1 gennaio 2023

Maria custodisce e non consuma!

Da una settimana stiamo festeggiando il Natale come se fosse un unico grande giorno: l’Ottava ha una tradizione antichissima che affonda le sue radici nella storia del popolo d’Israele che celebra le sue ricorrenze cultuali più importanti per ben otto giorni. Così è rimasto l’uso tra i cristiani per le due solennità cardine dell’anno liturgico la Pasqua e appunto il Natale.

Oggi, domenica 1° gennaio, concludiamo, dunque, l’unico grande giorno “in cui la Vergine Maria ha dato alla luce il Salvatore del mondo” onorando la Madonna con il titolo più alto e più sublime di “Madre di Dio”. Un titolo da togliere il fiato: che una semplice ragazza di uno sperduto villaggio del nord della Galilea - terra disprezzata per il suo meticciato razziale e il suo sincretismo religioso -, possa accogliere nel suo grembo Dio è davvero un fatto inaudito e inconcepibile. Paolo aggiungerebbe - anche se il riferimento originario era alla croce - “scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani”. A pensarci bene è davvero un annuncio stravolgente il fatto che Dio da potenza infinita accetti la fragilità della carne, da Verbo increato decida di essere concepito in un grembo umano, da Signore dell’eternità acconsenta di farsi condizionare dal tempo, da Padrone del mondo e della storia permette all’uomo di irriderlo, torturarlo e ucciderlo senza pietà!

In questa solennità si intrecciano diverse suggestioni più che riflessioni.

Intanto si apre un tempo nuovo, anche se dal punto di vista civile! E i tempi nuovi sono sempre carichi di speranza, di buoni propositi, di una radicale desiderio di novità, di cambiamento, di una salutare spinta a migliorarsi, non solo dal punto di vista economico e lavorativo, ma anche nelle relazioni con Dio e con gli altri.

Il tempo per il cristiano è il “luogo” della manifestazione di Dio: è nel tempo e nella storia che il Signore si svela, mostra il suo volto e le sue qualità: la misericordia, la giustizia, la pazienza, la pietà! Ciò che sappiamo di Dio non è frutto di una riflessione nata a tavolino, il risultato di uno sforzo della ragione umana! L’uomo ha scoperto Dio vivendo la propria quotidianità, cercandolo e scoprendolo nelle trame, spesso fitte, della storia, interrogando nel profondo gli avvenimenti che viveva, le sfide che coglieva, le sofferenze che provava, le gioie che assaporava. E nella Bibbia, meraviglioso intreccio di umano e di divino, questo incontro nel tempo si fa storia di salvezza che non rimane rinchiusa nel passato, ma che diventa memoriale per il presente e speranza per il futuro.

Il bello del Dio cristiano è che puoi e devi incontrarlo nei giorni che passano, nell’ordinarietà del tempo che scorre, nelle vicende umane comuni. I pastori quando giungono alla mangiatoria, seguendo il comando degli Angeli, non trovano niente di straordinario, niente di magico o di strabiliante: un bambino avvolto in fasce, con accanto la madre e il padre che lo contemplano ammirati! Dio lo si trova nella fedeltà quotidiana alla propria vocazione, al proprio presente, anche se doloroso, difficile, complicato. È accettando la realtà in cui si è immersi, senza cedimenti alla rassegnazione o alla sconfitta, che l’uomo trova sé stesso e il senso profondo della propria vita.

Nel Vangelo c’è un accenno all’atteggiamento della Madonna estremamente interessante: “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Ella non vive in maniera superficiale, non si lascia sopraffare dagli eventi, non permette che le cose e gli accadimenti, soprattutto la frenesia con cui si susseguano, la travolgano. La Madonna cerca di comprendere il senso ultimo, di ritrovare quel filo rosso, quella trama nascosta, che permette una visione completa e armonica dell’esistenza! 

Maria custodisce e non consuma!

Noi, invece, siamo abituati a consumare in maniera compulsiva, cioè ad inghiottire tutto - cibo, relazioni, legami, progetti, cose – senza farci nessuna domanda, preoccupandoci solamente di trovare, nell’immediato, un godimento che ci faccia dimenticare i nostri problemi e i nostri affanni. E questo atteggiamento è, indubbiamente, frutto del peccato che ha soggiogato il nostro cuore: esso ci mostra il mondo, le persone e le realtà che ci circondano, come una preda da catturare per placare la nostra voracità. In realtà questa “fame” è sempre più esigente e lancinante perché, che lo si voglia o meno, siamo fatti di Cielo e troveremo pace e quiete solo quando assaporeremo l’eterna bellezza di Dio! Le cose materiali possono sfamarci solo temporaneamente, poi torneremo a cercare altre prede, altre illusorie compensazioni…

Maria non consuma, ma custodisce! 

