25 ottobre 2023

La trascuratezza urbana, è anticamera del degrado sociale

E' un amore diverso quello che incroci vivendo in una città, soprattutto in quella dove sei nato e cresciuto, perché un amore che nasce da ciò che ti circonda e da quello che ti viene raccontato. E' un amore che parla di storia, di periodi, di persone; i racconti sono legati a scelte sbagliate o corrette, anni di pace o momenti di guerra, sono passaggi che hanno un fascino unico a prescindere dall'ottica con la quale vengono analizzati, un fascino che ti fa capire dove e come stai vivendo. E' un amore spesso condiviso e favoloso perché unisce negli intenti e nei valori, perché non ha bisogno di trovare motivazioni, lo si vive in toto affrontando e superando quelle divisioni che sono parte della natura umana.

Nel 1978 il presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter e il suo segretario di Stato Cyrus Vance ricevettero un dossier sulla situazione di alcune città italiane, un dossier che aveva come perno i drammatici eventi degli anni di piombo che attraversavano la penisola. La relazione, ai tempi top secret, spendeva qualche riga anche per Cremona città nella quale, secondo gli analisti, l'impatto di quei tremendi periodi non aveva avuto effetti totalmente devastanti; una solidità politica e sociale aveva mantenuto, pur con alcuni scossoni, una visione di sviluppo e di continuità nel proprio percorso storico. L'immagine di continuità sociale ed economica doveva servire come paragone per quelle città statunitensi di dimensioni simili nella quali, invece, lo sviluppo di periodi di forte stress sociale avevano portato ad un degrado ben più acuto rispetto a quelle italiane.

Nella Cremona di allora esistevano di certo sacche di povertà, problemi sociali e degrado urbano, allora come oggi erano parte della vita quotidiana, quindi dal 1978 ad oggi non è cambiato praticamente nulla. Non è vero, molte, troppe cose sono cambiate e non soltanto in materia di qualche rotatoria o i parcheggi a pagamento davanti agli ospedali. Nel 1978, senza tornare indietro ai tempi di Cabrino Fondulo, per trovare il degrado urbano e sociale a Cremona lo dovevi andare a cercare; oggi lo hai davanti agli occhi quasi in ogni momento, la degradante trascuratezza urbana sono l'anticamera di quel degrado sociale che Carter e Vance volevano capire fino in fondo, perché la vivibilità di una città la si misura in ciò che offre ma, soprattutto, in ciò che potrà offrire alle generazioni future, sia come scelte di vita che come società che vive quelle scelte.

Il guano rischia di diventare l'anfitrione che introduce Caravaggio, i Campi o il Molosso, il cotto di un palazzo medioevale rischia di marcire perché non ci si interessa di una struttura che farebbe invidia a quasi la totalità delle città italiane, i resti di una città romana sono più rimasugli che neanche parti di storia. In mezzo, a braccetto quasi come una coppia di neo sposini, si presenta il degrado sociale, degrado il quale, quasi come una delle leggi fondamentali della fisica, trova l'humus necessario nel degrado quotidiano che si può osservare in una realtà dove vivere e lavorare. Ha il sapore di fiele il fatto di vedere ciò che dovrebbe raccontare il percorso di una società perdersi nei meandri di scelte che sembrano più auto celebrative e auto giustificative e rivolte solo a coloro che non sentono il bisogno di valutarle. Il rischio concreto è quello di porre un cittadino lontano da quella centralità che, nei secoli, gli è sempre appartenuta, centralità che lo faceva innamorare di ciò che lo circondava facendolo vivere secondo una logica legata al futuro, a coloro che verranno.

Vi è tutto l'amore del mondo nei genitori verso i propri figli, quell'amore che loro, da adulti, hanno scoperto e vissuto tramite un microcosmo di storie e relazioni, quell'amore che li porta a spiegare, amaramente, ai propri figli del perché quel microcosmo non ha più nulla da offrire, conviene andarsene per avere un futuro. Se le persone cominciano a fare scelte differenti di certo coloro che decideranno di investire in quel microcosmo si tireranno indietro, è un domino che neanche il tempo può sanare. E' un amore diverso quello si può incrociare in ogni momento, un sentimento talmente profondo da non lasciar sfiorire perché non vede un futuro. 

 

Marco Bragazzi


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