trova” con buona pace della storia della cultura e di coloro che l'hanno scritta. 

Ottenere risposte ai problemi che ci riserverà il futuro non è cosa facile per nessuno, questo è poco ma sicuro, così come è ingiusto chiedere a dei candidati di affrontare la situazione odierna chiarendo la curva di Phillips sulla correlazione tra inflazione e occupazione o spiegando la curva di Laffer in materia di tassazione e gettito fiscale, ma è innegabile che l'aridità dei messaggi e delle proposte pre elettorali inquieta perché rende quasi scontato il concetto di carenza nel rapporto tra i cittadini e i futuri rappresentanti dei diritti dei cittadini.

E' disgregante dover osservare che la realtà dei fatti, con la quale milioni di lavoratori si confrontano in ogni momento, diventa quasi una questione legata solo al saper fare del singolo individuo e non a quella serie di tematiche economiche nazionali, oggi sempre più impattanti, che rendono un lavoro sempre più difficile da portare avanti. Sapere che un'azienda deve decidere se produrre o meno sulla base della bolletta elettrica o del gas lascia un sapore di sconfitta da parte delle istituzioni a carico però del piccolo imprenditore il quale, ben conoscendo il valore aggiunto del suo lavoro, si rende conto che il passare delle settimane acutizza solo il malessere lavorativo, il tempo e la carenza di idee non sono un lenitivo per una situazione che nessuno sembra voler o saper affrontare. Proporre un messaggio per tutelare le piccole scelte quotidiane dei cittadini e degli imprenditori non deve diventare un simposio su qualche argomento buono per pochi illuminati, ma coloro che garantiscono soluzioni dovrebbero almeno capire di cosa stanno parlando o meglio, di cosa dovranno per forza parlare una volta eletti.

Le elezioni sono sempre state così fin dai tempi delle agorà nella antica Grecia, verrebbe da commentare, già peccato che i presupposti odierni, o le variabili se si vuole affrontare la questione secondo i termini di un modello economico, necessitano di molto più di frasi che non sostengono e non affrontano i bisogni e le domande dei cittadini, perché l'evoluzione del termine carenza, di solito, è assenza.

Marco Bragazzi


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