29 maggio 2022

La bellezza dell'umanità di Cristo affascina da sempre l'uomo

L’Ascensione, una solennità che profuma di estate, di sole, di cielo azzurro sconfinato, di orizzonti infiniti, l’ho sempre interpretata come la festa del cristiano. È il riconoscimento, da parte di Dio, della grandezza della sua creatura che, nonostante la sua finitudine e il suo peccato, è capace di continuare efficacemente l’opera di Cristo nel mondo, anzi, grazie al dono dello Spirito Santo, la creatura potrà fare molto di più del suo Creatore: “Farete cose più grandi di me!” (Gv 14, 12). Espressione fortissima: se non l’avesse detta Cristo stesso, essa potrebbe essere tacciata di eresia! 

In questa domenica di fine maggio meditiamo, dunque, del ritorno di Cristo nel seno della Trinità. L’Ascensione segna una cesura: d’ora in poi egli non apparirà più ai suoi apostoli, la sua presenza non sarà più umanamente tangibile, essi sperimenteranno una assenza. Il Maestro li ha accompagnati per tre anni come uomo, poi per alcuni giorni da Risorto, ora devono camminare con le proprie gambe, rendersi protagonisti della propagazione di quel Regno che Cristo aveva fatto appena intravedere in quelle terre battute dal vento e dal sole ai confini dell’impero Romano. Gesù sarà assente alla loro vista, ma ben presente nel loro cuore grazie al dono del Paraclito! La cosa stupefacente è che Egli, d’ora in poi, potrà essere contemplato nei gesti e nelle parole dei suoi discepoli.

A loro ora il compito non facile di annunciare agli uomini poche cose, ma assai chiare: la morte e la risurrezione di Cristo, la conversione e il perdono dei peccati. Di questo, solo di questo, devono essere testimoni!

Anzitutto, come già dicevamo la scorsa settimana, all’uomo va offerta un itinerario che lo conduca alla felicità, alla compiutezza della propria umanità. Siamo tutti disperati cercatori di bellezza, cioè di quella perfezione estetica che è anche etica che stupisce, che incanta e rapisce il cuore, che fa trattenere il respiro. Quando vediamo un volto grazioso e delicato, il sole rosso che si immerge nel mare creando nervosi giochi di luce sulla superficie increspata delle acque, la montagna maestosa e possente che alterna severe e lucenti rocce a prati che assomigliano a morbidi tappeti verdi e a rinfrescanti boschi di faggi, abeti, betulle… non proviamo forse un senso di vertigine? Siamo cercatori di bellezza e di perfezione, perché colui che ci ha creato è la Bellezza e la Perfezione, la Compiutezza di tutto. In noi è innata questa nostalgia dell’assoluto, di una pienezza radicale, che spesso andiamo a ricercare in cose effimere, pallidi riflessi della Grande Bellezza, capaci di lasciarci solo più vuoti e annichiliti. Ecco perché Cristo invita i suoi discepoli ad annunciare anzitutto Lui, morto e risorto, Lui Uomo e Dio, sublime vertice della Creazione, uomo dal fascino straordinario perché vero, autentico, trasparente, amabile, interessante … Cosa ha spinto i discepoli a seguirlo repentinamente se non questa sua umanità pienamente realizzata, questa sua sovrana libertà, questo suo amore incondizionato all’altro? Essi hanno capito che seguirlo, ascoltarlo, imitarlo sarebbe stato conveniente per la loro vita: avrebbero accolto con più serenità le contrarietà e i fallimenti e avrebbero gustato con ancora più trasporto le piccole e grandi gioie dell’esistenza.

Allora di fronte a questo incontro che fa bramare un modo altro di vivere diventa normale, naturale cambiare il proprio modo di pensare, di atteggiarsi, di relazionarsi, di affrontare il quotidiano! Quando si fa esperienza vera dell’amore, quando ci lascia coinvolgere dall’amore, quando si comprende la forza inesauribile dell’amore, i comandamenti, i precetti, le regole non sembrano più imposizioni pesanti e insensate, calate dall’alto, negatrici di libertà, ma anzi saranno considerati solo dei piccoli traguardi.

Quando Cristo ti avrà toccato realmente con il suo amore non ti domanderai più se una festa è o non è di precetto, perché sentirai in te il desiderio di incontrarlo sempre alla mensa della Parola e dell’Eucaristia. Quando egli si sarà manifestato pienamente in te non ti chiederai più se perdonare o meno colui che ti ha fatto del male, perché considererai tutti fratelli e sorelle da accogliere e servire. Sostituirai i comandamenti con le beatitudini: non ti accontenterai più di non aver ucciso o rubato, ma gioirai immensamente nel divenire operatore e propagatore di pace, di misericordia, di mitezza, di purezza, di giustizia… Quel famoso “Ama e fai ciò che vuoi” di S. Agostino, non sarà più mal interpretato o piegato alle proprie convenienze, perché per te amare come Gesù presupporrà un superamento di tutta legge, considerata troppo insufficiente per la realizzazione piena della propria umanità.

E Dio ha fiducia che l’uomo possa fare questa esperienza, possa davvero amare come ama lui diventando contagioso con i propri fratelli. Perché, come ci insegnano i nostri Pontefici  Benedetto e Francesco, le persone si portano a Cristo per attrazione e non per proselitismo. Mostra all’uomo la bellezza vera, quella che non si sciupa con il tempo, quella che è si nutre di verità e di amore, e ti seguirà ovunque.

 

Claudio Rasoli


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