La fisarmonica, le statistiche, il pollo di Trilussa e i piccoli negozi che chiudono
In Francia le chiamavano “il pianoforte per i poveri”, ovvero uno strumento musicale tipico che poteva essere suonato sia per passione come per necessità e che costava, relativamente, meno di un pianoforte. Dopo 105 anni di ininterrotta attività la Maugein, storica azienda – e ultima rimasta sul suolo transalpino - produttrice di fisarmoniche, chiude i battenti lasciando alla storia nazionale francese tanti modelli e vecchie fotografie capaci di raccontare l'attività di generazioni di artigiani che hanno dato voce a musicisti o semplici appassionati. E' un fatto che dovrebbe far riflettere, l'azienda era rimasta aperta e operativa anche durante l'occupazione nazista, aveva sopperito con successo dalla sua fondazione reclutando la manodopera nel periodo post bellico della Prima guerra Mondiale, era sopravvissuta ad un secolo di repentini e spesso drammatici cambiamenti. Importa niente a nessuno ovviamente, certo, al limite musicisti come il maestro Gorni Kramer avrebbero qualcosa da ridire su questo ma, nel bene o nel male, un bel arrivederci e chi se ne frega, tanto nell'immaginario collettivo le fisarmoniche sono il retaggio da osteria di quarto livello tra canti stonati a squarciagola e bicchieri di vino che si svuotavano. Esattamente per questo sono importanti, perché sono parte della storia, così come le osterie di città o paese che, soprattutto oltre le Alpi ma anche da noi stanno chiudendo i battenti, per il futuro rivolgersi ad un moderno, e uguale dappertutto, centro commerciale, ma non provate a cantare “Osteria numero nove” dentro un centro commerciale, se vi va bene vi sbattono fuori. Anche scrivere sembra ormai un retaggio del passato, tanto che, dopo 750 anni la storica azienda cartaria Fabriano ferma la produzione, 750 anni di storia attraverso i secoli per venir sostituiti da messaggi che ti suggeriscono pure le parole, annullando quindi lo stimolo della grafia, mentre ti indirizzano verso una sempre minore propensione alla lettura e alla scrittura, fatto che farà danni enormi nei prossimi decenni. Anche qui importa niente a nessuno, la Fabriano non produceva applicazioni per telefonino, questione che avrebbe mandato nel panico persone e istituzioni, ma lo stop della produzione della storica azienda marchigiana si affianca la chiusura delle edicole e l'assenza della lettura di libri, realtà che faranno capolino tra qualche anno chiedendo un conto molto salato alle generazioni che verranno. La Maugein e la Fabriano, a prescindere dai loro prodotti, avevano contribuito ad avvicinare le persone, aveva contribuito a rendere una società più viva, a far vivere piccoli negozi di strumenti musicali, osterie, edicole o cartolerie che offrivano linfa vitale i quartieri, ovvio che sono pochi i fisarmonicisti ma altrettanto vero che il pianoforte dei poveri aveva comunque la capacità di rendere vive serate o piccole feste tradizionali. Era uno strumento di comunicazione e aggregazione, non faceva miracoli ma ovviava a rendere vivi alcuni momenti passati con altre persone, più che il suono creava un concetto di società che vorrebbe guardare al futuro.
Nei pressi di Saint Malo, sempre in territorio transalpino, nell'estate del 2024 in un piccolo comune la cittadinanza si è unita per cercare di mantenere aperto l'ultimo negozio del paese, una panetteria, dopo anni di chiusure per le altre attività di prossimità. Schiacciate dai centri commerciali spuntati come funghi negli ultimi 25 anni i piccoli comuni francesi, ma non solo quelli, hanno visto un progressivo chiudersi delle attività che, in alcune zone, ha raggiunto quasi l'80% di quelle presenti all'inizio del XXI secolo. I primi a sparire sono quelli legati ai generi alimentari di vario tipo, seguiti a ruota dagli altri, tanto che nel 2024 uno studio della Università Sorbona presenta il conto: il commercio al minuto ha subito un tracollo sia in termini economici come, soprattutto, sociali. Il rapporto legato alla forza lavoro è impietoso, 5 a 1, ovvero per 5 lavoratori del dettaglio che perdono il lavoro i centri commerciali ne assorbono uno solo con una tendenza, per il futuro, di annullamento quasi totale delle assunzioni grazie all'inserimento delle macchine al loro posto. La rivoluzione industriale del XIX secolo ha rappresentato un passaggio da condizioni di vita misere verso una vivibilità migliore con una, seppur migliorabile ma comunque percepibile, distribuzione della ricchezza, nel XXI secolo questa sembra non apparire all'orizzonte, il concetto di manifattura e vendita al dettaglio sta implodendo portando con sé anche parte della forza lavoro che difficilmente potrà essere riallocata.
Questo paradosso influisce direttamente sulle tasche di noi tutti, mentre qualcuno afferma che i centri commerciali riducono l'inflazione perché aumentano la concorrenza – teoria economica che, sinceramente, non ho mai sentito ma evidentemente durante le lezioni di economia finanziaria e storia economica ero interessato ad altro – andrebbe vista la perdita del potere d'acquisto del singolo fatto che, in concomitanza con il calo delle assunzioni, va a pesare sul sistema sociale a causa di un crescente sostegno della disoccupazione.
Il processo di chiusura dei piccoli negozi offre al mercato del lavoro la possibilità di agire sul dumping salariale, ovvero assunzioni con stipendi al costante ribasso visto l'aumento dell'offerta di lavoro, che altro non fanno che ridurre ancora di più la capacità di acquisto del singolo. Il progetto del governo francese, dai primi mesi del 2024, per evitare il tracollo sociale è quello di destinare fino ad 80000 euro, con varie modalità, a coloro che decideranno di aprire un negozio di prossimità nei piccoli comuni, partendo da quelli alimentari per poi passare ad altre tipologie, oltre a questo favorire le assunzioni del commercio al dettaglio agendo sui costi legati agli stipendi. Il rischio di un collasso nel mondo del lavoro è quello di lavorare per restare, purtroppo, nell'ambito della povertà, dando origine a problemi sociali enormi, ben diversi dal cantare a squarciagola “La bella Gigogin” nei locali tra i vicoli di Cremona. Anche i depositi bancari in crescita non sono, di solito, un segnale che identifica un miglioramento della ricchezza media, la storia del pollo di Trilussa è sempre dietro l'angolo pronta a manifestarsi con la sua arida – ma realistica – narrazione.
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