Ella, cioè, cerca sempre nelle cose, nel quotidiano, un riflesso dell’eterno, cerca le realtà che non passano e che, proprio per questo, danno senso al tutto, arricchiscono e consolidano!  La Vergine non si accontenta di vivere l’immediato, ma tenta di dare un futuro al suo presente, di scoprire, cioè, il grande progetto che ci sta dietro ad ogni gesto di amore, di obbedienza, di donazione di sé.

In questo primo giorno dell’anno, nel quale ancora una volta assaporiamo la benedizione di Dio – nonostante tutto il Padre continua a dire bene di noi – e invochiamo il dono della pace nel mondo e nel nostro cuore, facciamo un proposito santo: quello, cioè, di vivere questo 2023 custodendo e non consumando la nostra vita!

Custodiamo, anzitutto, questa certezza: la vita non è guidata dal fato o dal destino, non è in balia degli eventi e del caos! La nostra esistenza, pur essendo totalmente libera e autodeterminata, è sempre accompagnata e sostenuta dalla Provvidenza di Dio! Sta a noi cogliere la presenza rassicurante di Dio cercandolo nel nostro tempo presente.

Custodiamo il nostro rapporto con il Signore, la nostra preghiera quotidiana, quella cella interiore nella quale ci rifugiamo ogni volta che desideriamo toccare il Cielo. Non lasciamoci distrarre dal rumore e dalle cose del mondo, ma impariamo ad acquistare degli occhi del cuore il più penetrarti possibile così che ci aiutino a vedere come Dio agisce nel presente e a qual è il nostro compito e il senso del nostro vivere.

Custodiamo la nostra capacità di amare non lasciandoci irretire da falsi amori che spingono solo a cercare sé stessi, il proprio benessere e godimento, senza legami, senza un progetto, senza un riferimento al Cielo che purifichi la nostra capacità di amare e la avvicini sempre più a quella della Croce che tanto il mondo osteggia!

Custodiamo i rapporti interpersonali sapendo che solo nell’incontro con l’altro possiamo comprendere noi stessi, dove stiamo andando, perché viviamo, quali sono le ragioni ultime per non soccombere di fronte ad una sofferenza inaspettata o un fallimento non prevedibile.

Custodiamo la nostra vocazione, la nostra chiamata alla vita, il nostro contributo affinché il Regno di Dio che già sta germogliando tra di noi cresca sempre di più. Più obbediamo a Dio, più seminiamo il bene, la giustizia, la fraternità più il suo Regno si espande 

Custodiamo la pace che il grande bene, tutto il bene, il sommo bene. Prima di tutto domandiamoci se noi per primi siamo uomini di pace con le nostre parole, i nostri discorsi, le nostre azioni, i nostri stili di vita. Noi che ci si sentiamo i destinatari immeritati della continua benedizione di Dio, siamo sempre pronti a “dire bene dei fratelli” evitando quindi di seminare odio, sospetto, rancore, conflittuali, divisione?

Custodiamo il ricordo grato dei nostri pastori, esempi fulgidi di come si esercita l’autorità nella carità. Ieri è mancato Benedetto XVI, un uomo mite, umile, benevolo. Rigoroso nello studio, chiaro nell’esposizione della verità, fermo sulla dottrina, ma attento ai bisogni dell’uomo, ha servito la Chiesa con splendida e totale dedizione. La chiara consapevolezza che non è la comunità dei credenti a dover adeguare la verità all’uomo, ma viceversa, l’ha sempre inspirato mentre guidava la Chiesa Cattolica Universale con fermezza ed equilibrio fino a quando ha compreso che le sue forze non era più sufficienti per guidare la barca di Pietro.

Custodiamo tutti la visione di questo bambino, della sua tenerezza, delle sue braccia spalancate su un mondo stanco e disilluso, così affamato di verità, di silenzio, di spiritualità, di speranza, di futuro.

Claudio Rasoli


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