Lo Spirito ci difende anzitutto da noi stessi
Il tempo pasquale termina con un fuoco che divampa per il mondo, invisibile, ma potentemente efficace e fecondo. Chi si lascia avvolgere da questa fiamma, guadagna una forza interiore insperata, una sapienza nuova, un amore che non si perde, una capacità di vedere la realtà in profondità, senza infingenti e banalizzazione, una efficacia comunicativa sorprendente. Lo Spirito abilita il cuore a cogliere ciò che è invisibile ed essenziale.
Nella prima lettura della Messa di questa domenica viene raccontato il grande evento della Pentecoste. Ancora una volta i discepoli sono asserragliati in casa, ostaggi della loro incredulità e paura. Una cosa coraggiosa, però, essi la fanno: sono uniti, non si sono sparpagliati. Gli unici due che sono scappati da Gerusalemme per rifugiarsi ad Emmaus sono stati riacciuffati da Gesù e sono stati “costretti”, dalla forza dell’amore, a tornare sui loro passi. Questo sparuto gruppo di amici ha scoperto la forza della comunione, dell’unità: uno sostiene l’altro, uno consola l’altro, uno infonde coraggio all’altro.
Essi, nonostante la loro ignoranza, la loro cecità, la loro grettezza hanno compreso una lezione fondamentale di Gesù: la carità, l’amore, la comunione fraterna sono più che vincitori sui tanti segnali di morte che attanagliano e soffocano il cuore dell’uomo.
Lo Spirito Santo, l’amore di Dio seminato in ogni angolo dell’universo, si posa su questa intuizione, su questo germoglio di Vangelo. A Dio basta davvero poco per compiere prodigi straordinari: da due pani e cinque pesci non produce forse cibo per oltre cinquemila uomini?
Gesù più volte chiama lo Spirito Paraclito, ovvero avvocato, difensore! Ma da chi ci difende lo Spirito? Da cosa ci difende? Innanzitutto da noi stessi: dalla nostra insana pretesa di fabbricarci un Dio su misura. Tutti noi abbiamo la tentazione di costruirci una immagine di Dio che è frutto più delle nostre ideologie o delle nostre fantasie che della realtà. Lo Spirito ci riporta al suo vero volto che dobbiamo sempre scoprire e che non è mai afferrabile totalmente. Lo Spirito, così come la Chiesa, ci permette di conservare l’oggettività della fede, che non dobbiamo mai dare per scontata.
Lo Spirito, poi, aiuta a cogliere la profondità della verità cristiana: tutto ci è già stato comunicato da Gesù, il tempo della rivelazione è definitivamente concluso! Il compito dello Spirito è aiutare ad addentrarci in questa verità, a comprenderla sempre più profondamente. Pensiamo, per esempio, alla Parola di Dio: ogni volta che, nello Spirito, meditiamo un passo biblico scopriamo sempre diversi significati, inedite suggestioni, interpretazioni altre. La Parola è sempre quella, non cambia, ma lo Spirito permette di penetrarla in maniera nuova, più efficace e feconda. In questo senso lo Spirito guida alla verità tutta intera, non perché svela qualcosa di non detto, ma perché porta alla sua pienezza tutto ciò che è stato proclamato e ne rivela l’efficacia.
Lo Spirito, inoltre, ci difende dal grande male contemporaneo, l’individualismo e dalla nostra pretesa di fare da soli, di realizzarci unicamente con le nostre forze, di giudicare gli altri un intralcio, un peso, un fardello. Il nostro essere in relazione con gli altri è ciò che ci compie, ci completa, ci realizza. E solo lo Spirito può aiutarci in questo compito fondamentale, ma assolutamente difficile. Negli occhi dell’altro io vedo e riconosco me stesso: non c’è pace in me se non incrocio quello sguardo. Eppure quanto è difficile sostenere questo sguardo, superare le conflittualità, i confronti, i giudizi… lo Spirito va invocato come sorgente di unità, di comunione, di fraternità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti